lunedì 23 Dicembre 2024
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Milano, un’estate con la pandemia: pienone dentro le case, poche vacanze bar ko

In molti sono rimasti a Milano. Le presenze compensano il crollo turistico. . Decurtato del 65 per cento il traffico negli aeroporti, crollati fino al 90 per cento i fatturati degli alberghi con tassi di occupazione piombati dall’80 per cento del 2019 al 5 attuale

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MILANO – Solitamente il capoluogo meneghino si svuota nel mese d’agosto: si sa, è un dato di fatto, ma mai era capitato di vederla effettivamente così spopolata durante la stagione estiva. A mancare sono le vacanze: le famiglie hanno deciso per la maggioranza, di starsene a casa letteralmente, rinunciando ai viaggi: il centro dello shopping milanese e le strutture turistiche soffrono in maniera incredibile. Leggiamo l’analisi dall’articolo su milano.corriere.it, di Elisabetta Andreis.

Milano, la città deserta

Sembra un agosto di quindici anni fa. Eppure dopo il tramonto, quando fa meno caldo, almeno lontano dal centro, molte persone fanno capolino. Sono milanesi che hanno ridotto a pochi giorni le vacanze o vi hanno del tutto rinunciato. «Diversi indicatori lo confermano: dentro le case ci sono più famiglie di quante sembri a colpo d’occhio — spiega Giampaolo Nuvolati, direttore del dipartimento di Sociologia e ricerca sociale in Bicocca —. Milano, oggi, sembra essere una città che torna di buon grado a una dimensione più domestica, quasi di Paese. Le periferie resistono mentre ad annaspare è il centro dei consumi e dello shopping. Le strade si sono svuotate di turisti, ma anche di una certa borghesia che va altrove per vacanza oppure sta lavorando in smart working».

Sandro Castaldo, docente di Economia e gestione delle imprese in Bocconi, esamina un altro aspetto:

«I residenti spendono molto meno dei turisti. Comprano poco nei negozi, non vanno certo tutti i giorni al ristorante o al bar. Hanno un budget più contenuto. In questo senso, anche se in termini numerici compensano l’assenza di visitatori da fuori, sono meno visibili, semplicemente perché generano un minor giro d’affari». Pare che prenda piede una dimensione più sobria e parsimoniosa: «Il lockdown ha spinto i milanesi a entrare in confidenza con la propria casa, a organizzarsi per starci meglio. Frequentano di più i parchi, per definizione gratuiti.

La rinuncia alle vacanze consolida uno stile di vita già sperimentato nei mesi scorsi — dice ancora Cristina Pasqualini, sociologa in Cattolica —. Il residente che si trova oggi a rimanere in città fa i conti con l’abitabilità di Milano a tutto tondo. Sicuramente incontrerà esperienze e luoghi per lui inediti, ma si accorgerà anche di quanto ancora si possa fare per la qualità della vita». Tra chi rimane in città ci sono anziani cui la prudenza di fronte alla pandemia ha suggerito di non muoversi, ma la tipologia di popolazione presente in questo strano agosto è molto varia, «da qui l’importanza di potenziare ancora i presidi culturali e di intrattenimento alla portata di tutti». Dati e stime parlano chiaro: stando ad esempio alla raccolta dei rifiuti e ai consumi di elettricità, il calo di presenze rispetto all’agosto 2019 è davvero minima. Per gli esercizi pubblici il tracollo verticale è in Galleria e intorno alla Madonnina ma più ci si allontana dal centro, verso bar e ristoranti non abituati a contare sul turismo, meno è significativo il calo di fatturato. Lo shopping, dopo il funesto meno 70 per cento di luglio, grazie ai saldi ha recuperato qualcosa. Ancora, le iniziative del Comune (come l’Estate Sforzesca e l’Estate Popolare nei caseggiati di periferia) registrano insperati sold out e non se la cavano male le piscine e le arene estive dei cinema su cui pure pesa il contingentamento degli ingressi.

La doccia fredda arriva coi numeri del turismo

Decurtato del 65 per cento il traffico negli aeroporti, crollati fino al 90 per cento i fatturati degli alberghi con tassi di occupazione piombati dall’80 per cento del 2019 al 5 attuale. «La prospettiva per settembre dipende in gran parte dal turismo business. Se ripartissero le fiere e tornasse il lavoro in presenza negli uffici, con riunioni e viaggi, potremmo guardare al futuro con maggiore ottimismo», afferma Maurizio Naro, alla testa dell’associazione di categoria di Confcommercio.

«È vero che ci confrontiamo con il trend turistico eccezionale degli ultimi anni, ma è urgente investire a sostegno di forme di accoglienza a valore aggiunto ancora più elevato per rilanciare subito il settore», raccomanda Magda Antonioli, docente in Bocconi ed esperta del settore ricettivo. L’invito a guardare l’opportunità arriva da Fabio Introini, sociologo in Cattolica: «È innegabile il contraccolpo negativo su una città che in questi anni tanto ha lavorato per consolidare il proprio brand. Tuttavia, in questa anomalia in cui i milanesi invece che partire restano, c’è la possibilità di vedere la città sotto inedite prospettive e attivare risorse finora, forse, rimaste inesplorate».

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