MILANO – Le donne del caffè sono tante. Ognuna con il proprio volto, con il proprio impegno contribuisce a dipingere un ritratto complesso e eterogeneo dell’intera filiera. In questa intervista, ha aggiunto un tassello al mosaico rosa del settore, la campionessa italiana di Latte Art 2018, Manuela Fensore. Attualmente impegnata nella competizione mondiale, in Brasile, a Belo Horizonte. Sì perché la sfida mondiale di Manuela inizia già mercoledì 7 novembre poi l’8 e il 9 se riuscirà a centrare la finalissima, come le auguriamo.
Manuela Fensore va oltre la tazza
Che cos’è per lei il caffè?
“Il caffè per me è un rito al quale non riesco ancora ad oggi a rinunciare, anzi…
Specialmente da quando ho iniziato ad assaggiare varie tipologie di caffè. Mi piace molto conoscere nuove culture e indubbiamente è una “scusa” per avvicinarsi di più alla community.”
Potrebbe descrivere il suo mestiere?
“Attualmente si basa sulla conoscenza della Latte Art. Mi impegno molto sul potenziamento delle mie capacità e indubbiamente, cerco di trasmetterle con la stessa energia. Oggi poi sono una Trainer di Latte Art e insegno insieme alla mia socia Carmen Clemente, nella nostra Barlady Coffee Academy. Facciamo apprendere tutto ciò che concerne la pratica sulle varie tecniche di lavorazione con il latte su una base di caffè.”
Quando ha deciso che il caffè, la cultura del caffè avrebbe potuto essere la sua strada professionale
“Non ho scelto in realtà, ancora. Sono capitata quasi per caso all’interno questo mondo. Ma oggi è una strada che sceglierei ancora una volta. Sono stata trasportata da Luigi Lupi, trainer dell’Academy Musetti. È stato lui che, sempre grazie alla conoscenza della latte art, mi ha saputo trasportare in un settore fatto di Passion Coffee, che ripeto, non avrei mai pensato di intraprendere.”
È stata solo una scelta lavorativa oppure di vita?
“Indubbiamente, una scelta di vita… Considerando che precedentemente sono stata un Corriere Sda, il pericolo era il mio mestiere. Oggi l’unico pericolo che corro, è quello di ustionarmi con la lancia del vapore! Come detto precedentemente in altri ambiti, La Latte Art, ad oggi, così come l’essere una Barista, o una trainer, mi ha salvato da una condizione di salute non molto favorevole. Anzi, grazie a essa, sono rinata e più forte di prima.”
C’è stato un episodio particolare in cui ha pensato di non farcela e perché?
“Sì. Vuoi per una condizione di salute, vuoi perché il nostro ingresso in questo settore non è stato facile per colpa di alcuni pregiudizi, ci sono stati momenti più duri. Ma come dico sempre, lo sforzo porterà i suoi frutti e il tempo, le proprie soddisfazioni.”
Che cosa direbbe a quella se stessa del passata, in difficoltà?
“Direi che le difficoltà, anche quando sono troppe, sono stati utili per formare la persona che sono diventata. Poi, che senza questi ostacoli, sicuramente non avrei coltivato, in modo molto prematuro, i valori di oggi. Le esperienze non necessariamente belle, servono per crescere. Per costruirsi una corazza che poi ci serve per difenderci,, anche solo con indifferenza,da un mondo che non sempre è giusto. Cadere e rialzarsi fa bene.”
E invece, alle giovani donne che vogliono essere protagoniste nel settore del caffè?
“Alle giovani donne che vogliono avvicinarsi sempre di più al mondo del caffè consiglio la stessa caparbietà che credo di avere. Di coltivare la propria passione, che sia latte o caffè. Qualsiasi sia l’obiettivo, non bisogna farsi mai segnare dall’opinione altrui, se non costruttiva. Alla fine chi non sa arrivare, non saprà mai apprezzare il lavoro altrui, perché troppo focalizzato sui propri limiti, sempre giustificati. Quindi donne, mettetecela sempre tutta. Petto fuori, testa alta e attributi sempre. E, soprattutto, un sorriso.”
Descriverebbe la sua giornata tipo?
“La mia giornata tipo spesso inizia con un corso di 6 ore di formazione latte art, pratica e full immersion. Per poi finire con da ormai 8 mesi, una parte dedicata all’allenamento per il WLAC del Brasile a Belo Horizonte.
La nostra attenzione, prevalentemente si focalizza sul singolo corsista. In modo da ottenere una resa ottimale del corso. Lasciando anche un impronta più significativa a chi ci sceglie.”
Pensa che, all’interno del suo ambito professionale, sia stato più difficile come donna, affermarsi?
“Si assolutamente. Ma questo non mi ha frenato. Anzi, l’idea di voler fare la differenza, mi ha dato ancora più forza. Anche dopo 6 anni, ho preso l’esempio dal talento della nostra Chiara Bergonzi. Un pilastro importante della nostra community, e grandissimo esempio”
Come ha visto evolversi il settore del caffè nel suo ambito specifico professionale?
“Il mondo del caffè si evoluto in modo esponenziale, ed è in continuo aggiornamento e crescita. Indubbiamente tramandare le diverse culture sul caffè, e spiegarne magari le diverse tipologie di estrazione e non solo. Perché ci sono tantissime nozioni da apprendere e conoscere ha aiutato il cambiamento. Non è solo il prodotto finale ciò che conta, ma anche il principio, dove tutto ha inizio. Ogni fase rende un caffè una bevanda di qualità.”
Come intende la giornata internazionale del caffè 2018?
“Io sono stata ospitata dall’Edicola 2.0 di City Life, per Caffè Musetti. Mostrando le mie capacità e offrendo un buon servizio con il massimo della qualità del nostro prodotto, sia gustativa che visiva in tazza. Insomma, un insieme di emozioni!”
Qual è il tocco femminile che aggiunge qualcosa in più al suo lavoro?
“Di tocchi femminili ne ho ben pochi e rido a pensarci. Ma ciò che fa di me la persona che sono è l’umiltà che ho nel cuore e non solo nel mio volto. Poi cordialità correttezza e tanta passione. Ecco: penso sia più quest’ultima, la passione, il mio tocco femminile.
Amo poche cose nella mia vita, ma il mio lavoro è uno dei miei primi amori che non scorderò mai, un incontro tra sguardi e sensibilità, tra me e la tazza. Chi mi legge pensa che io sia pazza, ma chi ha mai provato anche solo per una volta, questa sensazione di essere capaci di perdersi in tazza, capisce cosa provo.”