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lunedì 01 Luglio 2024
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Matteo Borea: “Anche nell’uso per il caffè esploriamo l’intelligenza artificiale ma non dimentichiamo tradizioni e legami umani”

L'esperto: "Il punto non è barricarsi dietro la paura del nuovo, ma piuttosto capire come utilizzare questa tecnologia a nostro vantaggio, senza perdere l'anima di quello che rende il caffè una parte così importante delle nostre vite. Alla fine, l'innovazione nel caffè non è solo una questione di tecnologia, ma di mentalità"

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Matteo Borea, Barista Coach e terza generazione della torrefazione La Genovese di Albenga (Savona), ha voluto esprimere la sua opinione sul fenomeno sempre più in crescita dell’intelligenza artificiale nel mondo del caffè. Secondo l’esperto, grazie ad un corretto utilizzo dell’intelligenza artificiale, sarà possibile trasformare il settore del caffè migliorando processi e prodotti, ma anche rafforzando i legami umani, promuovendo la sostenibilità e celebrando al tempo stesso la diversità e l’unicità di ogni esperienza in tazza. Leggiamo di seguito la sua opinione.

Cambia te stesso o verrai cambiato (forse)

di Matteo Borea

MILANO – “Ok, fermiamoci un attimo e prendiamoci una pausa dal nostro rituale sacro del caffè mattutino per parlare di come l’intelligenza artificiale sta per irrompere nel nostro amato tempio della caffeina come un elefante in una cristalleria.

Sì, sto parlando proprio a te, professionista del caffè, che vedi l’AI come quella roba di fantascienza che minaccia di trasformare il nostro mondo in un episodio di “Black Mirror”.

Siamo onesti, il mondo del caffè ha più tradizioni di una famiglia italiana alla vigilia di Natale. E non è necessariamente un male, se non fosse che alcune di queste tradizioni sono diventate scuse per non evolvere.

Parliamo di torrefazioni che giocano ancora a chi ha la miscela più segreta, come se stessero partecipando a un episodio di “MasterChef: Coffee Edition”, mentre la realtà è che molti si appoggiano a materie prime che fanno storcere il naso anche al meno esperto.

E poi ci sono i bar (e i baristi). Oh, i bar! Quei luoghi dove l’unicità dovrebbe essere la norma, ma invece ti ritrovi in un deja-vu continuo ogni volta che varchi una nuova soglia. Titolari che improvvisano e personale che definire “mediocre” è un gran complimento. È una situazione talmente evidente che persino all’estero hanno iniziato a prenderci in giro, ma qui, cosa facciamo? Ci lamentiamo degli aumenti dei prezzi guardando Sanremo.

Ma ecco che arriva l’intelligenza artificiale (in inglese che fa figo:“e-”ai, artificial intelligence), la rivoluzione che promette di scuotere questo mondo un po’ troppo comodo nel suo “catenaccio” di tradizioni (per usare un analogia con il calcio che piace tanto all’italiano medio).

Sì, perché l’AI non è solo quella cosa che usi per farti scegliere la playlist su Spotify o per chiedere a Siri che ore sono; è una vera e propria rivoluzione che ha il potenziale di cambiare le cose al pari, se non di più, dell’avvento di Internet. E la cosa più incredibile? Cambierà tutto a una velocità almeno cinque volte superiore a quella degli anni ’90.

Ma quali sono le opportunità dell’AI per il mondo del caffè?

Andiamo subito al sodo con un esempio concreto. Il nuovo EUDR. Immaginiamo per un momento di essere in una micro roastery, dove l’odore del caffè appena tostato riempie l’aria e la competenza si mescola alla passione. Arriva il nuovo Regolamento sulla deforestazione europeo (EUDR) che pare una tempesta all’orizzonte. E se questa tempesta potesse trasformarsi in una leggera brezza primaverile?

La nostra micro roastery ama la qualità e l’etica tanto quanto ama il caffè. Con l’EUDR, deve assicurarsi che il suo caffè non contribuisca alla deforestazione, il che significa tracciare la provenienza di ogni chicco fino alla sua origine. Può af(fidarsi) solo al crudista di turno oppure affiancagli un’intelligenza artificiale.

Un sistema progettato che può analizzare i dati di approvvigionamento in tempo reale, confrontarli con le mappe di deforestazione e i registri dei fornitori per garantire che ogni chicco provenga da zone libere da deforestazione. Ma non finisce qui. Questo sistema potrebbe anche suggerire alternative sostenibili, aiutando a prendere decisioni informate ben prima che i problemi si presentino.

Ecco come potrebbe funzionare: per ogni un nuovo lotto di caffè l’AI analizza una vasta gamma di dati, dal monitoraggio satellitare delle foreste alle certificazioni di sostenibilità, passando per le relazioni ambientali e sociali. In pochi secondi, l’AI può fornire un “punteggio di sostenibilità”, indicando non solo se quel caffè rispetta l’EUDR, ma anche se si allinea con valori di sostenibilità ed etica della micro roastery.

Potrebbe anche ottimizzare la catena di approvvigionamento suggerendo i fornitori più sostenibili e “cost-efficient” o indicando i momenti migliori per acquistare, basandosi su analisi predittive dei trend di mercato e delle condizioni climatiche.

Quindi, mentre l’EUDR potrebbe sembrare un ostacolo per alcuni, per quelle che abbracciano l’AI (o accolgono il cambiamento) diventa un’opportunità per distinguersi, dimostrare il proprio impegno per un futuro sostenibile e, perché no, godersi il processo con un po’ meno stress. Non so a te, ma a me suona di rivoluzione.

