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lunedì 04 Novembre 2024
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Parla Mario Rubino: Kimbo è il piacere che unisce tutti, sta a ciascuno saperlo preparare

Kimbo è il, terzo torrefattore di caffè in Italia: come è possibile arrivare ad un traguardo così importante? Leggiamo le parole dello stesso titolare

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NAPOLI – Mario Rubino, co-titolare di Kimbo, in margine al convegno Gran caffè Italia ha accettato di rispondere ad alcune domande. Per parlare del caffè di Napoli e della storia di un’azienda familiare di successo.

Mario Rubino è il testimone di un percorso di crescita

Nelle pubblicazioni firmate Kimbo si legge che «La famiglia Rubino ha sempre messo in pratica i consigli dei clienti».

Che cosa chiedono i clienti, oggi?

“Sicuramente i primi clienti del bar Rubino hanno contribuito, con i loro consigli, alla definizione del gusto tutto partenopeo del caffè, prima “…do Brasil” oggi Kimbo.

Ricordo che, da bambino, in famiglia correvano voci sul famosissimo Antonio de Curtis, in arte Totò. Allora non ancora noto ai più.

Napoli caffè totò peppino
A destra Antonio De Curtis in arte Totò mentre sorbisce un caffè espresso; a sinistra c’è Peppino del Filippo

Abitava in via Santa Maria Antesaecula n°109, nei Vergini, cuore della Napoli antica. Poco più in la del bar di famiglia. Si diceva che fosse solito entrare, ordinare un caffè, sorbirlo.

Abitualmente si accendeva una sigaretta. Poi, tra una smorfia ed una moina, disquisiva con i miei parenti sulla nera bevanda. Lasciando, oltre i suoi sapienti consigli, spesso, per i più bisognevoli, anche ‘un caffè sospeso’.

Sembra strano che, in un periodo di crisi e carestia, si lasciasse pagato il caffè e non un panino; un maritozzo o un piatto di pasta. Sicuramente indispensabili e più nutrienti.

Ma a Napoli, il culto del caffè è stato da sempre considerato un momento così piacevole della giornata da volerlo necessariamente condividere, ogni volta, con qualcuno. Anche se in quel momento non presente o comunque sconosciuto.”

Oggi invece, non sono più i clienti a chiedere

Mario Rubino Lavazza
Mario Rubino al convegno Gran caffè Italia di Napoli del quale è stato tra gli organizzatori. A destra si intravvede Giuseppe Lavazza

Precisa Mario Rubino. “Siamo noi a formulare domande per interpretare meglio le esigenze del mercato; ma, soprattutto, per cercare di creare cultura specifica in materia.

Abbiamo sempre più bisogno di veri “palati sopraffini” perché il caffè non sia più solo una comune pozione nera. Ma diventi obbligatoriamente una bevanda ricercata e raffinata; faccia quindi il necessario salto di qualità, come è già successo per il vino.”

Mai più un caffè qualsiasi ma un caffè strutturato

Continua Mario Rubino. “Proprio come mai più il vino del contadino ma un vino costruito.”

Mario Rubino è un industriale del caffè molto particolare

Mario Rubino Pietro parisi
Al centro sullo sfondo: a sinistra Mario Rubino, tra gli organizzatori del convegno, e lo chef Pietro Parisi

Per anni ha infatti esercitato la professione del medico specialista di urologia.

Perché il salto in azienda?

“Una simile domanda mi fu fatta quando scelsi di intraprendere, più di trenta anni orsono, la carriera medica. Un salto nel buio allora ed un altro due anni fa: felice di averli fatti entrambi.

Il primo, ragionato, mi è servito per rendermi indipendente. Per non sentire il peso di essere il figlio di uno dei più grossi imprenditori napoletani.”

Una partenza un po’ in ritardo

“Avevo bisogno di realizzarmi con le mie sole forze. Non volevo essere indicato soltanto come il Dott. Kimbo, figlio di Elio. Piuttosto, volevo che Elio diventasse anche il padre di Mario.

Cosa che nel tempo è successa. La mia carriera individuale, però, non può prescindere dal fatto che la tranquillità economica mi ha sicuramente permesso di non accettare “troppi compromessi”. O comunque formarmi al meglio delle mie capacità. Sempre grazie, papà.”

Oggi una nuova e tormentata scelta

” Ovvero quella di lasciare l’ospedale per andare a dirigere l’azienda di famiglia con gli altri miei parenti. Ho seguito questa volta, non più la ragione di ieri, ma l’istinto. Non me ne pento.

E’ stata quasi una scelta obbligata dal ricordo delle parole dei miei zii, i fratelli di papà. Loro, continuamente, mi dicevano: “Quando finisci di giocare a fare il medico? Vuoi finalmente cominciare a lavorare? L’azienda ti aspetta…”.

Ed invece sono stato io ad aspettare, senza volerlo, la loro dipartita per prendere la decisione.

Mi dispiace non aver potuto lavorare con loro ed apprendere da loro. Fortunatamente però, il carisma di Francesco, Gerardo ed Elio trasuda da ogni pietra. Da ogni angolo, da qualsiasi punto ci si fermi e ci si soffermi.

