MILANO – Il contratto C di New York ha proseguito, la settimana passata, la sua corsa al ribasso con 4 sedute su 5 in territorio negativo.
Il contratto principale (marzo) ha chiuso venerdì 12 dicembre a 174 centesimi toccando i suoi minimi degli ultimi 5 mesi, in calo di oltre il 21,5% rispetto ai massimi di metà ottobre.
A determinare questo forte calo, il buon andamento climatico delle ultime settimane. Novembre si è rivelato il mese più piovoso di quest’anno nella Coffee Belt brasiliana e il meteo prevede precipitazioni al di sopra della media anche per le prossime due settimane. Il buon reintegro idrico ha migliorato parzialmente le prospettive per il prossimo raccolto facendo crescere la convinzione che i danni arrecati dalla siccità saranno un po’ meno gravi, rispetto a quanto originariamente prospettato.
A rafforzare questa idea le stime recentemente diffuse da Empresa Interagricola (parte di Ecom Agroindustrial) e Exportadora de Cafe Guaxupe, che prevedono un raccolto 2015 da 50 milioni di sacchi.
È bene precisare che i danni arrecati dalla siccità non sono ancora quantificabili, né è possibile stabilire in che misura essi incideranno sulla produzione. Il range delle previsioni attuali sul raccolto 2015/16 è compreso tra i 40 e i 50 milioni di sacchi, ma si tratta, lo ripetiamo, di valutazioni di massima, poiché per avere le prime stime ragionevolmente accurate e attendibili bisognerà attendere almeno un mese.
Ricordiamo che Conab non ha ancora reso note le date di diffusione della quarta stima (definitiva) sul raccolto 2014/15 e della prima stima (preliminare) sulla produzione 2015/16.
Un ulteriore elemento bearish, che incide non poco sulle attuali dinamiche dei prezzi è rappresentato dalla debolezza del real, il cui cambio con il dollaro rimane vicino ai minimi degli ultimi 9 anni.
Da registrare intanto che il caffè risulta, dall’inizio dell’anno, la più volatile delle 22 materie prime del Bloomberg Commodity Index, nonché quella che ha registrato i guadagni maggiori.
I rialzi più marcati si sono avuti nel primo trimestre, quando la siccità brasiliana ha determinato un impennata dei prezzi del 61%, massimo rally (per il caffè) degli ultimi 17 anni.
Un andamento in netta controtendenza con il complesso delle commodity del paniere dell’indice di Bloomberg, che è caduto il 9 dicembre ai minimi da aprile 2009, risentendo innanzitutto del crollo dei prezzi del petrolio.