MILANO – In occasione dei mondiali baristi di Boston, abbiamo avuto la possibilità di confrontarci con il Senior Project Manager Starbucks, Major Cohen. Con il quale abbiamo discusso del successo di questa catena, da poco approdata anche in Italia.
In cosa consiste il suo lavoro all’interno dell’azienda?
“Sono il Senior Project Manager. Ma, in via non ufficiale, ricopro il ruolo di ambasciatore del caffè Starbucks per la Cina e i mercati dell’Asia Pacifico. Quindi di tutti quei mercati che restano fuori dall’Usa e l’America Latina. Dove abbiamo centinaia di migliaia di lavoratori. Io faccio parte della squadra che li supporta nella formazione.”
Qual è il modo per mantenere costante la qualità?
“L’aspetto della qualità è sempre stato un punto di riferimento per la compagnia sin dai primi giorni di apertura. E siamo quindi molto orgogliosi della costanza qualitativa del nostro prodotto. Del caffè che noi poi consegnamo all’altra parte fondamentale del nostro business, ovvero i nostri baristi. I quali sono senza dubbio tra i migliori al mondo. Perché consegnano un’esperienza ai nostri clienti, che sono poi l’aspetto più importante per noi.”
Qual’è l’origine del successo di Starbucks?
Cohen mostra pochi dubbi. “Una grande caffetteria inizia con un bell’ambiente. E poi, al suo interno, deve trovarsi un’attrezzatura eccezionale. Insomma, il meglio del meglio. Inoltre, per valorizzare ancora di più dei prodotti eccellenti, è necessario metterlo nelle mani di ottimi baristi. Quindi, di nuovo: penso che la chiave del successo di un’attività basata sulle persone, sia quella di poter contare su persone speciali.”
Cohen, secondo lei, qual è il Paese più importante per Starbucks?
“Penso che non ci sia un Paese in particolare che abbia più rilevanza. Abbiamo iniziato negli Stati Uniti e siamo molto orgogliosi di quello che abbiamo creato lì. Penso che attualmente, ci stiamo espandendo in tutto il mondo. Stiamo facendo un gran lavoro in Cina e nel mercato asiatico.
Ma il nome della Cina è quello che viene spesso fuori perché è di fatto una grande opportunità per tutti noi del settore caffè. E noi ci siamo stati e abbiamo ottenuto un gran successo. Questo non significa che ci fermeremo.
Infatti, apriamo in media un locale ogni 15 ore da qualche parte in Cina. Quindi, quando parliamo di crescita, di sicuro ci riferiamo proprio a questo Paese.“
L’apertura a Milano ha avuto grande risonanza sui giornali. Perché Starbucks ha atteso così tanto per arrivare in Italia? E perché farlo così in grande?
“Penso che ciò che volevamo sia riassumibile proprio citando direttamente Howard Schultz: “Ho un grande rispetto per l’Italia maturato sin dalla prima volta che l’ho visitata tempo fa.” Voleva insomma, un giorno, riuscire a portare l’esperienza di Starbucks in un modo di totale reverenza e che fosse un omaggio. Quindi abbiamo pensato di avvicinarci all’Italia con grande cautela. Abbiamo aperto la prima Reserve Roastery a Milano e ora stiamo proseguendo con l’apertura di altri store che dicono siano comunque belli. Insomma, stiamo facendo un buon lavoro che ci rende molto fieri.”
Quale sarà il futuro di Starbucks?
“Penso senza dubbio che continueremo il nostro percorso di crescita. Insistendo soprattutto sull’innovazione sia dell’esperienza del consumatore sia per quanto riguarda l’attrezzatura. Ma soprattutto, spingeremo sulla tecnologia. Perché i nostri clienti chiedono sempre più nuove modalità di transazione. Molto non voglio portarsi appresso i contanti, oppure non vogliono passare troppo tempo all’interno dello store, ma piuttosto voglio ordinare da fuori e solo passare a ritirare la loro ordinazione.
Quindi stiamo sempre più cercando di venire incontro a queste nuove esigenze, qualsiasi esse siano.”
Sono in tanti ad aver cercato di copiare Starbucks
“Per noi è un motivo di vanto. Siamo ancora più spinto da ciò che è giusto per la qualità e per la nostra clientela. Assicurando un’esperienza eccezionale. Rispettiamo inoltre tutti i nostri competitor, continuando a proporci come guida e innovatori.”