BUSTO ARSIZIO (Varese) – Dopo i ristoranti che si ritagliano spazi all’interno dei mercati rionali a Parigi, ecco un’altra idea per tentare di incassare nonostante le limitazioni disposte dal Governo: alcuni locali si sono convertiti in mense aziendali, per poter di nuovo aprire le porte ai clienti (ovviamente, in sicurezza). Leggiamo la notizia di Andrea Aliverti su malpensa24.it.
Mense aziendali: il next step dei ristoranti
I ristoranti diventano mense aziendali e riaccolgono i clienti anche in presenza. Una “conquista” che potrà riaprire le porte dei locali, ma solo ai lavoratori, per il pranzo. Anche Busto Arsizio, come molti altri territori, è stata molto attiva nel pressing per ottenere un pronunciamento ufficiale del governo: finalmente dal Ministero degli Interni è arrivata una nota con l’interpretazione autentica della norma del Dpcm che consente alle mense aziendali di lavorare anche in presenza, come già avviene negli Autogrill. «Un’opportunità in più per lavorare in sicurezza» il commento del presidente di Ascom Busto Rudy Collini.
Il pressing da Busto
Da giorni le associazioni di categoria (Ascom e Fipe) e l’assessore al commercio Manuela Maffioli erano al lavoro per poter concretizzare anche sul nostro territorio questa opportunità prevista nelle pieghe dell’ultimo Dpcm anti-Covid dello scorso 14 gennaio. Anche in zona arancione e rossa, la sospensione delle attività di ristorazione esclude esplicitamente “le mense e il catering continuativo su base contrattuale”.
Cosa significa? Che in presenza di un regolare contratto tra l’azienda e il ristorante (o bar con cucina), le attività possono aprire le porte ai lavoratori dipendenti come se fossero una mensa aziendale. Anche il network di locali bustocchi “Schiariamoci le idee” ha dato una spinta, rimarcando con un video di Enzo Giuliano (“Dieci”) la differenza tra gli Autogrill, aperti e quasi affollati anche in zona rossa, e bar e ristoranti costretti al solo asporto e delivery. «Da noi vengono a fare l’asporto i medici e gli infermieri dell’ospedale, e devono mangiare in automobile. Un’assurdità» sottolinea Fabio Cocco (“La Cornacchia e il Mosto”), ristoratore a Busto.
L’indicazione del Viminale
Qualche locale, anche in provincia di Varese, già autonomamente ha colto la palla al balzo sfruttando questa opportunità, ma l’interpretazione del Dpcm era priva di una formale “copertura” da parte del Ministero, che emana le FAQ ad ogni provvedimento di restrizione. Così le associazioni di categoria nei giorni scorsi hanno iniziato a rivolgersi alle rispettive Prefetture per un’interpretazione autentica della norma, chi autorizzando e chi restringendo, e a loro volta gli uffici territoriali del governo hanno fatto pressing sul Viminale per un chiarimento ufficiale. Che è arrivato, con una nota del vice capo di gabinetto del Ministero degli Interni che ha dato tutte le indicazioni necessarie per l’applicazione della norma contenuta nel Dpcm.
Servono il codice Ateco corretto, un contratto che convenziona il locale e l’azienda (a disposizione in pronta visione in caso di controlli), gli elenchi nominativi del personale che può usufruire del servizio mensa, mentre rimangono esclusi da questa possibilità i liberi professionisti con partita Iva.
Le reazioni
«Sono molto soddisfatta di questo risultato ottenuto grazie alla collaborazione di più enti e attori – commenta la vicesindaco e assessore allo sviluppo del territorio di Busto Arsizio Manuela Maffioli, attiva su più fronti e tavoli per sostenere questa istanza – da un lato va a dare un minimo di sollievo dal punto di vista economico alle attività di ristorazione, notoriamente le più penalizzate dalle restrizioni, dall’altro sul fronte sanitario e del benessere di chi lavora permetterà di consumare dignitosamente il pranzo in piena sicurezza e di alleggerire la pressione sugli Autogrill, che attualmente rischiano di essere fonte di assembramento».
«Un’opportunità in più per le attività della ristorazione, considerando il prolungamento delle chiusure – sottolinea il presidente di Confcommercio Ascom Busto e Medio Olona Rudy Collini – i pubblici esercizi sono in grado di garantire condizioni di distanziamento e sanificazioni per poter lavorare e gestire in massima sicurezza la presenza dei lavoratori. Non è una vera riapertura, occorre un contratto, un numero di posti normato e il tracciamento delle presenze. Come associazione siamo a disposizione per aiutare i pubblici esercizi dal punto di vista burocratico».