Matteo Borea, Coffee Master e proprietario di terza generazione di La Genovese, una
rinomata torrefazione di Albenga (Savona), condivide il suo punto di vista su un tema parecchio caldo e discusso da tutto il settore e del quale scriviamo tutti i giorni: i rincari e futuri aumenti della materia prima, che avranno ripercussioni ulteriori per gli operatori.
Le ragioni sono le più note, dal cambiamento climatico alle difficoltà logistiche, ma c’è un’altra variabile sottolineata da Matteo Borea, ovvero la presenza sempre più rilevante di un grande player come la Cina.
Caffè Verde: il vero motivo per cui il prezzo del caffè verde aumenterà e di cui nessuno parla
di Matteo Borea
Iniziamo col dire una cosa: il mercato del caffè è un campo minato, e non sto parlando delle classiche fluttuazioni dei prezzi o dei cicli climatici che mandano in tilt la produzione. C’è qualcosa di più profondo e complesso in gioco, qualcosa che molti non hanno ancora capito. E, incredibilmente, in pochi (per non dire nessuno) ne parlano. Quindi, eccoci qui a svelare il mistero.
Il cambiamento climatico ha già messo a dura prova i coltivatori di caffè, rendendo i raccolti
imprevedibili e spesso deludenti. Se a questo aggiungiamo problemi geopolitici che destabilizzano le catene di fornitura e flussi finanziari, si capisce subito che il mercato è in una fase di trasformazione totale.
Tuttavia, c’è un altro fattore cruciale, quasi sottovalutato: l’ascesa di un nuovo attore principale nel mercato del caffè.
Questo attore si chiama Cina: il gigante silenzioso del caffè
Sì, esatto. La Cina tradizionalmente famosa per il tè, sta rapidamente scalando le classifiche come importatore di caffè.
Facciamo alcune considerazioni: la Cina è diventata la principale destinazione delle
esportazioni agricole brasiliane, con vendite che hanno raggiunto la cifra record di 104 miliardi di dollari solo nel 2023. E non è tutto: il governo brasiliano ha siglato un accordo da 500 milioni di dollari per promuovere il caffè brasiliano nella più grande catena di caffè cinese.
E gli Stati Uniti? Se si parla di Cina non si può non parlare di America!
Ah, gli Stati Uniti, sempre lì a contendersi il podio con l’UE come maggiori consumatori di caffè al mondo. Eppure, nonostante abbiano importato caffè per un valore di 8,3 miliardi di dollari nel 2023, il rapporto sempre più stretto tra Brasile e Cina è una minaccia tangibile.
Perché? Perché la Cina è passata dal 20° al 6° posto tra i maggiori acquirenti di caffè brasiliano in soli due anni che neanche Valentino Rossi ai tempi di Sete Gibernau era capace di tanto.
Questo, per il modesto parere, significa una cosa sola: meno caffè per gli altri grandi
importatori, come gli Stati Uniti e l’Europa.
Le implicazioni sono molte e il cambiamento è inevitabile.
Ma vediamo insieme cosa significa tutto questo per il mercato del caffè:
1. Spostamento degli equilibri di potere: la crescente influenza della Cina ridurrà il potere contrattuale di acquirenti tradizionali come gli Stati Uniti e l’Unione europea. Un nuovo ordine mondiale del caffè, insomma.
2. Pressione sui prezzi: la domanda cinese in aumento, combinata con le sfide produttive
legate al clima, manterrà i prezzi del caffè elevati nel medio-lungo termine. Non è una questione di “se”, ma di “quando”.
3. Trasformazione della filiera: gli investimenti cinesi accelereranno la modernizzazione e la verticalizzazione della produzione di caffè in Brasile e altri paesi produttori.
4. Geopolitica: i legami commerciali tra Cina e Brasile avranno ripercussioni sulle relazioni
internazionali, in particolare con gli Stati Uniti. È una partita a scacchi di cui stiamo appena
vedendo le prime mosse.
5. Opportunità per i produttori: nonostante le sfide, l’interesse cinese potrebbe portare
capitali e know-how necessari per affrontare le difficoltà climatiche e produttive. Una boccata d’aria fresca per molti coltivatori.
6. Evoluzione dei consumi: la rapida crescita del mercato cinese del caffè, guidata dai
giovani consumatori, influenzerà le tendenze globali di consumo e produzione.
Borea: “Ecco cosa vedo all’orizzonte: “The new normal””
E qui arriva il punto cruciale, il vero nodo della questione. Sul lungo periodo (ma nemmeno
troppo) il prezzo del caffè verde aumenterà. Punto. E non tornerà ai livelli precedenti. Anzi, potremmo considerare questo il nuovo standard.
Perché? Perché la domanda non è soltanto più alta; è più strategica, più interconnessa con
dinamiche geopolitiche e finanziarie globali.
Mi sento di dire una cosa ai miei colleghi torrefattori: non sperate in un ritorno alla normalità.
Questa è la nuova normalità. Questo è solo l’inizio di una nuova era: il caffè verde sarà prezioso e soprattutto scarso per noi europei.
Quindi, non dite che non ve l’avevo detto. Il futuro è ora, e qualcuno in Cina ha già iniziato a scriverlo… sorseggiando un tè, forse.
Matteo Borea