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giovedì 21 Novembre 2024
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A Melbourne il caffè si degusta. Qui, nel 2008, Starbucks, è stato bocciato

Nella città australiana, il caffè è una cosa seria. Un barista, tra stipendio e sponsorizzazioni, può guadagnare fino a 100mila dollari australiani l'anno (quasi 63mila euro)

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MELBOURNE – Le opinioni dei coffeelover sembrano unirsi nell’eleggere Melbourne, come la patria del miglior caffè al mondo. Alcuni italiani già storcono il naso. Ma, all’origine di questa profonda cultura del caffè, ci stanno proprio gli immigrati del paese dell’espresso.

Ne ha scritto Anna Muzio su Il Giornale. Vi proponiamo l’articolo.

Melbourne: da sette anni è in testa alla classifica dell’Economist delle città più vivibili al mondo

Ultimamente è diventata una sorta di mecca del caffè. Quello buono, ricercato, che sprigiona aromi e retrogusti.

Nelle sue laneways si susseguono le caffetterie. Ognuna con il culto e l’orgoglio di proporre la bevanda estratta dal chicco più ricercato, complesso.

La Melbourne International Coffee Expo

Quest’anno alla settima edizione, ci sono le centinaia, forse migliaia di caffetterie della città. Tutte diverse perché prendono le caratteristiche del quartiere dove sorgono.

Affollate tutti i giorni e a tutte le ore, vivono il loro momento di gloria nel weekend. Quando ci si prende il tempo per degustare la preziosa e aromatica bevanda nera, nel rito del brunch.

Lo Specialty non è per una nicchia

A Melbourne è piuttosto un movimento diffuso, con una base di clienti perfettamente in grado di riconoscere il miglior cru. Tanto che Starbucks nel 2008 ha chiuso quasi tutti i locali australiani perché il suo caffè non era giudicato sufficientemente di qualità.

Qui i baristi vengono pagati più che in qualunque altro posto al mondo

Uno davvero bravo, tra stipendio e sponsorizzazioni, può guadagnare fino a 100mila dollari australiani l’anno (quasi 63mila euro).

Le miscele pregiate

«Nelle caffetterie non si beve solo un caffè di qualità. Si mangia e ci si rilassa, sono più simili ai nostri ristoranti» dice Cosimo Libardo, italiano.

Da oltre 22 anni nel mondo del caffè e da quattro trapiantato nella terra dei canguri dove è managing director di Toby’s Estate Coffee. Torrefattori specializzati in caffè di pregio.

«Molte sono bellissime, di design, poi ci sono gli Hole in the Wall. Locali piccolissimi in vicoli sperduti, fuori dai quali decine di persone aspettano pazienti in fila per ottenere il loro, preziosissimo, caffè.

E gli speakeasy. I bar segreti che bisogna conoscere e che hanno ingressi celati, magari dietro una libreria. Uno dei più noti è nascosto in una stazione di servizio».

I locali sono gestiti da appassionati in grado di guidare il cliente nella scelta

Sanno tutto sulla provenienza, il profilo aromatico (cioccolatoso, floreale, fruttato, tostato). Propongono l’estrazione più adatta, perché non di solo espresso vive il caffè.

Ci sono Aeropress, drip, V60, Chemex, Syphon, Pour Over, Cold Brew, French Press, Nitro e via discorrendo.

Come ha fatto Melbourne a diventare la città del caffè

Il rito della tazzina l’hanno portato i numerosi immigrati italiani e greci negli anni ’50 e ’60. Alcune famiglie italiane hanno fondato le più antiche torrefazioni.

Attive ancora oggi come Mocopan (dai fondatori Monici, Panettieri e Coppercini) e Brunetti. Dotati di una solida base tecnica, erano in grado di domare quel bestione meccanico che è la macchina del caffè; regolando pressione e temperatura.

Ma gradualmente hanno abbandonato le rigidità della tradizione dell’ormai lontana madrepatria, anche puntando sulla monorigine. Ovvero un caffè da una singola provenienza, tracciabile e distintiva.

A fine anni ’90

Alcune aziende hanno iniziato a tostare in modo diverso, con una estrema attenzione alla materia prima e alla sua freschezza. E si è creata una scena talmente unica da ispirare decine di viaggiatori a cambiare vita ed entrare nel mondo del caffè.

A Melbourne il caffè è un culto

Una materia prima preziosa da andare a cercare in giro per il mondo dall’Africa al Sud America. Scovando i migliori piccoli produttori, magari biologici o del mercato equosolidale.

Perché il caffè è coltivato da milioni di contadini. Così come sono milioni i suoi aromi, forgiati dal terreno, dall’altitudine e dal clima.

Degli ottocento torrefattori presenti in Australia, quattrocento si trovano a Melbourne

Il Paese ha oggi 14mila caffetterie per 24 milioni di abitanti. «E pensare che fino al 2001 il lavoro di barista non era contemplato nel registro degli impieghi. Oggi ce ne sono 37mila. E l’Australia è diventata un punto di riferimento per l’espresso per tutta l’Asia e il Medio Oriente.

Con mercati in grandissima crescita come la Cina (dove Starbucks ha aperto quasi 3mila locali) ma anche Corea, Indonesia e Taiwan» dice Libardo. E l’Italia? «Alcuni Big per continuare a vendere hanno dovuto aprire una torrefazione qui».

Anna Muzio

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