MILANO – Una bella storia che diventa parabola e metafora della nuova Milano. Un’imprenditrice decide di non vendere la pasticceria di famiglia e i clienti più affezionati le fanno i complimenti come se la scelta fosse stata presa anche a nome loro: “Brava signora Simonetta, ha fatto bene”.
Lei è la figlia di papà Franco, pioniere della Milano immobiliare durante il boom economico, che del Sant’Ambroeus era un estimatore e aveva finito per acquistarlo, dopo avere saputo dell’intenzione della vecchia proprietà di trasferire l’attività oltre Atlantico.
Era il 1985 ed era stato come regalarsi un pezzo di storia della città. Papà è mancato anni fa, ma lei, Simonetta Langè Festorazzi (FOTO), ha avuto la forza di tenere legato alla famiglia il mitico caffè di corso Matteotti, rinunciando alle avances di imprenditori interessati al “bel salotto” della città creato nel lontano 1936.
Recentemente il Gruppo Illy ha capitanato una cordata per acquistarlo. Niente da fare. All’inizio dell’estate, la risposta educata ma decisa: “Non si vende”.
Simonetta Langè Festorazzi è troppo innamorata del suo Sant’Ambroeus e troppo affezionata a papà, per fargli uno sgarbo postumo: prima la decisione di rilevare le quote del marito e dei fratelli, poi di rilanciare il locale e sanare il bilancio, contando sulla presenza rassicurante di mamma Cristina e sulla competenza del nuovo direttore, Raffaele Longo, in arrivo dal Principe di Savoia.
E adesso si parla di marketing più aggressivo, di progetti per esportare il marchio storico all’estero, di vendite on line, di potenziamento della ristorazione diventata nel frattempo una voce importante.
Una storia che è come una millefoglie. Vedi l’ultimo strato ma riconosci anche quelli che stanno sotto: la nascita formale del Sant’Ambroeus nel 1936 con la signora Mimma Cattaneo, appassionata di creazioni dolciarie; poi la gestione dei signori Pauli iniziata negli Anni ’70; infine l’arrivo di Franco Festorazzi.
E per una buona parte di questa lunga avventura, la costante presenza di Luciano Vismara, il “Picasso della Pasticceria” l’aveva definito Massimo Moratti, cake designer che da 57 anni firma la produzione del laboratorio di corso Matteotti, profeta delle praline, degli “Ambrogiotti” e delle torte simili a sculture, icone della Milano bene quando c’è da festeggiare una laurea, un compleanno o un evento importante.
Ottant’anni, dunque, festeggiati ieri sera in questo caffè pasticceria che una decina di anni fa si era sottoposto a un salutare lifting ma non ha perso in garbo e solennità, con le sue vetrine a cassettoni, lo stile neoclassico, l’elegante boiserie e i lampadari veneziani.
80 anni di storie, persone e buone maniere
Dettagli apprezzati da una clientela esigente (tra i grandi del passato, Onassis e lo scià di Persia) come le buone maniere, il servizio impeccabile, le colazioni come si deve e la discrezione assicurata all’editore, al giornalista o al banchiere che ogni giorno, alla medesima ora, siedono allo stesso posto, ordinando esattamente quello che avevano chiesto il giorno prima.