Hanno lasciato di loro un ricordo indelebile, che ancor oggi fa grande l’azienda.”

Silos Kimbo
Una veduta dei silos dello stabilimento di Melito di Napoli

Un mondo tutto nuovo per Mario Rubino

“Intrigante, ammaliante, stimolante e anche molto logorante. Se prima c’era tanta fatica, anche fisica, oggi c’è tanta stanchezza mentale. Due modi di lavorare così diversi per sentirmi sempre vivo e stimolato.”

Lei resta comunque un medico, eppure pone più l’accento «sulla pausa caffè come momento straordinario tutto da gustare».

Mentre, gli aspetti salutistici del caffè?

“Quando ho cominciato a fare il medico, del caffè non si parlava poi così bene. Anzi, ascoltavo spesso notizie riportate negative.

Per cui mi sono formato solo nell’idea che il caffè era il “leitmotiv” del risveglio, della prima colazione; dell’incontro con un amico, nella pausa di lavoro. Oppure della conclusione di un affare e della voglia di fumare.”

Solo oggi la ricerca ha esaltato tutte le proprietà benefiche del caffè

“Questo ormai è diventato “la panacea di tutti i mali”. Da un eccesso all’altro. Comunque, anche io, ho lavorato sugli effetti terapeutici del caffè in toto; applicandoli alla mia specializzazione. Trovando grossi riscontri positivi nella prevenzione del carcinoma prostatico.”

Capitolo made in Italy

Per Kimbo non è «una semplice dicitura da stampare sulle etichette allo scopo di esprimere l’italianità di un prodotto».

Che cosa è allora il made in Italy per Mario Rubino

Come lo individuiamo nella produzione e negli oggetti che Kimbo propone?

“Credo molto nel made in Italy. Perché sono un “romantico campanilista”. Sono convinto che non debba essere solo una dicitura dell’etichetta, per vendere di più. Piuttosto una vera e sana “mission”.

Forse questa mia filosofia, che traspare in molto di ciò che faccio, è l’espressione di un profondo egoismo: l’amore per i miei figli.”

Agire localmente per una crescita nazionale

“Fare qualcosa per Melito (dove è il sito produttivo) che è in provincia di Napoli che è una provincia della Campania che una regione d’Italia, significa migliorare le condizioni di vita di qualcuno.

Contribuire in piccolissima parte allo viluppo dell’economia nazionale. A beneficio anche della mia famiglia.

Oggi sono fiero di poter dire che in alcune piccole aziende artigianali, di cui la Kimbo si avvale per creare la linea dei prodotti entertainment, alcuni operai sono stati finalmente assunti stabilmente; questo mi inorgoglisce.

Certamente mi direte che i costi di produzione sono più alti. Certo, sono ben consapevole di ciò e cerco di affrontare coerentemente il mercato. Margino di meno e chiedo scusa al consumatore che è costretto a pagare di più.”

Per Kimbo la K sta nel nome e nel marchio della Cuccuma K

Voi di Kimbo siete sostenitori della cuccumella. Sia pure rivisitata in chiave moderna, d’acciaio, non della moka. Solo per motivi legati alla tradizione napoletana o c’è dell’altro?

Kukkuma Kinbo croppata
La cuccuma K di Kimbo

L’aspetto tecnico

La cuccumella permette di scegliere la temperatura di estrazione mentre la moka brucia sempre il caffè? La cuccumella lavora a 90° la moka ha bisogno di 115° per far salire il caffè.

“Noi di Kimbo siamo soprattutto sostenitori della “kappa”. La consonante che identifica il nostro marchio. E’ diventata, oramai da tempo, il portafortuna aziendale.

Non solo abbiamo chiamato le cuccumelle in acciaio, riproduzione fedele di quelle in alluminio, rivisitate per le piastre ad induzione, con il nome Kappa di Kimbo. Ma immaginando la kappa (mantello) di San Gennaro, al posto del manico.

Ideata  la “moka Gennarina”

“Prossima ad apparire sul mercato. Nulla a che vedere quindi con le estrazioni e temperature. Noi vogliamo solo produrre il caffè per tutti, sta a voi saperlo preparare.

Molta artigianalità, molto fatto a mano nell’oggettistica Kimbo entertainment

Quando oggi tutta l’oggettistica arriva dalla Cina…

Kimbo entertaiment
La copertina del catalogo Kimbo entertaiment ricco di decine di articoli

“Bene, rispediamola al mittente, prendendo coscienza di una grande difficoltà: le persone. In Italia, sono abituate oramai alla disoccupazione ed all’arte di arrangiarsi.

Hanno dimenticato “il valore del lavoro”. Nostro dovere è insegnarlo nuovamente. Però, con il dovuto rispetto verso l’individuo.”

Poi ci sono le tazzine difettate

“Perché difettate? Mantengono benissimo il loro contenuto. Sono appositamente “malfatte”, ad una ad una e numerate. In ricordo di mia nonna che non buttava via niente fino a quando assolveva al suo scopo.”

