MILANO – I produttori di caffè del Messico attraversano la peggiore crisi della loro storia. Così la rivista Cafés de México nell’editoriale del numero di gennaio. “Le importazioni di caffè di bassa qualità ci invadono, con il rischio di spingere ulteriormente al ribasso i prezzi interni, a danno dei produttori” scrive l’autorevole pubblicazione.
L’allarme è stato rilanciato dal consulente del Coordinamento nazionale delle organizzazioni del settore del caffè (Cnoc) Fernando Celis, durante la recente Giornata dell’Agricoltura.
“L’effetto combinato della ruggine del caffè e del Niño stanno causando una crisi senza precedenti – sostiene Celis – La minore produzione si sta rapidamente traducendo in un boom delle importazioni di caffè a minor prezzo e principalmente di robusta.
Nel 2014 sono stati importati 1,8 milioni di sacchi. Si calcola che quest’anno le importazioni non saranno inferiori ai 2,7 milioni.”
La conferma nelle parole di Pedro Rojo Machado – coordinatore esecutivo di Amecafé, l’Associazione messicana della filiera produttiva del caffè.
“Il Messico produrrà quest’anno 2,216 milioni di sacchi da 60 kg e non i 3,3 milioni di sacchi stimati dal Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti” ha dichiarato Machado.
Ricordiamo che l’Ico stima la produzione messicana 2015/16 in 3,9 milioni di sacchi, in crescita di oltre l’8% rispetto all’annata precedente.
Al di là dell’opinabilità delle cifre, il settore affronta gravi problemi strutturali, complicati dai bassi prezzi attuali, che rischiano di mettere fuori mercato molti coltivatori. Mancano inoltre, secondo i produttori, adeguate politiche di sostegno.
Sebbene il Ministero dell’agricoltura (Sagarpa) abbia definito un piano di incentivi basato su sgravi fiscali e finanziamenti per il rinnovo delle piantagioni di oltre 60 mila produttori, i fondi stanziati nel bilancio federale a favore del settore saranno ancora di meno rispetto agli anni passati, denuncia il Cnoc, che sollecita misure governative urgenti concordate con il comparto produttivo.
La gestione fitosanitaria dell’emergenza roya rimane intanto problematica. Secondo Amecafé, la grave malattia ha colpito, negli ultimi 3 anni, più dell’80% delle piantagioni di arabica coltivate con la varietà “Oro azteca”.
È in corso il reimpianto con varietà resistenti, ma il rinnovo comporterà inevitabilmente tempi lunghi, anche perché: “In materia di genetica botanica applicata al caffè, il Messico è in ritardo di 25 anni rispetto ai paesi più avanzati” denuncia il professor Cruz José Argüello, presidente di Amecafé.
Ma l’allarme più grave è quello sociale. Secondo l’ultimo censimento del Sagarpa, il Messico conta 515 mila produttori, per un totale di 700 mila ettari circa coltivati a caffè in una dozzina di stati. Oltre 300 mila produttori coltivano meno di un ettaro di terreno.
“La situazione si sta aggravando: le entrate delle famiglie si stanno riducendo drasticamente e si teme una grave crisi alimentare e sociale” ha concluso Celis.