La figlia del boss investiva nel caffè a Milano
Rita Fontana, la figlia trentenne di uno storico boss palermitano (deceduto nel 2012), era al centro degli affari di famiglia, fra la Sicilia e Milano. Affari nella produzione e nella distribuzione di caffè.
La figlia di Stefano Fontana è stata arrestata nel maggio del 2019 nella sua abitazione di Rozzano, centro dell’area metropolitana milanese, dagli investigatori del nucleo di polizia economico finanziaria di Palermo.
Con lei finirono in custodia cautelare anche gli altri quattro imputati. Le indagini, coordinate dai sostituti procuratori della Dda Dario Scaletta e Amelia Luise e dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca (oggi procuratore capo di Caltanissetta, ndr) accertarono come il gruppo gestisse il tesoro del clan dell’Acquasanta, da sempre vicino a Totò Riina: i soldi del clan erano stati investiti nella società “Cafè Moka special di Pensavecchia Gaetano e c. snc” già sequestrata e oggi confiscata.
Rita se ne stava Milano. Ufficialmente, lei e il fratello lavorano nello studio di un commercialista. E di tanto in tanto tornavano a Palermo. Per curare affari e per prendere soldi in contanti, che viaggiavano verso il Nord, dove si era trasferito anche il più autorevole dei quattro figli di Stefano, Gaetano Fontana.
A far scattare l’indagine della guardia di finanza sui Fontana furono le dichiarazioni di due collaboratori di giustizia: Vito Galatolo e Silvio Guerrera. Gli investimenti sono emersi in maniera chiara grazie alle intercettazioni del Gico, il gruppo antimafia del nucleo di polizia economico finanziario.