MILANO – Una rivoluzione culturale dell’Italia del tè: questo racconta Marco Bertona, presidente di AssoTè Infusi, parlando del Registro Nazionale degli Operatori Professionali del settore Tè e Infusi e l’elenco dei componenti del Comitato Tecnico-Scientifico dedicato alla formazione permanente degli associati – in conformità con la Legge del 14 gennaio 2013 n. 4.
Un modo di provare la professionalità che non è offerto da nessun altro ente italiano e che rappresenta invece una svolta nella cultura del tè nel Bel Paese. La qualifica rappresenta lo status professionale dell’operatore a cui vengono riconosciute l’insieme delle sue competenze, conoscenze ed esperienze con l’assegnazione di un numero d’iscrizione identificativo e univoco.
Questa attestazione di qualità e di qualificazione professionale non è direttamente collegata all’aver portato a termine un corso, ma dipende innanzitutto dall’iscrizione alla stessa Associazione ed al rispetto dei requisiti da essa richiesti, di cui l’attività formativa è solo una componente.
Esistono ad oggi queste qualifiche professionali:
Tea Sommelier, Tea Trader, Tea Taster, Tea Blender, Tea Educator, Tea Event Planner, Tea Party Planner, Personal Tea Butler, Maître Tea Sommelier, Master in Tea Ceremonies, Tea Barman, Tea Chef, Tea Planting Expert, Tea Processing Expert ed Herbal Infusions Specialist.
Bertona, facciamo un passo indietro: con quante professioni è iniziato il registro e con quali obiettivi nel 2013?
Bertona: “Tutto si concretizza nei primi mesi del 2013, quando entra in vigore la legge sulle libere professioni: da quel momento ci siamo attivati come Associazione professionale, ai sensi di questa stessa legge che prevede appunto la costituzione da parte di enti professionali come il nostro, di istituire i propri registri.
Sin dal principio siamo partiti con tutte le professioni che oggi sono sul sito, perché erano già state pensate addirittura ai tempi della costituzione della nostra Associazione nel 2004, quando le abbiamo incluse persino nel nostro Statuto.
Parliamo di anni nei quali l’Italia si trovava ancora nella preistoria del tè. Vent’anni fa non c’era nulla, ma avevo già individuato le varie figure professionali da sviluppare in futuro, ispirandomi alla mia esperienza cinese, dove molte di queste erano già codificate. Partimmo subito con il Tea Sommelier e il Tea Taster, che erano fantascienza nel panorama italiano.
Se penso poi nello specifico al Tea Sommelier, a quei tempi non esisteva neppure un percorso formativo dedicato nel mondo: siamo stati i primi come Associazione a considerare questo ruolo all’interno di un’offerta professionalizzante. Nessun’altra realtà didattica o Associazione di categoria, aveva mai proposto un corso di questo tipo, neppure in Cina. Ho avuto questa intuizione essendo italiano e avendo alle spalle l’ambito del vino.
Poi con l’entrata in vigore della legge, abbiamo avuto modo di far emergere anche le altre categorie: undici anni fa eravamo comunque in anticipo e oggi restano più o meno tutte ancora attuali.
Anche l’esperto nella piantagione e nella lavorazione del tè, ora è una figura spendibile: ci sono tante persone che per diversi motivi stanno coltivando le proprie piantine e sono interessate ad imparare. – e aggiunge Bertona – Posso dire che nel 2024 il Tea sommelier rimane la professione più richiesta.”
Quali sono i principali vantaggi di entrare a far parte di questo registro nazionale?
“Innanzitutto partirei dalla distinzione tra i vari Tea Sommelier. Come dicevamo è la categoria professionale più in voga e ne individuerei tre tipi: quelli che si autoproclamano tali, coloro che hanno seguito dei corsi più o meno professionalizzanti che rilasciano però soltanto delle certificazioni di partecipazione senza alcun valore legale e infine i Tea Sommelier in possesso di un’attestazione di professionalità ai sensi della legge 4-2013.
Qual è la differenza tra le prime due etichette? Nel primo caso non si attesta la professionalità, ma si certifica l’aver portato a termine un corso. La legge va oltre questo e prevede l’attestazione di qualità e di professionalità sui servizi prestati.
Questa può essere rilasciata solo da un ente terzo libero e indipendente, cioè l’Associazione professionale di settore che opera ai sensi di legge, che si assume la responsabilità di ciò che afferma. Non è il professionista quindi che si auto definisce, ma c’è un’attestazione esterna del proprio grado di professionalità e servizi.
