MILANO – Dal The Milan Coffee Festival un intervento che illumina un aspetto del settore importante, ovvero quello dei Paesi d’origine del caffè. In particolare, il focus si è spostato sulla Colombia. Di cui hanno discusso Michele Cannone, Head of Food Service Marketing Lavazza e il pluricampione italiano di caffetteria Francesco Sanapo. Oltre che grande conoscitore della zona per via del talent Barista & Farmer. Alla scoperta di Meta e del progetto Lavazza in questo territorio.
Michele Cannone dà inizio al racconto
“¡Tierra! è un progetto Lavazza, partito dal 2002. Anno in cui il tema della sostenibilità non era ancora molto diffuso.
Scambiato spesso con un discorso filantropico. Noi invece volevamo dare la possibilità a chi lavora nella filiera, di vivere in condizioni migliori. E di migliorare il prodotto anche dal punto di vista della qualità, renderlo più appetibile per il consumatore finale.
Ad oggi, sono oltre 60.000 i produttori coinvolti e più di 20 i progetti avviati nel mondo da Lavazza. Dando così l’opportunità alle comunità coltivatrici di lavorare in condizioni migliori.”
Nel mondo ci sono più di 20 milioni di coltivatori di caffè
“Molto spesso molti di loro utilizzano il caffè come metodo primario di sussistenza. In Colombia, in particolare, il settore del caffè coinvolge ogni giorno più di 560 mila famiglie. Di fatto, è una delle principali fonti di reddito della Colombia. Queste attività vengono svolte dalla Fondazione Lavazza. Non ha fini di lucro. È fondamentale però per la nostra azienda in termini di consapevolezza e opportunità.”
Filantropia non vuol dire assistenza
“Vuol dire approcciarsi al mercato in maniera contemporanea. Si va quindi nei Paesi d’origine per spiegare come ottimizzare il raccolto.
In queste comunità le situazioni spesso sono difficili. Non ci sono servizi primari, assistenza medica e scolarizzazione. Fare questo mestiere quindi non è semplice. E queste sono le condizioni di partenza.
Il primo passo è far credere ai coltivatori che si può ottenere un futuro migliore. Questo è uno dei motivi per cui questi progetti si basano soprattutto sul miglioramento delle attività di coltivazione.”
Nel centro della Colombia
“Un paese che è il terzo esportatore mondiale di caffè e che riveste un’importanza cruciale all’interno dello scenario della produzione mondiale sia per l’eccellente qualità della sua materia prima sia per le piccole comunità di produttori che la coltivano con grande dedizione e passione. Spesso ancora con metodi tradizionali e qualitativi.
Nell’area centrale della Colombia c’è Meta, e qui ha presto vita un progetto sostenuto dalla Fondazione Lavazza e realizzato grazie a una partnership internazionale che vede protagoniste anche le istituzioni colombiane e altre importanti aziende.
Con due scopi: migliorare le condizioni di lavoro e poi far sì che le popolazioni locali potessero comunicare efficacemente con tutti i servizi di base utili. Insomma metterli in contatto col resto del mondo attraverso internet.”
Francesco Sanapo, uno dei fautori per il progetto Lavazza
“Premetto che abbiamo iniziato questo progetto insieme a Barista&Farmer, senza che però io conoscessi davvero l’azienda, se non al di là della pubblicità. Quando mi hanno dato questa opportunità di scoprire meglio quello che Lavazza sta facendo, mi hanno reso orgoglioso di essere italiano.”
Il viaggio in Colombia
“Quello che ho visto coi miei occhi lì, è stato incredibile. Ho assistito ai pianti di persone che avevano conosciuto solo in quel momento il wi-fi. Onestamente, io vivo in una realtà diversa, da Produttori già sviluppati e che sanno tutto per quanto riguarda le tecnologie agronome. Non mi era mai capitato in zone così sotto sviluppate.
Un’esperienza che ho toccato con mano con Barista&Farmer e Lavazza. Quando ho assistito a un uomo in lacrime perché si è potuto mettere in contatto con suo figlio, sono rimasto colpito.”
Lavazza a Meta, porta la connessione con il mondo
“Non ne capivo il valore, fino a quando non sono stato lì. Poi, per tornare sul tecnico. Ho visto Meta per tre volte. Negli ultimi due anni, ho riscontrato uno sviluppo tra gli stessi produttori, che prima era assente. Le piante non erano più trascurate come in origine.”
Cannone: “mettendoci dall’altra parte della filiera. Sono 300 i chili di ciliegie di caffè che vengono raccolti giornalmente a Meta da un picker esperto. Il quale, normalmente, coglie ogni singola ciliegia a mano. Pensate anche a questo, di fronte al prezzo più alto di un euro per la tazzina.”
Lo stimolo a restare nella propria terra
Sanapo: “Questi progetti di sostegno, stimolano i giovani a continuare la tradizione professionale della famiglia, senza sacrifici. Spingendoli a rimanere nei loro terreni d’origine.”
Di nuovo Cannone:”Noi li aiutiamo a mettere il loro prodotto sul mercato. Non è solo per noi di Lavazza. Perché vogliamo permettere a questi coltivatori di avere un giusto guadagno dal loro lavoro. Tutta la comunità deve contribuire a migliorare le loro condizioni.
Anche perché spesso negli ultimi anni i consumi hanno superato la disponibilità di materia prima. Sicuramente in Colombia, ove la temperatura è aumentata di circa un grado negli ultimi 20 anni. Ciò significa perdere altro territorio per coltivare l’Arabica di qualità. Per cui, l’approccio di far rete, deve esser un principio condiviso. Al fine che tutti noi siamo consapevoli del percorso dietro la tazzina. Impariamo insieme per avere una maggiore qualità.”
Il punto di vista di Sanapo
“La prima impressione è proprio legata all’alta qualità. Poi, sono d’accordo con te. Quando si va all’origine in questi Paesi, non si può parlare sempre di specialty. Ci dev’essere uno sviluppo generale del mercato.
In Costa Rica, durante un mio viaggio, avevo comprato dieci sacchi da un produttore. Ce n’era un altro che mi voleva proporre un caffè esclusivo che però era fuori dalla mia esigenza. Questo prodotto è rimasto invenduto o poi mischiato con altri caffè.
Questo perché il mercato è ancora poco sviluppato per garantire una sola produzione di specialty. L’mportante è che si formi una base molto buono di partenza, per poi dare spazio ai caffè di livello altissimo.”
Il percorso di acculturamento
“E’ importante portare avanti una crescita dal punto di vista della cultura. Lavazza si impegna che questo tipo di lavoro educativo sia utile per capire meglio cosa sia la qualità. E cosa sia la sostenibilità.”
E il barista?
Sanapo: “E’ fondamentale il ruolo dell’operatore in questo processo di educazione del consumatore. Ancor prima, il barista deve comprendere la filiera. Per poi comunicarlo al cliente. Abbiamo una grande responsabilità in questo. Non è solo servire il caffè, ma anche comunicarlo in modo da dargli valore.”
Buone notizie
Cannone: “Il Progetto è arrivato già alla sua seconda fase. I coltivatori non sapevano all'inizio che cosa fosse il risultato finale in tazza. Noi siamo riusciti a integrare tutta la filiera. I baristi che hanno partecipato con noi, hanno mostrato la resa nella tazzina.
Diffondendo la cultura anche tra i coltivatori, non solo ai baristi.”
di Simonetta Spissu