RIMINI – Manuela Fensore ha centrato il bis. Dopo aver conquistato la disciplina di Latte Art nel 2018, replica a Sigep 2019 aggiudicandosi il titolo di campionessa nazionale per la seconda volta. Non è stata quindi la fortuna del principiante, ma un naturale traguardo per chi ha la stoffa del primo posto, della campionessa. Anche perché gli avversari erano gli stessi.
Fensore, il suo prolungamento è la tazza
Esordisce una raggiante Manuela: “Sono felicissima di questo grande risultato, per me inaspettato. Non do niente per scontato, specialmente dopo la mia esperienza al mondiale. Quest’anno il livello era ancora più alto dello scorso evento.
Certo, erano presenti le stesse persone, ma anche loro nel tempo hanno migliorato la tecnica. Ci sono state anche delle new entry che hanno sollevato ulteriormente il livello della competizione. Ragion per cui, prima della gara, ero un po’ scettica rispetto al risultato.”
Come si è preparata alla sfida?
“Ho preparato questa competizione nel tempo ristretto di un mese e mezzo. Perché avevo appena terminato il mondiale e, tra il lavoro e le feste, ho avuto poco spazio per riuscire a formulare delle idee un po’ diverse dal campionato mondiale.
Per questo campionato italiano ho cercato di diversificare un minimo, dimostrando che, anche in così tempo, animati di volontà, si poteva comunque trovare delle figure diverse. Ho mantenuto giusto un pattern del mondiale e il resto l’ho modificato con disegni nuovi.
Non ho creato una storia correlata quest’anno. Ho semplicemente raccontato la mia realizzazione in tazza. Ogni volta che tracciavo un disegno, ho spiegato ai giudici che cosa dovevano aspettarsi da me in gara.”
Un mese e mezzo, quante ore al giorno?
“Purtroppo poche. Dopo il mondiale ho attraversato un periodo negativo. Perché mi ha consumato soprattutto mentalmente. Di conseguenza sono arrivata stremata alla gara, sia psicologicamente che fisicamente. Avevo un po’ perso la fiducia in me stessa. E di conseguenza ero consapevole di esser più stanchi di anni. Quindi ho voluto allenarmi più sulla qualità che sulla quantità. Mettendo sempre un tocco personale.”
Per il mondiale 2019?
“Ancora non ho iniziato a prepararmi per Berlino. Indubbiamente affiancare il campione mondiale attuale, Queck allo stand Musetti, è stata una buona ricarica. Mi ha dato un po’ di forza. Ho scoperto come si può gestire ancora di più il liquido. Una parte che se padroneggiata bene, dà una spinta in più.”
Cosa preparerà per il prossimo mondiale?
“Indubbiamente ho tanta voglia di riscattarmi. Sento di aver fatto un salto in avanti dopo la mia prima esperienza iridata. Il fatto che mi abbia consumato è stato anche una conseguenza di una mia scelta nel tipo di preparazione. Ho provato stress nel semi final. Ero stanca e il clima che si respirava mi ha influenzato. Da un preliminary in cui mi sono posizionata terza, arrivare dodicesima nella fase successiva, mi ha amareggiata tanto. Non ero abbastanza lucida per valutare la giusta temperatura nel latte.
È tutto da costruire per quest’anno. Si prenderanno gli score shift di prima. Lavorerò sugli errori che hanno inciso sulla mia gara. Andrò più forte, trovando nuove idee e figure. Magari alcune le lavorerò in modo diverso con nuovi movimenti.
La grinta che la distingue e la voglia di fare bene
“Sono un po’ arrabbiata con me stessa. Perché penso di aver le capacità di posizionarmi meglio di com’è andata al primo mondiale. Il tanto tempo dedicato alla preparazione è stato un aspetto controproducente. Adesso devo lavorare meglio sulla qualità piuttosto alla quantità. A quel podio voglio arrivare a tutti i costi.”