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lunedì 04 Novembre 2024
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Maela Galli: «Nel nostro settore c’è tantissima competizione e molto poca coesione»

Lintervistata: "Nel 2013 ho avuto l’opportunità di avventurarmi in questo mondo, lasciando il mio lavoro per passare alla Torrefazione Cannaregio: i primi anni sono stati segnati da tanti studi e modifiche di quello che era un’attività già esistente e impostata su un concetto di caffè al volo e all’italiana"

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MILANO – Maela Galli milanese d’origine ma da 8 anni a questa parte veneziana d’adozione. Da sempre con una grande passione per tutto il mondo food che poi ha avuto la fortuna di poter tradurre in un lavoro che ama. Come la stessa torrefattrice ammette: “Il mio tempo libero lo trascorro alla scoperta di ristoranti, locali ed enoteche o di aziende/prodotti che possono essere inseriti anche in mescita ed in vendita in torrefazione.”

Maela Galli si muove all’interno della Torrefazione Cannaregio a 360 gradi

“Mi occupo di varie mansioni: dalla selezione delle materie prime – caffè verde e prodotti proposti in negozio –  alla produzione, selezione dei clienti B2B e poi della gestione dei
nostri punti vendita ed e-commerce alla presenza in negozio come barista –

L’attività è quella di una torrefazione artigianale dove, oltre a proporre i nostri caffè, seleziono e rivendo prodotti coloniali o prodotti di prima necessità, il tutto cercando il più possibile di proporne a “km 0” (o comunque provenienti dal veneto) biologici e/o biodinamici, offerti da realtà che abbiano a cuore la natura e una produzione di stampo ecostosenibile.

Quando è possibile, i prodotti (caffè, orzo, tè, spezie, cacao) vengono venduti sfusi e questo ci garantisce anche di prestare attenzione al packaging senza che siano coinvolti processi industriali per produrli.”

Il locale di Venezia

Continua Maela Galli: “E’ un’estensione del salotto di casa dove i nostri clienti si possono
trovare per un caffè al volo o per passare qualche ora in relax, gustando i nostri prodotti e godendosi la nostra compagnia. E, perché no, fare anche una piccola spesa per casa.”

Maela Galli arriva da un settore professionale del tutto diverso, ci può spiegare quale, e com’è passata al mondo del caffè?

Cos’era per lei il caffè prima di farlo diventare il suo mestiere? 

“Ho sempre ricoperto ruoli in ambito finanziario ma il mio sogno è sempre stato quello di
aprire una caffetteria sui navigli. Il caffè poi, è stato presente nella mia famiglia da subito: i miei genitori erano frequentatori assidui delle torrefazioni e avevano macchine per l’espresso dentro casa. Crescendo poi, ho coltivato questa passione visitando realtà estere da cui traevo spunto per la mia idea di caffetteria e conoscendo un mondo della bevanda che era lontano – per proposte, servizio e tipologia di consumi – a quello che era quello tipico all’italiana.

Nel 2013 ho avuto l’opportunità di avventurarmi in questo mondo, lasciando il mio lavoro per passare alla Torrefazione Cannaregio: i primi anni sono stati segnati da tanti studi e modifiche di quello che era un’attività già esistente e impostata su un concetto di caffè al volo e all’italiana.

Le prime cose che ho rivisto sono state legate agli acquisti, alla tostatura e non meno importante al servizio, incluso l’approccio con il cliente. Reputo, infatti, fondamentale il raccontare chi siamo, come lavoriamo e riuscire a servire al consumatore la tazza a lui più affine (abbiamo in mescita sempre tra le 10/12 tipologie di caffè tra blend e monorigini commerciali e 2/3 specialty coffeee).”

E che cos’è oggi il caffè per lei?

“Oggi continua ad essere una mia grande passione che mi porta, quando mi è possibile, a viaggiare – in Italia e soprattutto all’estero – per scoprire caffetterie e colleghi che si impegnano a divulgare e portare un tassello in più al pubblico verso un caffè di qualità e fatto da professionisti.

