domenica 22 Dicembre 2024
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MERCATI – Ancora una giornata di fuoco a New York: arabica ai massimi degli ultimi 2 anni

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MILANO – New York sfonda la soglia dei due dollari per libbra e torna ai livelli di 2 anni fa. La seduta di ieri dell’Ice Futures Us ha visto nuovi rialzi stellari alimentati, ancora una volta, dall’incertezza sullo sviluppo del raccolto brasiliano.

Il contratto spot (marzo) ha guadagnato l’8,4% (+1.550 punti) chiudendo a 200,65 centesimi.

Ancora più ampia la variazione sulla scadenza principale (maggio), che si rivaluta di 1.695 punti (+9,1%) e termina la giornata a 202,40 centesimi, valore massimo dal 1° marzo 2012. Dall’inzio dell’anno solare, il contratto “C” di New York (maggio) è lievitato di oltre il 79%.

I bollettini meteo non sono bastati a rassicurare i trader, anche perché l’umidità accumulata dal terreno, grazie alle piogge delle ultime settimane, sta rapidamente evaporando per effetto delle temperature ancora elevate.

A ciò vanno aggiunte le notizie e le cifre che iniziano a circolare tra gli addetti ai lavori, che sembrano confermare, al di là della provvisorietà dei bilanci, la gravità della situazione e il rischio di conseguenze pesanti anche sui prossimi raccolti.

Stime, ipotesi e previsioni si moltiplicano in questi giorni, favorite dallo scambio di informazioni e opinioni tra specialisti, esponenti dell’industria e responsabili istituzionali, riuniti durante la settimana a Londra, per la 112a sessione del Consiglio Internale del Caffè.

Parlando a margine del seminario sulla sostenibilità nel settore del caffè, svoltosi martedì presso la sede dell’Ico, l’autorevole analista americana Judy Ganes-Chase (J. Ganes Consulting) ha delineato uno scenario a tinte forti contribuendo a gettare ulteriore benzina sul fuoco.

“I prezzi degli arabica potrebbero raggiungere i 3 dollari alla libbra di qui a maggio” ha dichiarato Ganes-Chase aggiungendo “il mercato deve reagire ora, affinché ci sia una scossa che faccia ripartire la produzione in altre aree e consenta una diversificazione delle filiere di approvvigionamento”.

Ma il pericolo è pure quello che si instauri, nei prossimi mesi, una sorta di circolo vizioso. Approfittando della forte ripresa dei prezzi, i produttori brasiliani stanno compiendo vendite massicce – sostiene ancora l’analista – e il rischio è che vendano anche il caffè che non hanno.

Quanta parte del nuovo raccolto è già stata venduta in anticipo – si chiede Ganes – e quanto caffè sarà effettivamente disponibile in seguito? Nel caso in cui si profilasse il rischio di ipervenduto e dunque di un potenziale default, i produttori dovranno aumentare l’hedging e, anche per questo, i prezzi sono destinati a crescere ancora”.

Ganes non fornisce cifre, ma rifugge comunque i catastrofismi, almeno per quest’anno. Alla fine, il danno si rivelerà maggiore in termini qualitativi, che non quantitativi, afferma. L’impatto sarà più pesante l’anno prossimo, poiché la prolungata siccità ha debilitato le piante compromettendone le possibilità di recupero nel raccolto 2015/16.

Il deficit produttivo su scala mondiale, per quest’anno, sarà contenuto – conclude Ganes – la reazione attuale dei trader è dovuta innanzitutto al cambio di prospettiva: il mercato si aspettava un ampio surplus e avrà invece un lieve disavanzo.

Qualche cifra più precisa, rispetto all’outlook, è stata fornita – nel corso del seminario – da Stefan Uhlenbrock di F.O. Licht. Il minor raccolto brasiliano potrebbe determinare, il prossimo anno, il primo deficit produttivo dopo 5 anni consecutivi di surplus – sostiene Uhlenbrock. Licht stima in 7,2 milioni di sacchi l’eccedenza produttiva per il 2013/14.

Causa la siccità, l’analista tedesco ha tagliato di 8 milioni di sacchi la sua previsione sul raccolto brasiliano 2014/15, ora stimato in 48 milioni di sacchi.

I potenziali danni ai raccolti 2014/15 e 2015/16 sono l’oggetto di un’analisi diffusa da Wolthers Douqué (un importante commerciante crudista di Fort Lauderdale, Florida), a firma di Christian Wolthers.

La seconda ondata di piogge in meno di 10 giorni – scrive Wolthers – contribuirà certamente a ridurre l’impatto negativo della grave siccità e dei bassissimi tassi di umidità, che sono prevalsi da dicembre a fine febbraio.

Gli interrogativi che si pongono ora – osserva l’analisi – sono i seguenti:

  • il raccolto di quest’anno risulterà inferiore alle previsioni iniziali?
  • la siccità si ripercuoterà anche sul raccolto 2015/16?

La risposta a entrambe le domande è con buona probabilità un doppio sì, sostiene Wolthers.

Per il 2014, ci sarà un calo della produttività: i chicchi avranno dimensioni più piccole, risentendo del minore sviluppo dei frutti  e della carenza di elementi nutritivi.

Il raccolto 2015 sarà inferiore a quello del 2014, a causa della minore superficie dei rami sviluppata durante il periodo di siccità e del calo dovuto al ciclo produttivo delle piantagioni.

Di quanto sarà inferiore il raccolto?

Difficile fare delle previsioni. Per quest’anno è ipotizzabile una revisione al ribasso del 10% rispetto alla previsione iniziale, di Wolthers Douqué, di 53 milioni di sacchi: il raccolto dovrebbe dunque attestarsi a 47,7 milioni.

Ben più pessimistiche sono le aspettative per il 2015/16.

Il raccolto potrebbe scendere a 40-42 milioni di sacchi, a causa della minor crescita dei rami, del minor numero di frutti per pianta, delle potature massicce previste a fine 2014 e del già citato calo fisiologico.

Valutazioni precise sul raccolto di quest’anno non saranno tuttavia possibili prima di ottobre (quando le operazioni di raccolta saranno concluse, ndr.)

Le prime indicazioni sul potenziale del prossimo raccolto si potranno desumere dall’esito della fioritura, il prossimo autunno.

Per intanto, il report invita a tenere presenti queste cifre (frutto delle valutazioni e delle stime di Wolthers Douqué, ndr.):

  • i consumi interni brasiliani superano ormai i 20 milioni di sacchi
  • le esportazioni annue di caffè (Arabica+Robusta) si attestano mediamente attorno ai 33 milioni di sacchi
  • le scorte di riporto dall’anno precedente del Brasile erano stimate, al 1° gennaio 2014, in 9 milioni di sacchi.

Gli elevati volumi dell’export, i forti consumi interni e le scorte a livelli relativamente bassi spiegano ampiamente l’evoluzione recente dei prezzi.

Rimane infine da verificare l’impatto della Roya sulla produzione di caffè lavati dei paesi centro Americani, di cui potremo farci un’idea più precisa di qui ad aprile.

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