RIMINI – Ecco in esclusiva, l’intervista a Emanuela Fensore. Barista e Campionessa italiana Latte art 2018.
Manuela Fensore è innanzitutto, barista. Ma dove?
“In via Bruzzesi, siamo in una zona che spacca in due Milano. Tra il Giambellino e la zona rinnovata di Milano.”
Per vincere un campionato italiano, è necessario essere baristi?
“In parte sì. Perché la maggior parte del saper lavorare con delle attrezzature specifiche, trova lì la sua origine. Poi si cresce. Sotto ogni punto di vista.
Conosci la materia prima e cerchi di migliorarla sempre. Cosa fondamentale per qualsiasi tipo di preparazione. Che sia la Latte art, che sia i Campionati baristi o Ibrik. Ci vuole sempre una base per allenarsi. Per conoscere l’attrezzatura e la materia prima. Che sia il latte o il caffè.”
Com’è arrivata Manuela Fensore al Campionato Italiano
Quali maestri o organizzazioni?
“Mi sono innanzitutto appoggiata alla Family Musetti. La chiamo così perché mi ha supportato tanto. Mi hanno infatti regalato la formazione, investendo su di me.
Hanno messo a disposizione la loro Accademia. Potevo quindi andare da Milano a Piacenza quando volevo. Inoltre, avevo il grande supporto di Luigi Lupi.
Un grande formatore che si è molto impegnato nel seguirmi e consigliarmi. Anche bacchettarmi quando serviva. Oggi lo ringrazio tantissimo. Perché ero certa mi avrebbe portato al risultato.”
Chiara Bergonzi, ha dato una mano?
“Purtroppo no. Mi ha sempre però dato un augurio positivo. Tuttavia, essendo giudice in gara, ha sempre mantenuto giustamente le distanze. Non ci siamo mai viste né parlate. Mi sono sempre e solo formata con Luigi Lupi.”
Quindi bisogna fare meglio
“Indubbiamente si può solo migliorare. Non si è mai arrivati. Quindi domani, sarò sempre la Campionessa italiana, ma con la stessa umiltà di chi deve ancora arrivarci a quella pedana.
Penso quindi che, quello che farò io, sarà la stessa cosa che ha già fatto la Chiara Bergonzi. Cercherò anche di riscattare lei. Sono felice infatti di esser la seconda donna, dopo di lei, che è stata un esempio per tanti.
E’ stata infatti una sopresa in quanto unica donna sul podio. Tenterò di fare del mio meglio quindi, progettando un qualcosa di migliore rispetto a ciò che ho portato oggi.”
Emanuela Fensore, veva già vinto ad una precedente competizione
Organizzata dalla Faema nella sede storica del marchio milanese in Via Ventura 4.
Quindi è una seconda vittoria.
“Anche lì, una vittoria a grande sorpresa. Io mi sono iscritta infatti con la voglia di partecipare per la prima volta. Di mettermi in gioco e vincere quella timidezza che a volte mi frena dalle belle esperienze. Ho vinto una Faema E61 Legend. Sono felice quindi di aver vissuto quell’avventura.”
Bisogna però lavorare sulla paura
“E’ vero. Ai mondiali bisogna essere cecchini. In questi mesi di lavoro, penso che mi impegnerò duramente. Sono una persona molto tenace e molto critica con se stessa. Se mi pongo un obiettivo, lo devo raggiungere.
Volevo dimostrare come obiettivo, mostrare che potevo farcela alle persone che non hanno creduto in me.”
Come mai?
“Perché probabilmente le donne fanno fatica sempre ad esser accettate in un branco di uomini.”
Era l’unica donna in finale?
“No. Ce n’erano tre. Ma vedo proprio che, come donne, facciamo fatica ad esser prese in considerazione. Tra gli uomini ho trovato che ci fosse più solidarietà. Io sono comunque orgogliosa di quello che ho portato avanti.
Bisogna conquistare un po’ di ammiratori
“Sì. Assolutamente. Così come ho fatto oggi. Sono contenta di aver fatto ricredere tante persone.”
A chi dedica questa vittoria, Manuela Fensore
“A mio figlio Leonardo. Ha quasi 6 anni a febbraio. Purtroppo l’ho dovuto trascurare parecchio per poter portare a casa questa vittoria. Poi la dedico alla mia socia, Carmen Clemente. Nonché titolare della Barberi Caffè, che mi ha supportato.”
Lei che è stata una sua sfidante per la Faema
“Sì. Anche lei è stata una competitor di livello. E’ stata una bella battaglia. Perché ci contendevamo il premio. Anche se in realtà, era già come giocare in casa. Comunque non abbiamo perso quella tensione giusta nelle competizioni.”
Riprendendo suo figlio, Leonardo. Cosa si capisce a sei anni di Latte art?
“Ha capito soprattutto come si fa la prima rosetta. Lo sto spingendo infatti in quest’arte con dei risultati positivi. Lui è molto interessato. Sono felice quindi di essere la barista, la persona e la mamma che sono.
Per concludere con una questione tecnica: come ha realizzato i disegni della finale?
“I miei disegni sono sicuramente una riduzione di un periodo mio molto difficile. Io a luglio 2016, sono stata affetta di un’embolia polmonare. In pieno lavoro, ho subito 5 microembolie in un solo polmone.
Ho chiuso quindi il bar andando in ospedale sulle mie gambe. Lì, mi hanno spiegato che il polmone era abbastanza compromesso.
Da qui nasce il mio angelo rannicchiato, dormiente e solo. Questa la mia prima bevanda.”
La seconda figura
“Questa nasce invece dalla voglia di superare proprio questo periodo. Quindi di affrontarlo al meglio. Anche se le mie prime due notti sono state difficili. La mia voglia però, di andare oltre, ha fatto sì che mi dimettessero in una settimana.
Da qui l’angelo seduto che guarda la luna; speranzoso di tornare così a volare.”
Infine la terza immagine
“Ovvero il lieto fine di me che spicco il volo. Sono infatti qua oggi a dimostrare che se ti impegni, alla fine conquisti la fiducia degli altri. La voglia di mettere in gioco, quindi, ti ripaga.