MILANO – “Al campionato italiano ho voluto portare tutta me stessa”. Così ha esordito Manuela Fensore, campionessa italiana Latte art, quando siamo andati a trovarla nel luogo in cui si muove meglio: il laboratorio di formazione in via Giacinto Bruzzesi 25, nel cuore del Giambellino.
Qua, seduti al bancone di quello che in origine era il Barlady, ci ha raccontato le sue sensazioni dopo la vittoria di gennaio. Assieme ai suoi prossimi progetti rispetto al mondiale e anche oltre.
Manuela Fensore: il post tricolore e il pre mondiale
È stata una totale messa in gioco, per lasciare l’impronta di sè sulla crema e poi servirla ai giudici, assieme all‘esperienza della malattia e della convalescenza.
Manuela Fensore ha scommesso su se stessa ed è stato il racconto del suo sacrificio, della sua rinascita, a consegnarle il primo posto. Eppure, nonostante tutto, questo traguardo non ha lasciato dietro di sè il retrogusto di vittoria.
“Dopo aver vinto i campionati italiani, ho ricevuto più critiche che congratulazioni. Probabilmente perché la mia vittoria, ha stupito un po’ gli altri concorrenti.
Infatti, era la prima volta che mi misuravo in una competizione di questo livello. Con la mia presenza perciò ho spiazzato tutti, essendo comparsa un po’ dal niente.
Io per prima non ci avevo creduto: la spinta è arrivata da Carmen Clemente e Luigi Lupi. Che mi ha iscritta alla gara a mia insaputa.”
Continua Manuela Fensore, mentre prepara una delle immagini che le hanno consegnato il voto della giuria: “La mia è stata una scelta un po’ azzardata. Non era scontato infatti che una preparazione così personale, potesse piacere ai giudici.
Anche Luigi Lupi, inizialmente, mi ha messa un po’ in guardia. Ma io ho trovato un senso solo nell’espormi totalmente. E lui mi ha dato il suo totale sostegno.”
I social un’arma a doppio taglio
Certo, ormai è risaputo che mezzi come Facebook e Instagram hanno molti pro e tanti contro. Ne è una dimostrazione la stessa Manuela Fensore che, se da una parte ha ottenuto una maggiore visibilità per chi vuole intraprendere un percorso formativo con lei, dall’altra, ha dovuto confrontarsi con commenti non sempre felici.
“Le critiche ricevute dal momento in cui ho vinto il tricolore, non sono state costruttive. Soprattutto perché non si è quasi mai trattato di giudizi tecnici sui quali avrei potuto anche lavorare. Ma piuttosto di attacchi personali. Che, ovviamente, non mi sono stati per niente d’aiuto. Soprattutto in prospettiva del mondiale, una sfida per la quale ci si prepara innanzitutto con la testa. Ricevere questi feedback negativi non giova di sicuro a mantenere la giusta preparazione psicologica.”
In vista del mondiale quindi, parte un po’ abbattuta?
“Affatto. Sono una persona molto discreta e attenta a far trapelare soltanto ciò che voglio del mio vissuto. Per cui, chi ha voluto pronunciarsi su di me senza neppure conoscermi, ignora anche la mia grande forza interiore.
Ora per me è diventata una sfida ancora maggiore, che va al di là del mondiale. Voglio dimostrare con i fatti che il mio titolo nazionale non è stato frutto di casualità. E lo farò proprio facendo del mio meglio come italiana al mondiale.”
Si sta già preparando per la sfida di novembre?
“Cerco di allenarmi costantemente, nei limiti di quello che mi concede l’alternanza con i corsi di formazione e gli altri impegni lavorativi.
Basta pensare che, anche soltanto rimanere fermi una settimana, determina una perdita di manualità. È per questo mi sforzo quotidianamente di trovare uno spazio da dedicare alla preparazione.
Poi, sono convinta che operare sulla tazzina non sia il solo modo per tenersi in allenamento. Io inizio la mia routine la mattina alle 5. Mi sveglio e esercito la tecnica.
