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venerdì 22 Novembre 2024
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MERCATI – Siccità brasiliana spinge la volatilità ai massimi storici

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MILANO – L’incertezza regna sovrana sui mercati del caffè, anche se la migliorata situazione nella coffee belt brasiliana induce ora a un moderato ottimismo e gli stessi produttori lasciano intendere che i danni, per quanto rilevanti, potrebbero essere meno gravi di quanto paventato.

In ogni caso – come già osservato nei giorni scorsi – potremo avere un’idea precisa sulle conseguenze della siccità soltanto quando inizierà la raccolta degli arabica.

Ossia non prima di aprile/maggio.

Ed è probabile che, anche allora, le valutazioni saranno fortemente discordi, vista la disparità di cifre che caratterizza tradizionalmente le stime sui raccolti brasiliani.

La migliore cartina di tornasole del nervosismo degli operatori è costituita, come sempre, dagli indicatori statistici.

La volatilità storica a 60 giorni sui futures del caffè ha toccato quota 55,93 punti: un livello mai raggiunto dall’ottobre del 2000.

Dall’inizio dell’anno, il contratto benchmark (maggio) è arrivato a rivalutarsi di quasi il 90% toccando un picco intraday di 209,75 cents il 12 marzo.

Le prese di beneficio delle settimane successive hanno riportato la scadenza principale in area 170 centesimi. La chiusura di ieri (176,35 cents) ha visto un ulteriore lieve consolidamento (+35 punti) sul giorno precedente.

La situazione rimane incerta e i trader navigano a vista. Gli stessi report degli analisti non offrono grandi appigli. Citigroup, ad esempio, mantiene nel suo outlook una forchetta particolarmente ampia, con i prezzi compresi tra 150 e 225 cents per libbra.

Paradossalmente, la siccità si sta rivelando una vera manna dal cielo per i coltivatori di arabica di tutto il mondo, compresi quelli brasiliani.

Per questi ultimi ( o molti di essi), le perdite di raccolto causate dall’arsura dei mesi passati saranno infatti ampiamente compensate dai maggiori guadagni resi possibili dall’improvvisa impennata della domanda.

Sino a dicembre, i torrefattori compravano lo stretto necessario dando per scontato un abbondantissimo raccolto 2014/15 e un conseguente abbattimento ulteriore dei costi.

Il cambio di scenario li spinge ora ad accelerare gli acquisti.

In queste settimane, i produttori brasiliani stanno facendo ottimi affari vendendo le scorte a prezzi nettamente superiori a quelli garantiti dalle aste governative.

Il floor price stabilito dalle opzioni put di Brasilia è infatti di 343 reais/sacco, contro prezzi sul mercato fisico ormai vicini ai 500 reais/sacco, secondo gli indicatori statistici di Cepea.

Una vera boccata d’ossigeno, dopo mesi in apnea: oltre a saldare i debiti e pagare i fornitori, i cafeicultores sono ora in grado di mettere anche qualcosa da parte.

Come osservava nei giorni scorsi Gil Barabach di Safras&Mercado “le scorte si sono spostate dall’offerta alla domanda, i produttori sono meglio capitalizzati e potranno affrontare il prossimo raccolto senza essere pressati a vendere subito il loro caffè”.

Della stessa opinione il direttore esecutivo dell’Ico, il brasiliano Robério Oliveira Silva: “Abbiamo assistito a un salutare spostamento delle scorte dai produttori ai torrefattori” ha dichiarato Silva parlando a un seminario a San Paolo del Brasile.

I prezzi rimarranno vicini ai 2 dollari libbra ha aggiunto il numero uno dell’Ico: un livello che assicura un buon equilibrio tra domanda e offerta, ma non sufficiente a indurre una forte ripresa produttiva.

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