Sembra facile, ma non è una procedura così intuitiva: i nostri stessi soci non conoscevano la differenza. C’è dietro un po’ un blocco culturale dietro, perché in Italia non abbiamo mai avuto una norma che regolasse la libera professione. Questo sistema di riconoscimento invece è molto diffuso ad esempio nei paesi del Nord Europa. AssoTè sta provando a far comprendere anche ai propri membri l’unicità del registro.”
Bertona, serve oltre essere iscritti all’Associazione, anche completare quali corsi formativi per ottenere la qualifica?
“Per poter ottenere l’attestazione di professionalità è obbligatorio per legge, essere iscritti ovviamente all’Associazione di categoria (l’attestazione decade infatti nel momento in cui non si è più soci) che si rende responsabile legale rispetto a ciò che sancisce.
È obbligata a sua volta ad aprire uno sportello a disposizione degli utenti: se per esempio un cliente di un nostro socio riscontra dei problemi, può rivolgersi all’Associazione di categoria che ha rilasciato l’attestazione che dovrà controllare l’operato dell’operatore e trovare soluzioni adeguate. Quindi si danno garanzie a tutela del consumatore finale.
Ancora per legge, è previsto l’aggiornamento professionale e la stessa attestazione viene rilasciata in base a dei parametri stabiliti dalla stessa Associazione. Per concludere ci si appoggia ad un codice deontologico, che prevede anche delle sanzioni qualora non vengo rispettato.
L’iscrizione è frutto di un percorso di studi, dalla frequentazione di corsi e dal superamento di un esame di idoneità capacità professionale, sia scritto, orale e pratico. Una volta portato a termine questo processo e valutate le esperienze professionali, si viene inseriti all’interno del registro a seconda delle proprie competenze.
Le attività professionali svolte valgono infatti come crediti formativi e quindi è evidente che sono molti i passaggi in più rispetto alla semplice certificazione di partecipazione.
Per fare un esempio pratico: se ci sono due corsisti, uno che parte dalle basi e uno come Igor Battistin, maître del Caffè Florian, con anni di esperienze professionali maturate nel settore, il primo potrà aver svolto le lezioni e sviluppato un percorso molto interessante allo stesso modo di Battistin, ma non potrà mai avere la sua stessa esperienza e le stesse competenze maturate negli anni.
Con una sola certificazione, è come se tutti al suo ottenimento risultassero allo stesso livello, ma la differenza tra i due corsisti invece è riconosciuta dall’attestato, che garantisce la professionalità e la qualità del servizio. Per me è stato difficile da spiegare come concetto. Per questo motivo noi abbiamo strutturato sei livelli di Tea Sommelier (da quello di sala sino a quello di Executive Tea Sommelier).
Con l’aggiornamento di cui abbiamo parlato prima, che avviene ogni anno tramite corsi e attività organizzate dall’Associazione, si può salire di livello. Ma va da sé che si progredisce soprattutto con l’esperienza sul campo. È sempre la pratica fondamentalmente a fare la differenza.”
Quanti sono attualmente gli iscritti al registro?
Bertona: “Abbiamo diversi registri a seconda delle professioni. Non sono tantissimi e sono pubblicati sul sito. Perché non sono così numerosi? Perché la maggior parte degli operatori ricade tra gli autoproclamati o tra quelli certificati ed è un fattore culturale dietro che non fa comprendere l’importanza di avere l’attestazione professionale di qualità.
Un altro ostacolo è legato al fatto che non si tratta di un percorso adatto a tutti, ma soltanto a coloro che sono davvero intenzionati a portare a termine un obiettivo professionale che però resta in continuo aggiornamento. Si tratta di prendersi un impegno vero e proprio che io considero normale per chiunque voglia svolgere queste professioni ad un certo livello.”
A chiusura, Bertona lascia una nota positiva:
“Questi ultimi due anni ho notato però che stanno arrivando da noi persone che hanno già seguito dei corsi presso altri enti e che possono quindi fare il paragone tra quello che hanno già esperito e quello che hanno trovato da noi.
Prima hanno scelto altri percorsi formativi e solo di recente hanno voluto contattarci in quanto interessate ad ottenere l’attestazione di qualità professionale. Questo è sintomo di una maggiore consapevolezza attorno al ruolo del registro e al valore di ciò che noi diamo in più. Una decina dei nuovi corsisti sono in fase di completamento, in attesa di superare l’esame.”