Prendiamo un altro esempio: Cropster. Indubbiamente uno strumento molto conosciuto nel mondo del caffè che sta sfruttando l’AI per rivoluzionare la torrefazione utilizzando dati e algoritmi per aiutare i torrefattori a perfezionare i loro cicli di tostatura. Non è un’intelligenza artificiale questa?

Ecco, domani mattina invece di “Hey Siri” dirai “Hey Cropster, tostami un un batch di 5 kg di Nicaragua xyz per Brad Pitt (che ama farsi un V60 dolce e profumato per colazione)”.

La domanda non è se succederà ma quando.

Ciò che voglio trasmetterti con questo articolo è di non pensare solo a quei robot da film di fantascienza che finiscono per ribellarsi contro l’umanità (anche se, ammettiamolo, sarebbe abbastanza figo). No, la realtà è sia più banale che infinitamente più affascinante.

Prendiamo alcuni dei progetti già presenti nelle nostre vite: assistenti vocali che sembrano capire i tuoi bisogni meglio del tuo migliore amico, algoritmi che prevedono cosa vuoi
guardare su Netflix prima ancora che tu lo sappia, o sistemi che riescono a battere il campione del mondo di scacchi. Sembra roba da poco, task semplici e banali, giusto?!

Sbagliato. Dietro a queste “semplici” applicazioni si nascondono tecnologie capaci di analizzare quantità di dati impressionante, imparando e adattandosi a velocità che farebbero invidia a Tony Stark. E se pensi che tutto questo non abbia niente a che fare con il tuo amato espresso mattutino, ripensaci.

Mentre magari ti stai immaginando un futuro distopico in cui i baristi sono sostituiti da macchine senza anima, lascia che ti dica una cosa: l’AI non è qui per sostituirci, ma per amplificare le nostre capacità.

È come avere un super potere, ma senza dover indossare un mantello (a meno che tu non voglia, ovviamente). Non è il cattivo della storia; è piuttosto quel compagno di cui non sapevi di aver bisogno, pronto a suggerirti la prossima grande scoperta.

Insomma, l’AI nel mondo del caffè potrebbe essere la risposta a problemi che non sapevamo di avere (o non vogliamo vedere), offrendoci possibilità che non avevamo osato immaginare. E per chi si trincera ancora dietro la tradizione, beh, ricordati che anche la macchina Espresso è stata una rivoluzione tecnologica a suo tempo.

Il punto non è barricarsi dietro la paura del nuovo, ma piuttosto capire come utilizzare questa tecnologia a nostro vantaggio, senza perdere l’anima di quello che rende il caffè una parte così importante delle nostre vite. Alla fine, l’innovazione nel caffè non è solo una questione di tecnologia, ma di mentalità.

E ora, arrivati al termine di questo viaggio tra caffè e AI, permettimi di concludere con un pensiero che spero lasci il segno. Immanuel Kant, nella sua “Formula dell’Umanità” dice:

“Agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona che in quella di ogni altro, sempre anche come fine e mai semplicemente come mezzo”.

È una lezione potente di etica e moralità che trascende il tempo e che può trovare una risonanza profonda anche in sera dove l’etica sembra sfumare giorno dopo giorno. L’AI, in questo contesto, non è solo uno strumento di efficienza o un mezzo per raggiungere scopi commerciali. Al contrario, se la consideriamo attraverso la lente kantiana, l’AI diventa un mezzo per elevare l’umanità, per migliorare noi stessi e, di conseguenza, migliorare l’umanità stessa.

Quando usiamo l’AI per sostenere pratiche di approvvigionamento etiche, per preservare l’ambiente, o per personalizzare l’esperienza del caffè in modo che rispetti e valorizzi la singolarità di ogni individuo, stiamo, in effetti, trattando l’umanità proprio come un fine.

La rivoluzione dell’AI nel mondo del caffè, quindi, non riguarda solo l’adozione di nuove tecnologie per restare competitivi o per soddisfare i requisiti normativi come l’EUDR. Si tratta piuttosto di cogliere l’opportunità di usare l’AI come un estensione della nostra volontà collettiva di fare del bene, di rispettare e valorizzare ogni singolo individuo che entra in contatto con il mondo del caffè, dal coltivatore al consumatore.

Adottando gli strumenti con questo spirito, possiamo trasformare il settore del caffè in un modello di come la tecnologia può essere utilizzata non solo per migliorare processi e prodotti, ma anche per rafforzare i legami umani, per promuovere la sostenibilità e per celebrare la diversità e l’unicità di ogni esperienza di caffè.

In questo modo, non solo rispettiamo la formula dell’umanità di Kant, ma eleviamo anche il caffè da semplice bevanda a simbolo di ciò che possiamo ottenere quando mettiamo l’umanità al centro della tecnologia.

In conclusione, mentre esploriamo le potenzialità dell’AI nel mondo del caffè, ricordiamoci di farlo con un occhio alla tradizione e l’altro puntato verso un futuro in cui la tecnologia serve l’umanità, non il contrario.

Perché alla fine, diciamocelo, ciò che rende veramente speciale una tazza di caffè non è solo il gusto o l’aroma, ma il senso di connessione e comunità che può creare. E se l’AI può aiutarci a rafforzare quelle connessioni, allora forse, solo forse, saremo stati in grado di catturare l’essenza stessa di ciò che significa essere umani”.

Matteo Borea

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