Però, anche quando mi occupo di seguire gli allievi, oppure quando stacco per occuparmi di mio figlio, la mia testa è sempre focalizzata sulla performance.
La Latte Art non è semplicemente una questione di movimenti. Per arrivare al gesto, all’immagine da riprodurre sulla schiuma, è necessario innanzitutto averli visualizzati prima nella mente.”
Quindi sarà un’estate armata da tazze e lattiere?
“Ogni momento è utile per cimentarsi. Anche quando ci concederemo una settimana di vacanza, sarà comunque in compagnia di tutta l’attrezzatura. Non partiremo certo sprovviste degli strumenti necessari a mantenersi allenate.
Poi, dopo aver passato questo breve periodo in cui si rallenta un poco, si torna a pieno regime. Assieme al mio preziosissimo team con il quale lavoro in perfetta sintonia.
Abbiamo tutti delle idee che mettiamo sul tavolo e su cui poi lavoriamo assieme. Ed è la cosa essenziale per me: poter contare su pochissime persone, senza il timore di esser abbandonata per strada.
Luigi Lupi, Martina Lupi, Chiara Bergonzi e Carmen Clemente: su di loro posso poggiarmi al cento per cento per formare un team formidabile. Come mi piacerebbe lavorare sempre: un po’ come i coreani. Che sono indubbiamente forti nella tecnica ma, soprattutto, fanno gruppo in maniera incredibile. C’è molto sostegno e collaborazione. ”
Ha già una storia da raccontare al mondiale, come ha fatto per il campionato italiano?
“Ho esaurito la necessità di raccontarmi con le immagini che mi hanno portato alla prima vittoria nazionale. Non ho più la stessa esigenza di condividere una parte di me così intima.
Per il mondiale invece, penso di concentrarmi su delle figure che siano d’impatto allo sguardo. Molto tecniche e che colpiscano esteticamente.”
Manuela Fensore indica il disegno più complesso da realizzare per il Latte Art Grading gold level. “Per eseguirlo in maniera perfetta, non basta possedere una buona tecnica, bisogna essere impeccabili al millimetro. La simmetria è tutto.”
L’angelo circondato dalle figure più geometriche
Dopo l’esperienza del mondiale, idealmente collocandosi tra i primi posti, quali sono i suoi progetti?
Gli obiettivi di Manuela Fensore non sono piccoli. “Continuare sicuramente con i corsi di formazione e le collaborazioni con Caffè Musetti. Sento forte la responsabilità di aiutare anche chi verrà dopo di me e vuole sperimentare la Latte Art a livello competitivo. Quindi manterremo viva la linea della didattica, anche perché abbiamo riscontrato un forte interesse da tutta Italia.
Poi, con Carmen, abbiamo in cantiere un sogno piuttosto ambizioso, ma al quale siamo molto affezionate: trasformare questa nostra iniziativa in qualcosa di più grande, un’accademia.
Uno spazio che non si limiti ad essere una scuola dove si svolgono le lezioni. Ma un ambiente che sia anche un punto di riferimento nazionale per tutti i Latte Artist che magari sono anche soltanto di passaggio a Milano e vogliono passare qualche ora ad allenarsi. Ecco, noi vorremmo essere il luogo in cui approdano tutti gli artisti del cappuccino.”
Possiamo dire che questo suo mondiale ha un valore simbolico aggiunto?
“Sì. Oltre alla conquista del titolo, c’è in ballo la mia voglia di riscatto per i tanti sacrifici che ho fatto per arrivare fin qui. E che la gente spesso non nota o decide di ignorare.
Qua si tratta – conclude Manuela Fensore – di mantenere alta non soltanto la mia professionalità, ma anche il mio essere donna e madre.”
Per maggiori informazioni sui corsi: su fb, oppure contattandole al seguente indirizzo email. Consultabile anche il loro sito.