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martedì 03 Dicembre 2024
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Max Fabian per la Giornata Internazionale del Caffè a tema condivisione: “Il settore è fortemente interconnesso”

Il past president del Consiglio internazionale dell'ICO: "Bisogna innanzitutto aiutare la competitività di un’impresa e questo poi avrà effetti positivi anche sull’ambiente. Viceversa, si rischia che crolli tutto il sistema, dall’economia sino al piano sociale. Ricordiamoci che le persone devono innanzitutto poter vivere bene per poter dare la giusta attenzione al resto."

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MILANO – In occasione della Giornata internazionale del caffè, che questo 2024 ha posto l’attenzione sul tema della condivisione come chiave per far evolvere l’intera filiera, arriva il commento del past president del consiglio internazionale dell’Ico, Max Fabian e presidente Demus . Questa iniziativa promossa dall’Organizzazione internazionale del caffè, celebra in questa edizione la volontà di restare coesi per affrontare le prossime sfide del mercato.

Condivisione, parola d’ordine di questa Giornata internazionale del caffè nel viaggio comune dalla coltivazione alla tazzina: come si deve tradurre questo concetto nel concreto, attraverso la lunghissima filiera?

“Partirei dal fatto che la maggioranza dei consumi di questa bevanda avviene proprio nei Paesi in cui non viene prodotto il chicco e questo ci rende strettamente interconnessi l’uno con l’altro: ci sono delle eccezioni come il Brasile, ma mediamente la situazione racconta di forti consumi in Europa e Nord America, dove il prodotto non viene coltivato.

Faccio notare questo punto proprio per evidenziare come il nostro settore sia fortemente interconnesso e sia un sistema all’interno del quale gli uni dipendono dagli altri.

Per questo la condivisione dovrebbe essere un comportamento naturale. Di fatto, il mercato tende ad autoregolarsi e quindi dovrebbe aiutare il processo. Tuttavia non sempre accade che i produttori ottengano il giusto premio per ciò che fanno e che l’equa distribuzione del valore aggiunto avvenga lungo tutta la filiera: per ragioni di diversa natura, come ad esempio le dimensioni aziendali degli acquirenti che regolano il mercato o le imperfezioni normative presenti da un contesto all’altro, da una sbilanciata distribuzione del valore aggiunto tra Paesi consumatori e produttori.

In più, affinché la condivisione sia effettiva, ci dev’essere un equilibrio tra vari aspetti della sostenibilità – intesa proprio come il fatto che il mercato sia solido -. Partendo dal versante economico per poi avere ricadute su quello sociale e ambientale, senza porre però tutto l’accento su quest’ultimo aspetto: perché la condivisione è un giusto principio e deve valere a tutti i livelli.

Se ci si focalizza su un aspetto, inevitabilmente si lavora per implementare gli altri ambiti. Bisogna innanzitutto aiutare la competitività di un’impresa e questo poi avrà effetti positivi anche sull’ambiente. Viceversa, si rischia che crolli tutto il sistema, dall’economia sino al piano sociale. Ricordiamoci che le persone devono innanzitutto poter vivere bene per poter dare la giusta attenzione al resto.

Quindi è necessario creare un contesto virtuoso che tenga conto di tutti gli aspetti.”

Si parla molto del coinvolgimento degli stakeholder in tutta la supply chain, ma il consumatore? Come includerlo di più in questa giornata?

“Fabrizio Polojac, amico e collega, dice che bisogna premiare la diversificazione e la peculiarità di una tazzina del caffè, in particolare guardando al prezzo. L’espresso a un euro, al di là del consumo al bar e del paragone con quello che si trova all’estero e oltre al parallelismo tra il quotidiano e l’espresso che ora sono distanti, deve cambiare nell’impostazione: esistono caffè differenti, di qualità diverse e caratteristiche che dovrebbero rispecchiarsi in un costo più o meno alto.

