MILANO — Un’impresa su dieci, nel terziario, ha ricevuto minacce o intimidazioni da parte della criminalità: il dato emerge dall’indagine 2019 di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza sui temi della legalità e della sicurezza con le risposte (garantite dall’anonimato) di 1.157 imprese, compresi pubblici esercizi, quali caffè, bar e ristoranti.
Indagine illustrata in Confcommercio Milano in occasione dell’evento a Palazzo Castiglioni, in corso Venezia, sede della Confcommercio milanese, per “Legalità, ci piace!”, la Giornata nazionale Confcommercio – #legalitàcipiace – giunta alla settima edizione (da Milano collegamento anche con Roma, in Confcommercio, per gli interventi del presidente Carlo Sangalli e del ministro dell’Interno Luciana Lamorgese).
Ecco il comunicato diramato da Confcommercio Milano.
L’indagine 2019 di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza (metodologia Cawi – questionari online), condotta a ottobre, costituisce l’ideale continuazione e aggiornamento – sono state formulate le medesime domande – dello studio condotto nel 2014 attraverso un questionario per posta (sempre con la garanzia dell’anonimato).
Minacce e intimidazioni
“Un’impresa su dieci che riceve ancora minacce o intimidazioni ed è quindi sottoposta al rischio della criminalità – rileva il vicepresidente di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza Mario Peserico, che ha illustrato i dati dell’indagine – costituisce certamente un livello degno d’attenzione. Il 9,7% riscontrato è, però, un dato in calo rispetto all’11,9% dell’indagine di cinque anni fa”. Dall’indagine 2019 si evidenzia come il rischio di essere minacciati o intimiditi sia più alto della media per intermediazione immobiliare (17,8%), pubblici esercizi e negozi alimentari (14,3%) mentre appare minore per altre tipologie come i negozi non alimentari (7,6%) e soprattutto l’ingrosso (1,2%).
Intimidazioni e minacce per il 41,2% dei casi commesse da piccoli delinquenti non organizzati, nel 5,9% dei casi da componenti di organizzazioni criminali strutturate. Il 35,3% degli intervistati non ha valutato quest’aspetto.
Nazionalità di chi minaccia o intimidisce: italiani per il 47,1% delle vittime. Le minacce riguardano, in particolare, intimidazioni con danneggiamenti (33,6%) o visite non desiderate in azienda (30,1%). Ma nella grande maggioranza dei casi (78,3%) alla minaccia non fa seguito una richiesta. Chi, invece, una richiesta l’ha avuta ha risposto no (solo l’1,2% avrebbe in qualche modo accondisceso): dopo il rifiuto si è concretizzata la minaccia una volta su dieci (11,8%).
Le zone più a rischio criminalità a Milano
A Milano (territorio comunale) la quota di imprese minacciate o intimidite, dell’11,7%, è più elevata rispetto al territorio globalmente considerato nell’indagine (9,7%). Leggero l’incremento, per Milano, rispetto all’indagine 2014 (11,2%).
Meno segnalazioni negli altri comuni della Città Metropolitana (9,4%) e per Monza Brianza (7,7%). E’ cambiata, rispetto a cinque anni fa, la “geografia” delle aree milanesi più a rischio: emergono, quest’anno, la periferia orientale cittadina e la cerchia intermedia tra i Navigli e la circonvallazione (90-91). Centro storico decisamente più tranquillo (5,7%), meglio anche Milano nord. Leggero peggioramento, invece, per Milano sud. Nel resto della Città Metropolitana dati in miglioramento in particolare per Nord est e Nord ovest.
E’ utile per un imprenditore dotarsi di un’arma da fuoco per difendersi?
No – Il 72,5% di chi ha risposto all’indagine non è per nulla o è poco d’accordo sulla possibilità di armarsi: un no deciso, ad esempio a Milano città, dal 45,8% degli intervistati, dato in forte aumento rispetto a cinque anni fa quando non era per nulla d’accordo il 19,6%.
Reati: più furti negli esercizi commerciali, meno rapine
Crescono, rispetto, a cinque anni fa, i furti negli esercizi commerciali, sia a Milano sia nella Città Metropolitana. Emerge dalle risposte avute nell’indagine: 22,8% contro 13,9% nel comune di Milano; 23,6% contro il 14,5% negli altri comuni della Città Metropolitana; 14,3% per Monza e Brianza (dato non confrontabile con l’indagine 2014). In crescita anche gli atti di vandalismo: 13,8% contro 9% nel comune di Milano; 12,3% contro 9,7% negli altri comuni della Città Metropolitana; 9,5% Monza e Brianza (dato non confrontabile con l’indagine 2014).
Calano, invece, le rapine: 3,7% contro 6,7% nel comune di Milano; 4,6% contro il 7,3% negli altri comuni della Città Metropolitana; 3,4% Monza e Brianza (dato non confrontabile con l’indagine 2014). Marginale la segnalazione di usura ed estorsioni (dallo 0,6% di Milano allo 0,7% di Monza e Brianza), leggermente più alta quella di atti intimidatori (2,9% nel comune di Milano, in crescita rispetto a cinque anni prima; stabile, 1,4%, nei comuni della Città Metropolitana).
Trasferire o cedere l’attività per il rischio criminalità?
No – “Dall’analisi delle risposte avute sui reati (paragrafo precedente n.d.r.) – commenta Peserico – si rileva come l’imprenditore adotti un approccio selettivo nei confronti del pericolo di essere vittima di fenomeni criminosi: distingue i reati in funzione della gravità e, soprattutto, del rischio di destabilizzazione della gestione d’impresa.
Furti e atti di vandalismo pesano sui conti economici, ma non sono eventi che compromettono l’operatività aziendale nel medio e lungo periodo. E l’85,5% degli intervistati dichiara di non voler trasferire la propria attività né di volerla cedere per il rischio criminalità. Un netto miglioramento anche per Milano rispetto a cinque anni fa quando il 77,3% aveva espresso la volontà di voler continuare ad operare nel proprio territorio”.
Cosa favorisce la criminalità? Le iniziative più efficaci per contrastarla
Per le imprese – il dato non si modifica rispetto a cinque anni fa – continuano ad essere le pene poco severe (61,7%) il motivo principale che favorisce la criminalità. Necessità di una maggiore presenza delle forze dell’ordine (47,1%) e immigrazione clandestina (40,4%) le altre cause che emergono maggiormente.
Meno, invece, rispetto al 2014, la crisi economica (33,2%). La penetrazione della malavita organizzata viene indicata dal 17,8%. (Domanda con risposte multiple). Più presenza delle forze dell’ordine (37,8%) e vigilanza privata (12,8%) gli strumenti indicati tra i più efficaci per contrastare i fenomeni criminosi. Ma più di un terzo degli intervistati valuta che misure realmente efficaci non ci sono.
Imprese ed episodi di corruzione/concussione
Il 91,7% degli intervistati ha dichiarato di non aver dovuto mai venire a patti con politici e pubblici funzionari per difendere legittimi interessi d’impresa. L’8,3% sì: “dato – rileva Peserico – comunque preoccupante e da considerare”. La grande maggioranza (92,1%) di chi ha dovuto subire questo rapporto, non ha, ad ogni modo, accettato le richieste. E l’11,1% ha anche denunciato l’accaduto.