La filosofia di Marco Polo. Massimo Zanetti (FOTO) evoca un personaggio storico universale per spiegare l’approccio commerciale e di marketing del colosso MZB Group in un’intervista recentemente concessa alla giornalista Rachel Sanderson del Financial Times.
“Il mio intento è quello di incrementare il consumo di caffè in tutto il mondo” sostiene Zanetti, che afferma di bere più di sei tazzine al giorno.
Ma cosa può insegnare un viaggiatore veneziano del medio evo a un imprenditore del XXI secolo, alla prese con le sfide globali della nostra epoca?
“Quando vado in Cina divento cinese. Questo è il mio segreto: non cerco di cambiare i consumatori, ma di condividere con loro cose nuove”. Il tutto, quale parte di una più ampia strategia globale di crescita organica del business “a macchia d’olio”, come ama definirla Zanetti.
Ma per competere nei grandi mercati emergenti, come in quelli tradizionali, con i colossi mondiali della torrefazione servono “spalle larghe”.
Per questo, il sessantasettenne torrefattore trevigiano, erede di terza generazione della dinasty Zanetti, ha deciso di compiere il grande passo, primo fra tutti i grandi torrefattori italiani: collocare in Borsa oltre un terzo del capitale della capogruppo.
Un’operazione che Zanetti afferma di avere avuto in animo da decenni, sin da quando prese in mano le redini dell’azienda di famiglia.
La quotazione garantirà continuità e “mi consentirà di rimanere con la società sino a quando morirò o non sarò più utile” afferma ancora Zanetti ridendo.
Obiettivi: l’intervallo di valorizzazione indicativa del capitale economico della società è compreso tra un minimo non vincolante di 11,60 euro per azione e un massimo vincolante di 15,75 euro, pari al prezzo massimo.
In caso di integrale sottoscrizione dell’aumento di capitale, la capitalizzazione del gruppo potrebbe raggiungere i 540,2 milioni di euro.
I proventi derivanti dalla quotazione saranno utilizzati dalla società “in via prioritaria” per rimborsare anticipatamente il finanziamento per l’acquisizione dei singaporesi di Boncafé Group, conclusa esattamente un anno fa per 85 milioni di dollari. MZB Group intende utilizzare l’estesa rete commerciale di Boncafé – azienda leader in sud-est asiatico e medio oriente – per far conoscere in tutta l’area di presenza il marchio Segafredo.
Andranno inoltre a ripianare i debiti e a finanziare l’espansione nei nuovi mercati e nel segmento premium.
La scommessa più grande rimane, naturalmente, quella della rivoluzione tecnologica del porzionato: un segmento cresciuto, su scala mondiale, dai 6,6 miliardi di euro del 2012 ai 9,7 miliardi del 2014.
Il FT osserva come Zanetti potrebbe essere l’apripista per una serie di importanti cambiamenti a livello finanziario, proprietario e patrimoniale nel mondo del food italiano. I segnali e i prodromi di un cambio di filosofia non mancano.
FT cita, ad esempio, la recente acquisizione della catena “La Piadineria” (una novantina di punti vendita in nord e centro Italia) da parte di “Idea Taste of Italy”, il fondo gestito da Idea Capital (De Agostini). Ma anche la quotazione di Eataly, che potrebbe avvenire sin dal prossimo anno.
Se l’ipo di MZB Group avrà successo, sostiene l’articolo, gli ambienti bancari non escludono, che altri grandi nomi italiani possano seguire le sue orme. Tra i possibili candidati: illycaffè e i colossi della pasta Giovanni Rana e De Cecco.
Sfatando il tabù storico che vuole il capitalismo familiare all’italiana spesso allergico alla quotazione in borsa.
Il tutto non senza una nota di velata nostalgia per i tempi che cambiano. “Mi sento come un padre che dà in sposa la figlia – conclude Zanetti – È un momento di dolore, ma anche di gioia. Bisogna capire che, nel momento in cui la società è quotata in borsa, non è più tua. Ma so che il gruppo ha un futuro e che continuerà a crescere.”