Per fare questo, però, il discorso deve essere compreso da un consumatore educato e preparato, una cosa tutt’altro che semplice. Gradualmente è stato fatto nel settore del vino, ma anche in altri campi che esulano dal food. Il consumatore che acquista l’espresso, dovrebbe essere allo stesso modo consapevole della scelta che sta compiendo. E questo non è un passaggio banale: il caffè è sempre stato un prodotto da scoprire anche in termini culturali, ma per coinvolgere meglio il consumatore nel discorso di filiera, dovrebbe essere più informato.

A quel punto ci sarebbe la disponibilità a spendere qualcosa in più e così potrebbe avvenire una crescita positiva per tutti. Questo è accaduto con gli specialty in altre parti del mondo, dove il consumatore è disposto a pagare un prezzo maggiore per un caffè diverso.

Questo processo è ancora in corso; tuttavia, coinvolgere totalmente il consumatore resta complesso e le risorse da investire sono tante: è di interesse per il mercato e la Giornata internazionale del caffè va in questa direzione, per far prendere maggiore consapevolezza dell’importanza della materia prima. Certo poi sarà il consumatore in base a queste informazioni, a fare i conti con i suoi gusti e le sue tasche.

Anche altre manifestazioni come il Trieste Coffee Festival, B2C, si danno questo obiettivo.”

Sostenibilità sociale, per un trattamento equo alle origini: quali sono le possibili strategie per ottenere questo risultato nel contesto attuale?

“Le iniziative in tal senso sono state tantissime, con l’obiettivo di portare equilibrio nella distribuzione di valore nella catena del caffè. Una delle mission di ICO è quella di promuovere condizioni di vita migliori per i piccoli produttori. C’è sempre attenzione su tutte le operazioni messe in campo sia dall’Organizzazione che dalle aziende, che per prime vogliono tutelare questi loro fornitori strategici e garantire loro dei ricavi adeguati.

Questa è una delle linee d’azione principali per l’ICO: esistono diversi progetti di cooperazione e sviluppo che perseguono questo scopo. Oltre la promozione di best practices agricole e di promozione del consumo, c’è la volontà di rendere le entrate per il farmer sostenibili nel tempo.

Essere economicamente indipendenti si ripercuoterà poi sull’aspetto sociale della sostenibilità. Bisogna avere entrambe le premesse e si deve partire da una buona base economica. È evidente.

Quindi, ad esempio un’implementazione del regolamento della deforestazione, seppur sicuramente condivisibile e positivo nei suoi obiettivi, se attuata in maniera troppo “frettolosa” rischia di avere effetti negativi dal punto di vista economico e sociale, a 360 gradi. Non solo quindi per i paesi produttori, ma anche per i consumatori che sono interconnessi.

Insisto quindi sull’importanza dell’equilibrio da mantenere tra questi aspetti: anche quando si agisce sulla normativa bisogna tenerne conto nel loro insieme. Al contrario, si potrebbero creare maggiori danni che benefici.”

Nello spirito di questa Giornata, condividiamo un messaggio a chi ancora insiste sull’euro a tazzina?

“Ognuno compie la propria scelta di fronte a un prodotto che già costa poco: se il consumatore inizia a porre la giusta attenzione nell’ottica di sostenibilità che diventa anche sinonimo di qualità, non si soffermerà solo sul prezzo ma sul rapporto prezzo-valore.

Chi insiste sull’euro a tazzina dovrebbe considerare in termini più ampi il contesto, comprendendo i concetti di qualità e sostenibilità. Solo a quel punto potrà prendere una decisione consapevole. Ci sarà sempre chi preferirà un prodotto di minor livello a un costo più basso, ma tutto questo deve passare per l’educazione.

Da parte dello stesso consumatore dovrebbe iniziare un processo di riscoperta della bevanda, per cui sarà lui il primo a interessarsi di cosa ci sia dietro quella tazzina e cosa si intenda per qualità.

D’altro canto, non può essere considerato un problema il costo eccessivo, se non si ha la voglia di indagare cosa ci sia dietro quel prezzo più alto. Manca ancora un po’ questo passaggio di raccordo.

Invece ci dev’essere proporzione tra qualità e prezzo. E questo è l’auspicio che abbiamo noi aziende del caffè, che saremmo felici di un rinnovato interesse verso il prodotto e di acquisti più consapevoli.”

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  • Brambati

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