MILANO – I ricercatori dell’Università di Lancaster hanno messo a punto un metodo efficace per ricavare biocarburante dai fondi di caffè usati.
L’idea non è nuova, ma in passato veniva considerata costosa: non solo dal punto di vista economico, ma a sorpresa, anche dal punto di vista ambientale.
Il prototipo di carburante ottenuto dai fondi di caffè è stato sin qui il risultato di un processo a più fasi di miscelazione, con l’utilizzo di esano.
Il composto ottenuto da tale miscelazione viene poi mescolato con metanolo e un catalizzatore per produrre biodiesel.
L’esano, però, non viene smaltito e ciò fa sì che il processo di realizzazione di questo combustibile ecologico, in realtà, inquini l’ambiente.
La dottoressa Vesna Najdanovic-Visak e il suo team all’università di Lancaster sono riusciti a ovviare a questo problema.
Il loro lavoro si è rivelato estremamente fruttuoso e ha consentito di rendere questo tipo di biocarburante più economico e più veloce da produrre.
Quanto è efficace questo metodo per alimentare gli autoveicoli?
Secondo un rapporto della American Chemical Society, i fondi di caffè esausti sono composti da circa l’11-20% di olio. Una percentuale paragonabile a quella dei prodotti agricoli tradizionalmente utilizzati per produrre biodiesel, come la palma o la soia.
Entrambi i metodi – sia quello tradizionale, che quello messo a punto dal team di Najdanovic-Visak – consentono di estrarre la totalità dell’olio presente nei fondi di caffè.
Sono già numerose le aziende operanti nel campo della conversione dei fondi di caffè in biodiesel.
A Londra, la società bio-bean ha sottoscritto accordi con le principali catene e lavora attualmente il 10% dei fondi di caffè prodotti dalle caffetterie di tutto il Regno Unito.
La produzione non si limita all’ecocombustibile, ma si estende anche ai bricchetti a zero emissioni di carbonio per i barbecue e ai ciocchi per caminetto.