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McDonald’s raddoppia in Italia e separa McCafé

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McDonald’s si appresta a festeggiare i dieci anni dei McCafè, annunciando lo spin off dei corner che ora si trovano all?interno di 250 degli oltre 500 ristoranti della multinazionale sparsi per l’Italia.

E l’amministratore delegato di McDonald’s Italia, Roberto Masi, rivela che il gruppo battente bandiera Usa ha intenzione di «arrivare a 1.200 ristoranti, in linea con i livelli di penetrazione degli altri principali Paesi europei».

In pratica, la catena della grande M gialla punta a più che raddoppiare la propria presenza lungo la Penisola. Ma andiamo con ordine. Dal giugno 2005 – quando aprì il primo all’interno del ristorante di piazza Duomo, a Milano – la formula McCafè ne ha fatta di strada: oggi si vendono 10 milioni di caffè e cappuccini all’anno, vengono utilizzati 30 milioni di litri di latte forniti della Centrale del latte di Brescia (che ha creato una tipologia di prodotto specifica per McDonald?s), impiegate 250 tonnellate di caffè (fornito in esclusiva dalla torrefazione milanese Ottolina) e vendute mille tonnellate di brioches e muffins.

Gli inizi, però, sono stati tutt?altro che facili e il McCafè ha rischiato seriamente di morire sul nascere, come spiega Masi: «La formula non funzionava e quando sono arrivato, nel 2007, l’idea prevalente nella casa madre di Chicago e del management era di chiudere l’esperienza. Abbiamo voluto fare un ulteriore tentativo e quando ho chiesto ai nostri franchesee chi fosse disposto a dare ancora una chance alla formula McCafè, su una ventina di presenti hanno alzato la mano in tre».

Ma è stata la svolta: «Abbiamo creato un gruppo di lavoro per capire gli errori e trovare le soluzioni, a partire dalle miscele di caffè, che oggi sono differenziate tra Nord e Sud Italia».

Da lì in poi il vento è cambiato, il fatturato ha cominciato a crescere, passando dall’1% del totale McDonald’s Italia all’8% attuale. E le aperture si sono susseguite a un ritmo di 40 all?anno.

Attualmente, nei McDonald?s dove è presente un McCafè il 23% degli scontrini è battuto proprio dalla caffetteria. Ma c’è un effetto traino anche al contrario, se è vero che le statistiche della multinazionale dicono che la clientela specifica dei corner ha un’età più elevata di quella dei Mc e il 25% dei clienti McCafè non era mai entrato prima in un ristorante della catena.

È anche sulla scia di questi risultati che il gruppo Usa ha deciso di far camminare con le proprie gambe i McCafè: «La prima caffetteria autonoma – annuncia l’amministratore delegato – aprirà a novembre a Firenze, nella piazza davanti alla stazione ferroviaria di Santa Maria Novella. Sarà un test. Da lì, se le cose andranno come pensiamo, prevediamo altre aperture in zone strategiche delle principali città italiane: da Milano a Roma».

Le caffetterie autonome, come detto, non sono l’unica novità in vista. La multinazionale si appresta ad ampliare il piano degli ultimi tre anni, quello che ha portato all?apertura di un centinaio di nuovi ristoranti, con l’assunzione di mille persone per un investimento di circa 500 milioni.

«Ora l?obiettivo è di arrivare nei prossimi anni a 1.200 ristoranti (in pratica inaugurandone altri 6-700, ndr ), circa uno ogni 50mila abitanti, come avviene nel resto d?Europa. È già così in Francia, Germania, Regno Unito. In Svizzera e Olanda il rapporto è addirittura più elevato» spiega Masi.

Sui tempi e l’investimento nessuna indiscrezione, ma usando il piano in via di completamento come parametro, si possono prevedere circa 7mila nuove assunzioni (attualmente sono circa 20mila), e tra i 3 e i 3,5 miliardi di euro di investimento diluito nel tempo, a un ritmo di 35-40 aperture all?anno.

Carlo Andrea Finotto

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