MILANO – Il caffè di qualità è una scelta che non sempre è compiuta dai ristoratori per svariati motivi di cui abbiamo ampiamente discusso. Eppure, la cultura di questo prodotto passa proprio attraverso iniziative virtuose -e, per tanti versi, coraggiose- come quella di Massimiliano Unere. Il ristoratore che ha deciso di adottare il caffè biologico Lavazza ai suoi clienti, proprio per contribuire al cambiamento nell’approccio alla tazzina di fine pasto. Riprendiamo un articolo di Chiara Boracchi per lifegate.it.
Massimiliano Unere, nella sua Latteria 2.0, il caffè è una priorità
La svolta culturale passa attraverso la scelta di un caffè biologico nel locale di Massimiliano Unere. Il quale ha voluto proporre ai suoi clienti un’offerta coerente, dal primo, al dessert sino alla tazzina. Con l’elemento comune di prodotti sostenibili, sicuri, biologici e a km zero.
Lo stile della Latteria 2.0 richiama un po’ gli anni ’50 negli arredi e accoglie i consumatori più consapevoli dal giorno della sua apertura, avvenuta un anno fa. L’obiettivo iniziale era quello di replicare, attualizzata, l’atmosfera dei bar latteria del passato.
La recente adesione a LifeGate Café
Il locale è entrato poi a far parte della rete che unisce i locali che tengono alla qualità della vita e rispettano l’ambiente. Ecco il racconto direttamente dalle parole di Massimiliano Unere, per capire i motivi che lo spingono verso un servizio e un consumo sensibile alla sostenibilità.
Come nasce la Latteria 2.0?
“Volevo ispirarmi alle botteghe di un tempo, ai bar latteria presenti nelle città del nord Italia negli anni ‘50 e ‘60. Il nostro claim è ‘Oggi come allora’. Vorremmo che questa versione 2.0 del locale di quartiere fosse la versione moderna di quello che rappresentavano questi locali, e cioè un punto di ritrovo per giovani e famiglie.”
Com’è la filosofia del suo locale? E come vengono scelti gli ingredienti?
“Si tratta di un white bar, cioè di un locale in cui non vengono servite bevande alcoliche, ma la varietà dell’offerta riguarda solo i prodotti dolciari. Qui tutto viene preparato in modo artigianale e sul momento nel nostro laboratorio a vista. Insieme alla caffetteria tradizionale con il caffè Lavazza Alteco biologico e alla caffetteria speciale, offriamo ogni tipo di latte.
Abbiamo deciso di acquistare le materie prime dai contadini a noi vicini, sia per motivi ambientali, sia per valorizzare e supportare il nostro territorio. Per tutti gli altri ingredienti, come per esempio la farina, prediligiamo la filosofia della filiera corta. Cerchiamo fornitori vicini.”
Cosa vuol dire per lei gestire un locale in modo sostenibile?
“Per me significa sensibilizzare in primis il team di lavoro e promuovere costantemente e giornalmente la cultura del risparmio energetico. Attraverso l’uso di lampadine Led a basso consumo, un utilizzo oculato dei sistemi di riscaldamento e raffrescamento. Infine, un corretto conferimento dei rifiuti. Una buona raccolta differenziata è fondamentale per un locale come il nostro.
Sembra poco, ma invece è un’operazione importantissima. E poi abbiamo deciso di arredare la Latteria 2.0 con materiali ecocompatibili, come il legno o il pallet. Abbiamo contattato un fornitore di stoviglie ecologiche, per ridurre l’impatto di coppette e vaschette d’asporto dei gelati. E stiamo facendo realizzare menù in carta ecologica. È vero che queste operazioni hanno un costo. Ma penso possa valerne la pena: rappresentano un bel messaggio che contribuisce a sensibilizzare il pubblico. Insomma, ce la stiamo mettendo tutta.”
Cosa significa per lei aver aderito al progetto LifeGate Café?
“Significa promuovere un cambiamento culturale. Adottare comportamenti sostenibili non deve essere visto come un costo, ma come un’opportunità. Considerare la sostenibilità come una scelta dai costi elevati è solo un pregiudizio. In realtà comporta risparmi sul lungo periodo. Nonché vantaggi nei confronti della clientela che è sempre più informata e consapevole delle problematiche ambientali.”
Cosa pensano i suoi clienti di Lavazza Alteco?
“I miei clienti sono molto attenti e quindi apprezzano moltissimo il caffè biologico e tutta la filosofia del locale. Vengono anche dai paesi limitrofi per conoscerci. Raccontiamo spesso la storia del caffè Lavazza Alteco. Parlando di come viene prodotto e di chi lo produce. Quella del caffè bio è una realtà poco conosciuta. Sono contenti.”
Con la sua scelta di sostenibilità pensa di riuscire a modificare il comportamento dei clienti?
“Assolutamente sì. Un bar è un locale pubblico: in quanto tale, siamo tenuti a diffondere la cultura ambientalista. Il cambiamento climatico è reale ed è un problema. Ha un impatto sul nostro presente: quello dell’aumento degli eventi estremi, qui in Liguria, è un argomento che conosciamo bene, purtroppo. Oggi più che mai l’ambiente va capito, va tutelato, e ciascuno nel proprio piccolo deve contribuire a diffondere questa consapevolezza tra le persone.”