MILANO – A quasi un mese e mezzo dall’inizio dell’ondata di proteste in Colombia, la situazione si fa sempre più critica per il settore del caffè. È di ieri un nuovo appello del direttore esecutivo della Federazione nazionale dei produttori Roberto Vélez, che lamenta i danni economici e di immagine arrecati dai blocchi stradali. “Una delle cose più gravi per il commercio del caffè è evadere gli ordinativi in ritardo o lasciarli inevasi” ha dichiarato Vélez.
“La scorsa settimana, alcuni dei nostri clienti esteri ci hanno comunicato che sospenderanno l’uso del caffè colombiano a causa dei ritardi e della non conformità”.
“Ciò costituisce un fatto molto grave, poiché il settore colombiano del caffè si rivolge da tempo a uno specifico segmento di mercato”.
Dal 1959, la Colombia ha varato infatti una strategia commerciale di grande successo
Creando una nicchia di prodotto esclusiva costituita dal caffè 100% colombiano, che il blocco delle esportazioni rischia di compromettere, continua Vélez. Il fatto di dover ritardare gli imbarchi di due-tre mesi arreca un danno incalcolabile: “né andrà della fama e del buon nome del nostro prodotto”.
I blocchi stradali interessano principalmente il sud-ovest della Colombia, dove si trovano i dipartimenti di Cauca y Nariño, due importanti aree di produzione. E il porto di Buenaventura, principale scalo sulla costa del Pacifico.
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