Riportiamo di seguito l’intervento integrale che Maurizio Giuli, Executive for corporate strategy Simonelli Group, attuale vice presidente dell’Ucimac – l’associazione dei costruttori italiani delle macchine per l’espresso – ha tenuto al convegno Sigep sul tema “La cultura del caffè alla luce della sostenibilità e della digitalizzazione” organizzato da Comunicaffè e Comunicaffe International a Vision Plaza del Sigep sul futuro della nostra filiera.
Digitalizzazione e sostenibilità
di Maurizio Giuli
“Digitalizzazione e sostenibilità. Il mio è il punto di vista dei produttori di macchine del caffè, che possono fare poco sul lato della filiera, se non migliorando l’ottimizzazione dell’estrazione e permettendo di ottenere, con minor grammi di prodotto, la stessa qualità in tazza. Questo però resta un aspetto marginale.
Ciò che sto notando nel nostro settore è che fino a tempi recenti, lo sforzo dei produttori era orientato verso il miglioramento della qualità estrattiva. Tutte le novità digitali venivano impiegate per aggiungere sonde e parametri, perché il primo obiettivo restava quello di estremizzare la qualità del caffè.
Oggi possiamo dire che, avendo raggiunto ormai un certo livello, che non lascia molto spazio a ulteriori miglioramenti significativi, diventa sempre più importante considerare l’aspetto della sostenibilità.”
L’orientamento verso la sostenibilità
Maurizio Giuli continua: “Ogni sforzo innovativo che fino a qualche tempo fa veniva dedicato all’estrazione, oggi si sta orientando sulla sostenibilità. In che termini la macchina del caffè può migliorare da questo punto di vista? Nella gestione della riciclabilità a fine vita: Simonelli Group per esempio ha avviato un progetto che sfrutta le filiere di altri settori per realizzare dei materiali utilissimi al nostro prodotto ed evitare così di utilizzarne di vergini.
È chiaro che non è compito o interesse dell’azienda riciclare per risparmiare: il grande impatto da parte di un produttore di macchine del caffè si gioca in fase di disassembling – la macchina dev’essere facilmente deassemblabile – ma le nostre macchine utilizzano materiali nobili come rame e acciaio, che già prima venivano disassemblate dai tecnici ed erano riciclati anche per ragioni economiche.
Al di là di questo, i produttori dovrebbero fare in modo di abbattere le emissioni in fase progettuale sia sulla riduzione del consumo di materiale vergini, sia sul consumo energetico: una macchina del caffè ha un assorbimento energetico equiparabile al consumo medio annuo di 5/6 famiglie. C’è quindi margine di miglioramento, anche per quanto riguarda l’ottimizzazione della logistica.
Ci tengo però a lanciare un messaggio: la sfida della sostenibilità la si vince lavorando tutti insieme. Non è il singolo produttore che può fare la differenza. Se ad esempio il barista non applica certe accortezze, qualsiasi sforzo a monte rischia di essere vano.
Credo che sia la prima volta in cui dobbiamo unirci per raggiungere un obiettivo comune e questa è l’aspetto più sfidante per tutto il settore.”