Tazzine difettate kimbo
La vanità dell’imperfezione, le tazzine difettate sono disponibili anche nella versione per mancini

Non un “consumismo” ma un “consumatoismo”

Cioè consumazione estrema del prodotto. Su ogni piattino un detto napoletano diverso. Tradotto in italiano a sottolineare che la tradizione in Kimbo è ancora viva.”

Capitolo pasta al caffè

Ma come vi è venuto in mente un prodotto del genere e su scala industriale?

pasta KimboLa pasta al caffè è prodotta con caffè Kimbo dal pastificio fratelli Moccia nella Fabbrica della pasta di Gragnano (Napoli)
La pasta al caffè è prodotta con caffè Kimbo dal pastificio fratelli Moccia nella Fabbrica della pasta di Gragnano (Napoli)

Risponde Mario Rubino. “Il caso ha voluto che trasformassi uno scherzo in una opportunità. Durante una cena con gli amici Moccia, ho messo un po’ di polvere di caffè nel loro piatto; pensando di fare loro cosa sgradita mentre invece è stato l’inizio di un successo.

Il gusto del piatto gourmet è stato esaltato e tutti gli altri commensali hanno imitato il mio gesto sconsiderato.

Creare una “farina di caffè”

“E’ allora che ho pensato a qualcosa da aggiungere alla semola nell’impasto della pasta. Molti sono stati gli esperimenti prima di trovare il dosaggio e gusto giusto. Ma, finalmente, ce l’abbiamo fatta.

Però, ad un certo punto, mi è sorto un atroce dubbio. Vuoi vedere che la pasta al caffè può essere tossica per chi la mangia? Così l’ho fatta analizzare dal Prof. Alberto Ritieni. (Università degli Studi di Napoli Federico II-Dipartimento diFarmacia).

Un prodotto finito funzionale

“Il responso è andato al di la di qualunque aspettativa. La pasta per le sue caratteristiche organolettiche, poteva essere considerata funzionale.

Non che funzionasse meglio delle altre, quindi non scuoceva. Però, aveva alcune peculiarità intrinseche considerate benefiche.”

Quali?

Minore potere glucidico perché parte della farina è stata sostituita dalla farina di caffè. Molto sapida quindi adatta agli ipertesi perché la quantità di sale da aggiungere all’acqua di cottura può essere diminuita.

Ricca di acido clorogenico, funzione antiossidante del caffè. Diminuisce l’assorbimento del colesterolo ed aumenta la peristalsi intestinale.”

La pasta di Mario Rubino, ideale per gli sportivi

“Infatti, iingerendo gr. 100 di tale prodotto ricevono contemporaneamente l’energia glucidica della pasta e quella caffeinica di una tazzina di caffè.

Comunque, gli studi continuano e chissà cosa scopriremo in futuro. Per adesso la pasta ha una sua regolare produzione e la distribuzione sul territorio nazionale è in costante aumento; è anche possibile trovarla in alcune farmacie che trattano prodotti alimentari particolari.”

Le borse solidali «made in Scampia»,
Borsalità

Come è riuscito a mettere insieme il caffè, le borse e la solidarietà?

“E bastato un incontro, poche chiacchiere e padre Fabrizio Valletti, un gesuita che opera a Scampia. Il quartiere dove hanno girato il celeberrimo film “Gomorra”.

Le borse solidali fatte a Scampia con i sacchi del caffè svuotati nella torrefazione Kimbo
Le borse solidali fatte a Scampia con i sacchi del caffè svuotati nello stabilimento Kimbo

Mi ha infuso una voglia irrefrenabile di sentirmi utile. Come aiutare il centro Hurtado? (punto di incontro e di lavoro di tante donne e ragazzi che hanno almeno uno dei componenti della famiglia in carcere).”

Impiegare la capacità produttiva nella sartoria

“Cosi, la Kimbo ha deciso di donare loro i sacchi di caffè dismessi; perchè possano essere lavorati e trasformati in borse.

Queste ultime, sono tutte acquistate in regime di esclusività e rivendute. Aggiungendo un solo Euro per fini fiscali.

In questo semplice ma efficace modo, la Kimbo è diventata garante del loro guadagno senza lucrare. Inoltre, le borse, vendute a prezzi estremamente contenuti, seguendo la vecchia strada di perdizione delle esperte manufatturiere, oggi redente, “vanno a ruba”.

I coppetielli, che Kimbo ha interpretato in una versione in ceramica, da usare con la classica caffettiera napoletana per evitare l'uscita dell'aroma durante la preparazione dell'espresso
I coppetielli, che Kimbo ha interpretato in una versione in ceramica, da usare con la classica caffettiera napoletana per evitare l’uscita dell’aroma durante la preparazione dell’espresso
Ed ecco per finire Aroma scaramantico realizzato da Guido La Puca e che rappresenta l'unione di due realtà della tradizione napoletana: il corno e il caffè, qui il corno di caffè! Strofinare per credere
Ed ecco per finire Aroma scaramantico realizzato da Guido La Puca e che rappresenta l’unione di due realtà della tradizione napoletana: il corno e il caffè, qui il corno di caffè! Strofinare per credere
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