MILANO – C’è anche il famoso `Gran caffè Sforzà di Milano tra i beni, del valore di circa 20 milioni di euro, sequestrati dal Noe di Roma all’imprenditore 47enne Mauro Russo, ritenuto vicino al clan camorristico Belforte di Marcianise, nel Casertano. Il decreto, emesso dal gip del Tribunale di Napoli su richiesta della locale Dda, riguarda un patrimonio ubicato non solo in Campania, ma anche nel Nord Italia, in particolare nel capoluogo lombardo e nell’hinterland milanese: bar, società immobiliari e stabilimenti per la produzione di videogiochi.
Mauro Russo immischiato con la mafia
Le indagini condotte dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Roma hanno consentito di svelare un vasto giro d’affari realizzato attraverso il reimpiego di capitali di provenienza illecita e una rete di prestanome legati a Russo, già raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. È stato così possibile accertare che i Mazzacane con la loro forza camorristica, imponevano videopoker o slot macchine, distribuiti dalle società di Russo, a tutti gli esercenti di bar del Casertano, traendone vantaggiosi profitti economici.
Per gli inquirenti, sin dal 1999, Mauro Russo ha avuto rapporti con i Belforte, che gli hanno offerto sostegno e copertura nella distribuzione dei videogiochi negli esercizi commerciali di Marcianise e zone limitrofe per poi diventare un loro affiliato. Nel corso degli anni, l’imprenditore avrebbe riciclato i proventi illeciti soprattutto nella zona di Milano garantendo così l’appoggio logistico ai latitanti del clan. Oltre al bar di via Sforza a Milano, tra i beni sottoposti a sequestro ci sono, nel Milanese: un fabbricato e relativo box a Santo Stefano al Ticino; un bar a Fara Novarese; una fabbrica di videogiochi di Monza; una sala giochi a Rho e una società immobiliare. In provincia di Napoli, invece, il `Gran Caffè’ a Casoria; una sala scommesse a Casoria; una fabbrica di videogiochi ad Arzano e due a Casoria; un terreno edificabile e due auto, una Bmw e una Mercedes.