MILANO – Maurizio Tursini, ex direttore technology & innovation (chief technology and innovation officer) di Gruppo Cimbali, assume un ruolo differente in azienda, gestendo l’incarico di chief product marketing and solutions. Il suo compito è quello di pensare a come generare valore per l’azienda “dall’inizio alla fine della catena produttiva: dall’ideazione alla formazione”. Per saperne di più sull’azienda e il suo ruolo, lo abbiamo intervistato.
Dal primo gennaio l’ingegner Maurizio Tursini ha un nuovo incarico, o meglio nuovi incarichi all’interno di Gruppo Cimbali. Cominciamo dalla definizione. Ora la nuova mansione, cosa comporta per lei?
“Dal primo gennaio ho assunto un ruolo diverso in azienda come chief product marketing and solutions. Ciò significa, che all’interno della mia area afferisce la responsabilità end to end, creare valore delle nostre soluzioni ed eseguirle, scaricandole sul mercato. Quindi pensare a come generare valore per Gruppo Cimbali e per i nostri clienti dall’inizio alla fine della catena produttiva: dall’ideazione alla formazione.
All’interno della mia organizzazione esistono tre aree.
Comincio dall’area marketing che comprende sia la parte del prodotto, tra superautomatiche, macinadosatori e tradizionali, sia quella di marketing digitale, con il compito di comprendere come generare valore per tutte le soluzioni digitali da applicare sulle nostre macchine interagendo con i mercati e i clienti.
Mi occupo anche dell’area tecnica che dovrà trovare le soluzioni tecnologiche che rispondono ai bisogni identificati dal reparto marketing, con la sezione di sviluppo prodotto, elettronico e tecnico delle soluzioni digitali.
Infine c’è l’importante area experience che include l’Academy.
È il nostro fiore all’occhiello: sull’Academy puntiamo molto con l’ambizione di generare cultura verso l’esterno dell’azienda, diffondendo le nostre conoscenze attraverso relazioni con i clienti e corsi di formazione. In questo modo molto diretto portiamo la voce del mercato all’interno delle nostre organizzazioni e dei team di sviluppo.
Nell’Academy operano professionisti di grande esperienza che possono comunicarci informazioni sui principali trend sulle bevande, sulle problematiche di utilizzo della macchina: dall’ergonomia al display e a come viene impiegata la strumentazione sul campo.
La combinazione di queste tre anime dà come risultato una squadra che ho l’onore di guidare, una squadra che ha l’onere e il dovere di fornire le risposte al mercato.”
Tursini, quindi queste aree sono bilanciate e interdipendenti tra loro
“È così. La ratio per cui si è pensato di metterle sotto un unico cappello è proprio quello di creare uno spirito di squadra ed uno scambio osmotico di conoscenze, di saperi che devono attraversare tutti e tre i settori.”
Parliamo dell’Academy: quali sono i suoi progetti su questo fronte? Come vuole portare materia calda sugli altri suoi ambiti di competenza
“Fino a oggi abbiamo visto l’Academy molto coinvolta nella parte finale del processo produttivo, l’abbiamo utilizzata come lettore delle tendenze dei mercati. Quando ci sono nuovi lanci ed eventi, l’Academy deve informare e formare anche i nostri clienti.
Adesso vogliamo portare questa esperienza anche a monte. Il primo passo è, nel processo di sviluppo prodotti e di soluzioni, portare a bordo questi professionisti sin dall’idea iniziale del progetto per avere a disposizione delle informazioni già in questa fase preliminare.
Questo è importante per raccogliere subito gli input di chi ha già grande esperienza e rappresenta la voce del mercato all’interno dei team di sviluppo prodotto. questo è il ragionamento come risposta al mercato, ascoltandolo, senza sviluppare progetti monodirezionali.
Vogliamo essere più ricettivi rispetto al continuo cambiamento. Dobbiamo cercare di catturare velocemente le informazioni che i nostri clienti ci portano insieme ai loro nuovi bisogni.
In questo modo riusciamo a comprendere le nuove esigenze. Naturalmente non scordiamo l’aspetto divulgativo e formativo.
Rispetto ad altri settori come per esempio quello del vino, abbiamo ancora un potenziale da esprimere che è enorme.
Questo perché c’è la necessità di condividere in maniera più opportuna la cultura del caffè a livello internazionale, parlando con tutte le tradizioni e le regole legate agli usi e consumi del prodotto in tazza.”
Le grandi idee per le macchine del futuro arriveranno più dall’Academy, dal marketing o dalla progettazione?
“È difficile stabilirlo, ma senza dubbio avere l’Academy costituisce un elemento di input maggiore. Parlando di un settore in cui le aziende per molti anni hanno dettato le regole del mercato, oggi dobbiamo esser più attenti a ciò che arriva dal mercato. L’Academy in questo senso può darci un vantaggio competitivo maggiore, intercettando i trend con le orecchie attente rispetto a ciò che accade fuori dall’azienda.
Si parla di innovation technology driven e di market driven. Quest’ultima è un’innovazione che sappia ascoltare i bisogni del mercato traducendoli poi in una soluzione tecnologica. Nel primo caso, innovation technology driven, si intende il modo di farla penetrare nel mercato.
Avere a disposizione le persone che sono poi i baristi e gli utilizzatori delle macchine che lavorano con noi, è l’occasione di avere un ascolto di prima mano dai protagonisti.”
Sul fronte macchine è sempre molto importante il ruolo dei torrefattori. Il futuro nasce dalle esigenze anche di questi professionisti. Come nascono le idee in questo rapporto dinamico tra torrefattori, baristi e l’azienda?
“Parto da un presupposto: abbiamo disegnato un nostro modello di business, con l’ambizione di diventare il partner di riferimento per tutto il mondo del caffè. Per questo è riduttivo parlare di baristi da una parte e di torrefattori dall’altro. Abbiamo un mondo variegato e dobbiamo rivolgerci a tantissimi stakeholder: torrefattori, ristoratori, hotellerie, etc.
Dobbiamo capire i bisogni di ciascuno di questi clienti, sino ad arrivare ai consumatori nei bar, perché sono proprio loro che ci forniranno il giudizio definitivo su un prodotto che è stato toccato da migliaia di mani prima di arrivare in tazza.
Noi sentiamo la responsabilità di valorizzare questa bevanda che ha compiuto un viaggio incredibile, parlare con i coltivatori, i torrefattori, con i baristi, i crudisti, le compagnie di navigazione, le case. Abbiamo tanti clienti da ascoltare. Con la visione di poter realizzare la soluzione giusta per tutti.”
L’Academy vive di progetti concreti da proporre: dal punto di vista didattico come si descrive il futuro prossimo e anche a lungo termine?
“Stiamo definendo con Silvia Vercellati, la nostra Mumac Academy manager, un catalogo completo di corsi che dia una serie di risposte e tocchi tutto il processo di trasformazione del chicco: dalla coltivazione alla torrefazione, infine il barista.
L’offerta è ampia e complessa, in collaborazione con le migliori associazioni, siamo un campus certificato da Sca, la Specialty Coffee Association, e possiamo erogare online e on site (mettendo a disposizione il corso per tutti) le lezioni. Ampliando in futuro anche la collaborazione con le scuole alberghiere, per diffondere sempre di più e a tappeto la cultura del caffè.”
Qualche novità in questo catalogo? Oppure ripercorre la strada già tracciata?
“Senza svelare troppo, ci saranno novità, attività molto interessanti.”