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sabato 23 Novembre 2024
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Manuela Fensore, seconda latte artist del mondo: “Soddisfatta, migliore gara della mia carriera”

La campionessa: "Mi sono confrontata con 6 finalisti molto forti: il vincitore chiaramente poi è uno solo. C’è sempre da considerare che alcune figure possono colpire maggiormente e quindi che oltre all’aspetto tecnico ne esiste anche uno più soggettivo. La differenza tra me e il primo posto è stata talmente minima, di appena 7 punti, che ho capito che la scelta per gli stessi giudici è stata difficile"

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MILANO – Ancora forte è l’emozione per il secondo posto al campionato mondiale di latte art portato a casa da Manuela Fensore, che dopo 5 anni che non saliva in pedana al World of Coffee, è tornata più forte di prima con qualcosa da raccontare e da dimostrare. Nuove regole, nuove sfide: Manuela Fensore c’è ed è felice.

E lo conferma lei stessa: “In effetti ho visto che tanti dopo la premiazione hanno pensato che non fossi soddisfatta di questo secondo posto. Ma voglio tranquillizzare tutti: il risultato che ho ottenuto mi ha reso orgogliosa soprattutto perché so di aver realizzato la migliore gara di tutta la mia carriera sin qui.

Mi sono confrontata con 6 finalisti molto forti: il vincitore chiaramente poi è uno solo. C’è sempre da considerare che alcune figure possono colpire maggiormente e quindi che oltre all’aspetto tecnico ne esiste anche uno più soggettivo. La differenza tra me e il primo posto è stata talmente minima, di appena 7 punti, che ho capito che la scelta per gli stessi giudici è stata difficile.

Ma per il riscontro che ho avuto e le valutazioni che ho ottenuto, mi posso ritenere molto soddisfatta dopo essere mancata per 5 anni sul palco mondiale.”

Fensore, come mai dice che è stata la migliore performance rispetto a quando ha vinto il primo posto?

manuela fensore copenhagen
Manuela Fensore al World of Coffee di Copenhagen (immagine concessa)

“Perché al mondiale di quest’anno ho potuto portare l’esperienza di tutte le mie gare passate. Approcciare una nuova sfida avendo a che fare con una macchina superautomatica, con le tazze e un format nuovo e un regolamento modificato, mi ha permesso di focalizzarmi sullo speech e la comunicazione di quello che avevo ancora da trasmettere.

La macchina faceva gran parte del lavoro e questo è stato il quid in più che ha
reso la mia gara diversa dal solito, durante la quale ho potuto presentare la mia idea di latte art e me stessa.

Ho portato qualcosa di fresco, che facesse sorridere, leggera – soprattutto visto il periodo che stiamo vivendo – attraverso delle baby tales dedicate ai bambini”.

L’idea dei baby tales come nasce?

Fensore: “Quando ho pensato alla gara ho detto a Carmen: mi piacerebbe portare una filastrocca.

Le figure di Manuela Fensore con la filastrocca abbinata (foto concessa)

Purtroppo non avevo idea di come tramutare questo pensiero nella pratica. Nel mio team per fortuna c’è da sempre stata Cristina Caroli, che appena dopo due giorni aveva già scritto una filastrocca che mi ha conquistato. A quel punto ho unito la parte tecnica al filo logico e all’armonia della presentazione creata con Cristina, ho studiato la dizione e i tempi, per arrivare ad offrire una vera performance. “

Quali sono state le tazze che ha pensato?

“Sono analoghe a quelle che avevo portato ai campionati italiani, ma fortemente potenziate e una è stata modificata completamente. Ho deciso quindi di continuare a lavorare su figure già consolidate e grazie all’allenamento e implementando le skills, sono riuscita ad elevare la difficoltà di realizzazione.

Quella più complessa e la più realistica, è stata la giraffa: se si disegna con un’unica linea dalla spalla al collo il viso della giraffa, si deve padroneggiare una tecnica specifica per scaricare la crema del latte in modo da delineare le macchie dell’animale. Ricavare un buon contrasto di queste senza rovinare la rosetta e la linea, non è affatto semplice, specialmente sotto stress.

