MILANO – In tempi di Covid la maggiorparte dei cittadini e dei gestori si comporta secondo le regole, ma ci sono anche i trasgressori, come sempre del resto. Anche in una città come la metropoli lombarda in cui il numero dei contagi resta elevato, esistono dei locali clandestini dove si resta aperti oltre il coprifuoco. Per entrare, addirittura, ci vorrebbe la parola d’ordine. Leggiamo i dettagli dall’articolo di Elisabetta Andreis su milano.corriere.it.
Milano da bere, anche con il Covid
Da fuori, nel buio, sembra una minuscola libreria chiusa, ma l’indirizzo è quello: se suoni con circospezione e aspetti pazientemente, ad un certo punto si materializza un signore alto, tutto vestito di nero. Ti guarda e sta in silenzio fino a che tu non dici la parola d’ordine, che cambia ogni settimana. «Il monello», «la rivincita», e così via.
Se la azzecchi, sei ammesso: la finta libreria si apre – è una porta in realtà, una sorta di doppio fondo. Scendi di un piano e entri in un piccolo bar «clandestino» e nascosto che in tempo di Covid tiene aperto fino a tarda notte in barba alle regole e ai divieti, richiamando decine di avventori. In zona arancione, col buio, dentro c’era parecchia gente seduta ai tavolini che beveva drink e cocktail e chiacchierava (ovviamente senza mascherina) e in «arancione rinforzato» è cambiato poco.
Lo spettacolo era uguale. Al piano inferiore, quello ancora più segreto, c’era pure una piccola bisca. Da una ennesima parete (finta?) si sentiva musica altissima – ma lì dietro non era dato accedere.
Bocche cucite. Siamo in zona Isola, dietro a piazza Archinto dove dopo le 18 c’è sempre un sacco di gente
«Le scuole della città, luoghi controllati dove si insegna tra l’altro il rispetto delle regole, vengono chiuse senza evidenza scientifica che siano luogo di contagio. Bambini e ragazzi restano a casa a fare lezione ma al pomeriggio la gente si sfoga. Luoghi così, all’aperto e al chiuso, si tollerano? Tutti nel quartiere sanno che ci sono, e non è per fare la caccia alle streghe, è solo per evidenziare le contraddizioni di questa situazione. Siamo al paradosso», protesta Filomena Scotti, mamma, residente e imprenditrice.
Quello clandestino dell’Isola di Milano non è l’unico locale di questo tipo
Ce ne sono uno in zona Ripamonti e uno a Città Studi. Aperti fin dopo mezzanotte. Altri bar e ristoranti per aggirare norme ed orari fanno entrare con circospezione dalle saracinesche mezze chiuse o dal retro. Ad esempio in via Borsieri, all’inizio di via Farini, in via Marcona, in corso Sempione, in via Calvi, viale Elvezia, via Petrarca. «Gli affari sono messi a durissima prova ma questi comportamenti scorretti generano un danno anche in termini d’immagine a tutta la categoria», tuona Carlo Squeri, segretario di Epam, l’associazione di Confcommercio.
Eppure i controlli anticontagio ci sono, le segnalazioni alla sezione Annonaria della Polizia locale anche. Alfredo Zini, titolare di un ristorante all’Isola, sottolinea che ai contravventori manca senso di civiltà: «In un momento così delicato, con un nuovo picco di contagi all’orizzonte, quando a tutti è chiesta la massima dose di responsabilità anche per riuscire a tenere il più possibile aperte le scuole, gli esercizi pubblici rispettano la legge costi quel che costi — osserva Zini — . Queste eccezioni mettono a repentaglio la salute pubblica e fanno concorrenza sleale».