Tutta la filiera è fondamentale ma lo è anche poter contare su un barista preparato e che conosca davvero ogni singolo step della produzione fino alla preparazione finale della bevanda nelle diverse estrazioni. Il barista non deve essere una figura al di sopra del cliente ma un amico che guida e dialoga verso la conoscenza del prodotto.

Indubbiamente frequentando questo settore, ho avuto modo di crescere come persona e come professionista.”

La torrefazione in Italia è un campo tradizionalmente più maschile: com’è stato inserirsi al suo interno per Maela Galli

“Difficile. E aggiungerei che non mi sento ancora oggi del tutto inserita: non sono una figura di rilievo del settore e c’è tanta competizione e poca coesione tra le varie realtà.

Credo più in un obiettivo comune: quello di portare avanti uniti le piccole torrefazioni e la qualità, piuttosto che la competizione e la guerra al prezzo per realizzare la vendita. Negli anni la torrefazione è cresciuta moltissimo sia a livello di qualità che di varietà e i nostri prodotti sono molto apprezzati soprattutto dal pubblico estero.”

Da Milano al Veneto: perché la scelta di andare così lontano? 

“E’ stata un’occasione, un provare a mettermi in gioco lavorando in una torrefazione con caffetteria e di esplorare la mia passione per il caffè.”

Come donna è difficile comunicare con i clienti e i fornitori?

Maela Galli: “Assolutamente no. Io stessa e tutti i miei collaboratori/baristi siamo inseriti e formati con lo stesso approccio: creare un rapporto molto amichevole dove alla prima visita l’obiettivo è quello di capire i gusti del cliente in modo da poter offrire la tazza più vicina alle sue preferenze e per poter poi, in caso di clienti continuativi, crescere insieme con un percorso sensoriale calibrato. In questo modo anche il cliente abituato ai blend dei marchi più commerciali e più tostati avrà modo di essere seguito ad apprezzare il vero caffè tostato bene e perché no, arrivare ai metodi alternativi.”

Male Galli, ci descrive la sua tipica giornata di lavoro?

“Prima del periodo di quarantena generalmente passavo 2/3 giorni nei negozi e poi le restanti giornate in torrefazione per la gestione della produzione e delle attività amministrativo/ gestionali o alle visite ai clienti. Dal 4 maggio invece, il giorno di riapertura del locale di Venezia, abbiamo iniziato lavorando con orario ridotto e cerco di essere presente il più possibile in negozio per gestire le altre attività nella restante parte della giornata.”

Con lo scoppio della pandemia sono cambiate le cose?

“Si è ridotto l’orario di lavoro e abbiamo una clientela più locale e molti meno turisti. Ma c’è una nota positiva: sono aumentati ulteriormente gli utenti locali. L’orario di lavoro si è ridotto: dalla chiusura alle 19.00 siamo passati a quella anticipata delle 14.00 durante la settimana e alle 15.00 nel week end.

Questo perché ho riscontrato un variare delle abitudini a Venezia, dove noto che a partire già dal primo pomeriggio la clientela preferisce la proposta di aperitivi e quindi affluisce meno nel nostro locale che propone principalmente caffè.

La mole di lavoro è quindi concentrata soprattutto fino alle 12.00 e ho notato un approccio più slow per il primo pasto della giornata, con una maggiore attenzione alle proposte vegane (già esistenti prima dello scoppio del virus) e alla qualità dei prodotti serviti.

Ho notato anche che molte persone proseguono con il prepararsi la colazione a casa, un’abitudine ripresa nel periodo quarantena, abbandonando il caffè porzionato in capsule e tornando alla moka. Come conseguenza, sono cresciuti gli ordini di dolci da asporto e per il caffè abbiamo acquisito nuova clientela.”

Progetti futuri?

Conclude Maela Galli: “Tanti ma al momento. Dato il periodo di stand-by, aspetto settembre/ottobre per riprendere in mano i nuovi progetti e l’inserimento di nuovi prodotti soprattutto per poter gestire al meglio questo nuovo approccio al pubblico.”

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