MILANO – È un fenomeno in crescita quello delle intimidazioni di organizzazioni criminali ai danni di bar e attività commerciali a Milano e nell’hinterland del capoluogo lombardo, con gli incendi che «stanno diventando una spia particolare della vivacità degli interessi criminali». ll dato emerge dalla relazione semestrale del Comitato antimafia del Comune di Milano, presentata oggi a Palazzo Marino. In particolare sono stati censiti – sulla base di articoli di giornale – 52 azioni intimidatorie dal gennaio del 2011 al luglio del 2012, dalle bombe artigianali agli spari contro le saracinesche di negozi, fino agli incendi di edifici, auto e attrezzature.
Milano: per la maggior parte si tratta proprio di episodi incendiari (39 su 52), riportati dal Comitato su una mappa
Che dalla periferia di Milano si estende fino a comuni dell’hinterland come Pero, Sesto San Giovanni o Paderno Dugnano. Con episodi anche nel pieno centro di Milano, come l’incendio doloso del ristorante Ciardi in via San Raffaele, a poche decine di metri da piazza Duomo. Una violenza che si rivolge anche verso edifici pubblici, come testimonia l’incendio del centro sportivo comunale in via Iseo a Milano, lo scorso ottobre, dopo che il Comune aveva revocato la gestione a una società sospettata di legami con la ‘ndrangheta.
«I settori dei bar, turismo-ristorazione e commercio sono divenuti ambiti di interesse crescente per la criminalità organizzata – si legge nel rapporto – nel nord Italia, e in particolare in Lombardia, il fenomeno assume dimensioni ancora più significative». Secondo una ricerca dell’associazione Transcrime, riportata nella relazione, oltre il 50% delle aziende confiscate in Lombardia fa parte del settore del commercio, del turismo e della ristorazione. In controtendenza con il resto d’Italia, dove la maggior parte delle confische riguarda il settore dell’edilizia.