MILANO – Una multinazionale simbolo dell’America way of life sbarca nel paese dei Vietcong. Da sabato scorso, McDonald’s ha acceso le sue insegne anche in Vietnam.
Con questa inaugurazione sono ormai 119 i paesi in cui è presente il colosso statunitense della ristorazione veloce.
La prima apertura è avvenuta a Ho Chi Minh City, nel Distretto 1, quartiere di Dao Kao, a nord del centro cittadino: non lontano dalla zona in cui si concentrano i locali più inn della metropoli indocinese.
L’uomo di McDonald’s in terra indocinese è Henry Nguyen, un business man nato in Vietnam e cresciuto negli States (dove la famiglia si rifugiò alla fine della guerra negli anni settanta), che guarda caso è anche il genero del primo ministro Nguyen Tan Dung.
Per il suo flagship store, la catena americana non si è fatta mancare nulla. Il locale sorge in un fabbricato di nuova costruzione, all’interno di un’area di quasi 3mila metri quadrati, dotata di ampio parcheggio.
Lo spazio commerciale propriamente detto si estende su 1.300 metri quadrati, con 350 posti a sedere, e dispone di spazi aperti sull’esterno. L’annesso drive-through, una novità assoluta per il Vietnam, è operativo 24 ore su 24.
Il menu (compresa l’offerta caffè) propone le “specialità classiche” di casa McDonald’s, con qualche inevitabile concessione ai gusti locali, come ad esempio il nuovissimo McPork.
“Siamo fieri di festeggiare qui in Vietnam il traguardo dei 10mila locali aperti in area Asia-Pacifico, Medio oriente e Africa– ha dichiarato il presidente e ceo di McDonald’s Don Thompson – questo paese offre straordinarie opportunità di crescita al nostro marchio”.
Non sono parole di circostanza, quelle di Thompson. I rapidi progressi economici e la crescita del tenore di vita – il reddito medio pro capite è cresciuto di oltre il 50% tra il 2008 e il 2012 (fonte: Banca Mondiale) – fanno del Vietnam un paese dal potenziale rilevante.
Un report di Euromonitor pronostica, per il periodo 2010-2015, un incremento del 75% del fatturato della ristorazione veloce, legato anche all’affermarsi di nuovi stili di vita.
Ciò spiega la mobilitazione dei grandi nomi internazionali, compresi i colossi della caffetteri. Alcuni big, peraltro, sono qui già da tempo nel paese indocinese. È il caso di Kfc, sbarcato in Vietnam nel lontano 1997, che dispone oggi di 134 locali, cui vanno aggiunti 34 Pizza Hut.
Baskin-Robbins e Dunkin’ Donuts sono arrivati più di recente – tra il 2012 e il 2013 – ma operano sin d’ora in 34 location.
Starbucks ha aperto lo scorso anno i suoi primi 3 caffè vietnamiti, tutti a Ho Chi Minh City. Quest’anno è previsto il debutto nella capitale Hanoi.
Espressamente illy è già presente in entrambe le metropoli ed è imminente (fonte: pagina Facebook) una terza apertura a Ho Chi Minh, anch’essa nel Distretto 1.
Anche in un settore in vorticosa crescita rimangono però molti scogli da superare.
A cominciare dal costo elevato degli spazi commerciali e dalla non facile reperibilità degli stessi nelle aree urbane di prestigio.
Un ulteriore ostacolo è costituito dalle difficoltà che si incontrano nell’organizzazione di catene distributive efficienti, soprattutto al di fuori delle metropoli.
Inoltre, i prezzi dei listini rimangono alti, se rapportati agli standard locali: uno spuntino da McDonald’s, ad esempio, costa quasi il doppio di un pasto in un locale tradizionale senza pretese.
Bisogna infine essere in grado – come già detto – di adeguarsi ai gusti del consumatore asiatico.
Anche a costo di scendere a qualche compromesso.
Una legge – quest’ultima – alla quale hanno dovuto piegarsi un po’ tutti.
Da Kfc, che serve anche i frutti di mare oltre al classico pollo fritto, a Starbucks e Dunkin’ Donuts, che hanno dovuto addolcire e allungare oltremodo i loro beveraggi al caffè, per assecondare i palati vietnamiti.