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sabato 02 Novembre 2024
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Mal di testa: basta bere un buon caffè per prevenire il fastidioso disturbo

L’astinenza da caffeina è uno dei principali fattori scatenati di emicranie e cefalee. Glutammato monosodico e insaccati sono da evitare, mentre grassi omega 3 possono dare benefici. Una review della letteratura sul rapporto tra cibo e mal di testa aiuta a comporre il menu perfetto

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MILANO – La giornata comincia sempre allo stesso modo: la caffettiera da sei consumata in due. È la dose di caffeina a cui il fisico è oramai abituato.

Se la routine non viene rispettata e si esce di casa saltando l’appuntamento quotidiano con il caffè, inesorabilmente, nell’arco di poche ore, arriverà un insopportabile mal di testa.

L’astinenza da caffeina è infatti uno dei principali fattori scatenanti delle cefalee secondo una recente ricerca dell’University of Cincinnati Academic Health Center pubblicata su Headache: The Journal of Head and Face Pain.

Dopo avere analizzato i dati di 180 studi sul rapporto tra mal di testa e dieta, gli scienziati di Cincinnati hanno individuato due “scuole di pensiero” sul comportamento ideale da tenere a tavola per prevenire il fastidioso disturbo: la prima sostiene la necessità di escludere dal menu tutti gli alimenti i incriminati, la seconda punta sulla varietà del cibo senza imporre particolari divieti.

Partiamo dalla prima. Quali sono i cibi da evitare? Per scoprirlo Vincent Martin, del Dipartimento di Medicina Interna dell’University of Cincinnati College of Medicine e i suoi colleghi sono partiti dalla lista dei principali sospettati: glutammato monosodico, caffeina, aspartame, cioccolato, nitriti, glutine, alcol ecc. Hanno cercato tracce di queste parole chiave nelle pubblicazioni scientifiche specialistiche e hanno ricavato una serie di informazioni utili, senza troppe sorprese.

Con la caffeina bisogna trovare il giusto equilibrio: non esagerare, mantenendosi al di sotto dei 400 milligrammi al giorno, (grosso modo quattro tazzine), ma neanche astenersi perché rinunciare al caffè può far scattare il mal di testa.

Un’altra sostanza da evitare è il glutammato monosodico: indicato nelle etichette alimentari con la sigla E 621 è un additivo usato per insaporire i cibi lavorati, surgelati o in scatola, le zuppe e gli snack. Per evitare di ingerirlo senza saperlo basta mangiare cibi freschi e stare alla larga dai ristoranti cinesi. Infatti il glutammato monosodico, presente anche nelle salse da condimento per le insalate e nel ketchup, è usato abbondantemente nella cucina orientale.

Nemici della testa sono anche i nitriti, conservanti presenti nelle carni insaccate, pancetta, salumi, wurstel. Dall’analisi della letteratura scientifica è emerso che il 5 per cento delle persone con emicrania hanno maggiori probabilità di avere un attacco nei giorni in cui consumano nitriti. Passando all’alcool: vodka e vino rosso, soprattutto quello con alti livelli di istamina, sono un problema per chi soffre di cefalee.

Nel menu può invece rimenare il glutine, a meno che non si abbia una diagnosi di celiachia. La dieta “gluten-free” infatti non sembra portare alcun vantaggio a chi non è intollerante. Sull’aspartame si trovano giudizi contrastanti. È ancora presto per un verdetto di assoluzione o di colpevolezza.

Fino a qui si è parlato di cibi da eliminare. Ma ci sono diete onnicomprensive che promettono gli stessi benefici puntando su un corretto stile alimentare piuttosto che sulla esclusione di alimenti specifici.

Ce ne sono di tre tipi: quelle basate su un basso consumo di grassi, quelle che prevedono una riduzione dei carboidrati e quelle che incentivano il consumo di omega 3 a discapito degli omega 6. Chi segue la prima dovrà limitarsi a un consumo di grassi pari al 20 per cento del fabbisogno energetico quotidiano.

«Il bello di queste diete – spiega Brinder Vij, del UC Department of Neurology and Rehabilitation Medicine, coautore dello studio – è che non solo riescono a contrastare il mal di testa, ma ottengono una riduzione del peso e prevengono disturbi cardiovascolari».

La dieta chetogenica o “low-carb”, ricca di proteine e povera di caboidrati, può effettivamente ridurre la frequenza dei mal di testa, ma va seguita sotto controllo medico, avvertono gli autori dello studio.

La testa si protegge anche così

Una delle strategie alimentari più promettenti prevede un incremento di acidi grassi omega 3 e una riduzione degli omega 6. Il primo passo è eliminare gli oli vegetali polinsaturi, come quelli di mais, girasole e soia, e convertirsi all’olio di semi di lino. Sì a salmone, merluzzo e capasanta, no a noccioline e anacardi.

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