FAENZA (Ravenna) – Il punto sul mercato italiano e mondiale del caffè, fra tendenze e fenomeni emergenti. Un giudizio sull’arrivo di Starbucks nel nostro paese e il suo impatto sulle abitudini di consumo dello stivale. E ancora, gli obbiettivi, i progetti e le sfide per il prossimo futuro. Tutti temi trattati in un’intervista a Matteo Castellari, ad di Mokador per Quotidiano.net.
Rispondendo alle domande di Paola Benedetta Manca, Castellari rivela anche importanti dati sulla crescita dell’azienda nel 2018, che si conclude con risultati importanti sia sul mercato nazionale che per quanto riguarda l’export. Vi proponiamo di seguito i passaggi salienti dell’intervista.
Matteo Castellari, 42 anni, è l’ad di Mokador, la storica azienda, sinonimo di caffè di qualità da oltre 40 anni, nata dal genio del padre Domenico, nel 1967. Grazie ai figli, la ricerca e il prestigio di Mokador, da Faenza, in Romagna, sono sbarcati alla conquista dell’Italia e del mondo, dove la holding è riuscita a diventare un concreto esempio di Made in Italy.
Oggi è un’importante realtà nel settore del caffè da bar e del monoporzionato, in cialda e in capsula, con un fatturato in crescita e una realtà produttiva sviluppata su un’area di circa 5.000 mq.
Matteo Castellari, qual è la situazione del mercato del caffè in Italia?
Si tratta, senz’altro, di un mercato in fermento e sovraffollato, dove occorre puntare su nuove tendenze e nicchie importanti.
Qual è la tendenza più nuova di questo periodo?
Si stanno sviluppando prodotti che vanno al di là del classico espresso all’italiana. Parliamo di caffè cosiddetti ‘brewing’, ossia più filtrati e con tipologie di estrazione diverse che danno origine a particolarità gustative inedite. Sono presenti in certi mercati europei e si stanno inserendo anche nelle città ‘più internazionali’ italiane, come Milano e Bologna. Noi, attraverso il nostro marchio Sacao, uno dei tre che abbiamo insieme a Mokador e Caffè Gualtieri, organizziamo delle attività mirate nei locali, dove mostriamo queste nuove tipologie di espressi, ottenuti con attrezzature specifiche.
Quanto puntate sull’export?
Il mercato italiano è ancora quello che fornisce il nostro fatturato maggiore che, anche nel 2018, ha chiuso in positivo con il 6-7% di crescita, però, stiamo puntando molto sull’export che, per noi, è in aumento del 10%. Partecipiamo a diverse fiere all’estero e siamo interessati soprattutto al mercato europeo: nei Paesi dell’Est stiamo facendo un ottimo lavoro, come anche in Grecia, Germania e Francia.
Siete preoccupati dall’arrivo, in Italia, di catene come Starbucks?
No. L’arrivo di questi gruppi è assolutamente uno stimolo non una minaccia: è un fattore positivo perché arricchisce il mercato.
Qual è il prodotto su cui punterete quest’anno?
La nostra azienda, sul versante del vending, sta crescendo molto nella produzione di cialde e capsule. Quest’anno, ci andremo a focalizzare in modo importante sul mondo della cialda in carta filtro, che eroga un prodotto qualitativamente più alto e green. Infatti, stiamo portando avanti un processo con un ente di certificazione, per rendere la cialda in carta compostabile al 100%.
Quali sono le prossime sfide del gruppo?
Vorremmo collegare tutta l’Emilia-Romagna, in modo massiccio, alle Marche e all’Abruzzo, espandendoci in queste due regioni e, in modo forte, nel litorale adriatico. In più, è in programma l’apertura di diversi monomarca, i ‘Casa Mokador’, caffetterie con anche ristorazione, dove andremo a proporre la nostra gamma di prodotti. Li apriremo in città per noi strategiche, dal punto di vista commerciale. Ne abbiamo già uno sotto la nostra sede, a Faenza. Per noi, poi, è fondamentale la formazione. Abbiamo un centro di formazione, a Faenza, dove, soprattutto per quanto riguarda il mondo del bar e dell’Horeca (Hotellerie-Restaurant-Café) formiamo baristi che vogliono crescere e imparare a gestire un’attività. Sono accademie dove poter insegnare tutto il nostro sapere e know out ed è un’iniziativa che ci differenzia dagli altri gruppi.
Paola Benedetta Manca