L’Associazione italiana Tè & Infusi (AssoTè Infusi) ha rilasciato un articolo sulla coltivazione degli infusi made in Italy. Marco Bertona – il massimo esperto italiano in materia – illustra la sua opinione marcando diversi punti chiave nella lavorazione del tè. Leggiamo di seguito l’articolo dell’Associazione.
Il tè made in Italy
MILANO – Il tè è la bevanda orientale per eccellenza, ma chi dice che il tè non possa anche essere made in Italy? Siamo sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, terra di camelie per eccellenza, perché la pianta del tè è una Camellia, della specie “sinensis”. E qui, da oltre 10 anni, si sperimenta la coltivazione e la produzione di un tè tutto italiano, organico e a chilometro zero.
Ad oggi sono una decina le realtà – tra privati e aziende florovivaistiche – che, grazie alla supervisione tecnica di Marco Bertona – il massimo esperto italiano in materia – si sono cimentate nella coltivazione di piante da tè. Questo in particolare sul litorale piemontese del Lago Maggiore, tra le province di Novara e Verbania.
“Micro-piantagioni, intendiamoci, non coltivazioni estensive come quelle che troviamo nei Paesi tradizionalmente produttori” precisa Bertona, “ma un fenomeno molto interessante, che merita sicuramente di essere seguito”.
Marco Bertona è un tea taster professionista diplomato in Cina presso l’Università di Scienze Agrarie di Canton, direttore esecutivo dell’Associazione italiana tè & infusi (AssoTè Infusi) e membro del Gruppo Intergovernativo sul tè della FAO.
“Attenzione però” chiosa l’esperto “perché non basta coltivare le piante da tè per averlo perché il tè è come il vino: un conto è produrre una buona uva, un altro è fare un buon vino”.
Le diverse lavorazioni secondo Bertona
A tale riguardo Bertona spiega che “i teneri germogli della pianta, una volta raccolti, sono la materia prima con cui sarà prodotto il tè. Infatti, il prodotto finito, le foglie secche tanto per intenderci, che chiamiamo per l’appunto tè, non è altro che il risultato di un lungo e complesso processo di lavorazione”.
Infatti, “a differenza di tutte le altre piante medicinali e aromatiche – le cui parti, dopo la raccolta, vengono solo essiccate -, le foglie della pianta del tè, prima di essere pronte all’uso, devono subire diverse lavorazioni che, a seconda dei tè, possono richiedere da un minimo di due giorni, sino a diversi mesi per alcuni tè fermentati.”
Perché è proprio nella lavorazione che si nasconde il segreto di un buon tè
“Certo” precisa ancora il professor Bertona, “la varietà botanica utilizzata, le tecniche colturali adottate, l’ambiente e il microclima, sono decisivi per determinare la qualità delle foglie verdi, ossia la materia prima. Ma sarà solo in seguito alla lavorazione che le note primarie si esprimeranno e unitamente a quelle secondarie, che si svilupperanno in seguito alla lavorazione, faranno grande e unico quel determinato tipo di tè”.
L’alchimia della lavorazione secondo Bertona
Davvero una vera e propria alchimia quella che succede durante la lavorazione delle foglie della Camelia del tè, di cui il maestro Bertona sembra proprio essere un grande esperto.
Infatti, dalle foglie raccolte dalle diverse piantagioni sul Lago Maggiore, dopo opportune e sapienti procedure, il maestro Bertona, negli anni, ha prodotto due tipologie diverse di tè: nel 2019 un tè nero, vincitore in Cina del Gold Award in una gara internazionale dedicata a questa tipologia di tè, mentre nel 2020 un tè bianco, medaglia d’oro al Teas of the World di Parigi nella categoria dei tè bianchi.
2022: l’anno del tè made in Italy
Questi prestigiosi riconoscimenti internazionali sono un’ulteriore conferma alla capacità italiana di produrre eccellenza ed innovazione anche in nuovi mercati, e le competenze tecniche del professor Bertona hanno aperto la strada ad una nuova vita e ad una potenziale filiera del mercato del tè made in Italy, che vede le sponde del Lago Maggiore, come la zona meglio vocata per la produzione di una nuova eccellenza italiana.
Ed è così che anche quest’anno il professor Bertona ci ha stupidi con una nuova produzione, un’altra eccellenza italiana, ossia il tè verde del Lago Maggiore. Ma, cosa ancor più sorprendente, è la discesa in campo anche di una storica azienda italiana, La Via del tè di Firenze che, a sorpresa, ha lanciato anch’essa il proprio tè verde italiano.
Il miglior tè Italiano
Quella di un tè made in italy sembra quindi una realtà ben affermata. A questo punto però tra i tea lovers sorge spontanea una domanda: ma qual è, ad oggi, il migliore tè italiano?
In rete abbiamo trovato diverse testimonianze di persone che, a vario titolo, si sono cimentate nell’assaggio comparativo delle due produzioni nostrane e, cosa sorprendente, tutte concordi nel dare la preferenza ad uno dei due prodotti.
Tuttavia, i giudizi tecnici sui tè in questione che ci sono sembrati più rigorosi, accurati e meglio articolati, sono quelli di Gabriele Messina, esperto in tè cinesi di alta qualità e tea buyer della ditta tedesca Nannuoshan.
La sua dettagliata descrizione può essere letta in questo link.