Per fortuna la mia esperienza mi ha permesso di sentirmi molto sicura in pedana. Ero certa di trasmettere quello che avevo imparato, perché credevo tantissimo nel mio concept.

Ed io l’ho sempre detto: se si portano figure che senti tue, è difficile fare troppi errori in gara. Le altre figure poi sono state la volpe che arriva all’uva, l’elefante che trasporta un cesto di mele e intanto ne porta una sulla proboscide per mangiarla e in espresso, una zebra piccolina.”

Fensore, quindi la superautomatica è promossa?

“Devo dire che mi sono facilmente adattata alla macchina, anche perché ho avuto la possibilità di allenarmi con questa, avendola noleggiata da aprile a giugno.

Così mi sono studiata bene la ricetta: la sua particolarità è che si poteva regolare la pressione e la gradazione del latte a proprio piacimento. La cosa più complessa è stata cercare di registrare la modalità con cui montare il latte glossy, ovvero privo di bolle visibili a occhio nudo.

Nel complesso però mi sono trovata bene e posso dare soltanto feedback positivi. Anzi, ritengo che questo sia il futuro nella ristorazione e del mondo gare. Si può competere tranquillamente usando questa macchina e la nostra gara ne è stata la dimostrazione plastica.

Non tutti gli altri competitor la pensano esattamente come me e alcuni lo vedono come un passo indietro: in realtà per me è uno step successivo. Certi sfidanti non si sono trovati bene con la lancia e quindi non si sono qualificati. Ma chi veramente ha avuto la possibilità di allenarsi con l’attrezzatura della gara ha potuto esprimere al meglio la propria performance. “

Le bevande vegetali tutto ok quindi?

“L’hanno inserita come opzione molto a ridosso della competizione: noi abbiamo usato Oatly che già padroneggio bene. La difficoltà maggiore è stata quella di trovare la giusta taglia del disegno proporzionata alla tazza, perché ricordo che montare la bevanda vegetale dà un risultato più spumoso e quindi un tratto più spesso.”

Ma lei ha vissuto il mondiale anche di Carmen Clemente, non è stata proprio a digiuno per 5 anni

“Sì è stata un’esperienza vista sotto un’altra veste, ossia quella del coach e mi ha dato altre emozioni. Certo competere non è come fare da allenatore: alla fine sei solo tu in pedana a lottare contro te stesso e le paure di fallire.

Dietro di te poi ci dev’essere un team che crede nelle tue capacità. Bisogna attirare un po’ la fortuna verso di sé: nelle competizioni c’è anche quello che entra in gioco.

Per me la “sfortuna” in questo caso è stata la mancanza totale di contrasto in un elemento della rosetta che ha determinato un effetto sfocato alla figura. Questo mi ha un po’ penalizzato, perché un piccolo dettaglio può abbassare i voti dei moltiplicatori.

Una piccolezza che mi ha tolto la vittoria, ma questo mi fa crescere e so già dove dovrà lavorare.”

Quindi Fensore si sta già preparando per il prossimo?

Manuela Fensore mostra la sua ultima creazione (immagine concessa)

“Per dire che sono pronta ad affrontare di nuovo le competizioni è presto: non ho ancora le idee chiare.

Lascio la porta aperta, con la certezza è che non smetterò di allenarmi, ma soprattutto di creare che è la mia passione più profonda.

In ogni caso ci tengo a dire ancora che sono molto felice di com’è andata. Quello che ho raggiunto non è banale: io ho già un titolo mondiale e questo è stato un rimettermi in gioco perché ho ancora qualcosa da raccontare e quindi un successo.

Scegliere le persone giuste che ti accompagnino in questo percorso, è fondamentale. Nella preparazione c’è bisogno di sostegno moralmente e organizzativo. Ringrazio tantissimo per questo Cristina Caroli, che è stata la figura chiave per tutta la mia evoluzione.

Carmen Clemente ovviamente, onnipresente in ogni mia performance: senza di lei nulla sarebbe stato lo stesso. E poi Sca Italy e tutti gli sponsor che hanno fatto la differenza. Mi sono sentita, da campionessa italiana e del mondo 2019, davvero sostenuta dalle aziende che hanno investito nel mio potenziale e nel ritorno di immagine.”

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