OMEGNA (Verbania) – È il classico caso dei miti che crollano e travolgono tutto, una sorte de “il re è nudo”.
La festa è finita, ma per molti ex operai Bialetti resta l’amarezza. Al flash mob dedicato alla caffettiera inventata da Alfonso Bialetti loro non hanno partecipato.
«Possiamo capire le buone intenzioni di chi ha organizzato questo evento, ma per noi è stato un funerale e non una festa – dice Antonio Novellino – ho visto anche le tante opere d’arte a forma di moka. Non discuto l’arte, ma a noi non suscitano sentimenti di gioia». In qualche caso forse addirittura di rabbia. «Ho visto una di queste opere e l’oggetto in sè è bello, così come anche l’idea.
Un operaio che piange e sotto la scritta dedicata alla Moka “sum nassua chi. Chii sum gnuva granda, man cascià via. Senti tanta nustalgia, ma sta via da chi a podi propri mia” – legge Novellino – Nessuna colpa all’artista la cui intenzione era buona, ma mi permetto di correggere il verbo cacciare via. No, nessuno l’ha cacciata, ma l’hanno portata via». Così l’ex operaio, adesso in mobilità, Antonio Novellino ha preso un foglio e ha «corretto» la scritta.
«Capisco lo stato d’animo degli operai Bialetti che si sono sentiti abbandonati mentre vengono fatte queste manifestazioni – aggiunge Marco Cristina della Fiom – lodevole chi ha organizzato questa manifestazione, ma adesso la Bialetti non c’è più e dobbiamo pensare al presente e al futuro di questo territorio visto. Non era meglio celebrare Bialetti quando c’era?».
Gli ex lavoratori della Bialetti e la Fiom hanno fatto un documento in cui ricordano che ci sono ancora una quarantina di loro in mobilità, senza sbocco occupazionale e vivono con 600 euro al mese. «Quanto era stato detto due anni fa dalle istituzioni a favore dei lavoratori si è rivelato essere parole al vento – conclude il documento – speriamo che qualcuno decida non più di celebrare aziende che qui non ci sono più, ma ciò che resta».
Fonte: la stampa