MILANO – Prezzi degli arabica nuovamente alle stelle. La scadenza principale del contratto “C” (dicembre) ha chiuso ieri a 220,80 cents per libbra, con un guadagno sulla seduta di venerdì di 1.430 punti. In corso di contrattazione il contratto benchmark ha toccato un picco 225,50 cents. Si tratta del massimo livello intraday dal 20 gennaio del 2012.
Nel giro di meno di due settimane, la borsa newyorchese si è rivalutata del 23% recuperando qualcosa come punti 4.140 punti rispetto alla chiusura di lunedì 22 settembre.
A causare questa nuova fiammata, la siccità in Brasile, ma anche l’incertezza per le vicende politiche interne del paese sudamericano, con il verdetto del primo turno delle presidenziali, che manda al ballottaggio la presidente uscente Dilma Rousseff (nella foto) e il liberale centrista del Partito socialdemocratico Aécio Neves.
Ancora niente pioggia
Le previsioni più pessimistiche si stanno avverando. Secondo il servizio meteo americano World Weather Inc., le principali regioni di produzione non beneficeranno di precipitazioni significative nell’arco dei prossimi 10 giorni. Le piogge di inizio primavera sono fondamentali per la fioritura principale del raccolto. Il ritardo di quest’anno rischia di aggravare ulteriormente i danni arrecati dalla forte siccità del primo trimestre, che ha contribuito a debilitare gli arbusti. Tutto ciò va ad aggiungersi al calo produttivo, comunque preventivabile, per il ricorrere di un’annata negativa del ciclo biennale.
Visto lo scenario attuale appaiono sempre più verosimili le previsioni pessimistiche reiterate in queste ultime settimane dal Consiglio nazionale del caffè, che prevede una produzione di poco superiore ai 40 milioni di sacchi. Lasciano ben poco spazio all’ottimismo anche le stime recenti di alcuni autorevoli analisti indipendenti, tra cui Andrea Thompson di CoffeeNetwork, che ha ipotizzato, in un report diffuso la settimana scorsa, un’ulteriore flessione produttiva del 15% rispetto al raccolto 2014/15.
Ballottaggio apertissimo
In primo piano anche l’attualità politica, con il già citato ballottaggio, in programma il 26 ottobre.
Dopo la morte del leader del Partito Socialista Eduardo Campos – tragicamente deceduto, il 13 agosto scorso, in un incidente aereo – gli scenari disegnati dai sondaggi hanno conosciuto costanti rivolgimenti. Alla fine, le urne hanno premiato l’attuale presidente Rousseff (40%) e l’emergente Neves (34%). Quest’ultimo ha saputo coagulare l’elettorato deluso meglio della carismatica candidata ambientalista Marina Silva (20%), priva peraltro di un partito forte in grado di sostenerla a livello parlamentare.
A confrontarsi tra due settimane, due candidati con ricette molto diverse. Più ideologica la Rousseff, che rivendica un maggiore controllo dello stato sull’economia, in particolare in settori strategici, quali il petrolio e l’energia.
Più pragmatico Neves, che punta a ridurre l’inflazione e rafforzare il real (la moneta brasiliana, ndr.). Fatto questo che renderebbe meno remunerative le esportazioni delle materie prime i cui prezzi sono denominati in dollari. Tra cui, naturalmente, il caffè.
Con cinque soli punti percentuali a dividere i due contendenti, la partita è apertissima. E tale incertezza – a detta degli analisti – costituirà un ulteriore fattore speculativo destinato a condizionare i mercati.