MILANO – Da “prendiamoci un caffè” a vivere una coffee experience a 360 gradi. Si potrebbe sintetizzare così la parabola del caffè negli ultimi anni: da una crescente attenzione a materie prime pregiate, come i monorigine, a metodi di torrefazione più sostenibili e attenti a conservare le proprietà organolettiche, fino – e soprattutto – alle macchine per caffè che hanno subito una vera e propria rivoluzione a base di automazione, interfacce digitali, connettività.
La rivoluzione delle macchine per caffè
Risultato: i baristi devono pensare meno alle tecnicalità e possono concentrarsi sulla creatività e la ricerca delle giuste miscele, ricettazioni e metodi di estrazione.
Un’evoluzione premiata anche dal mercato, se è vero che a livello globale è arrivato a valere 12 miliardi di dollari nel 2023 (dati Business Research). Un mercato dove l’Italia riveste un ruolo da leader, con un fatturato di 500 milioni di euro generato al 75% dall’export (fonte Centro Studi di Anima Assofoodtec), anche grazie alla grande capacità di seguire il cliente professionale in tutto il suo percorso.
“Cresce sempre di più la richiesta di macchine per caffè espresso in cui tecnologia e innovazione sono il vero cuore del prodotto, ma anche al centro dei servizi post vendita”, osserva Eugenio Filoni, group key accounts director di Gruppo Cimbali, “per permettere al barista di potenziare e migliorare le performance, semplificando ogni azione e ottenendo sempre una coffee experience di alta qualità”.
“Utilizziamo tecnologie e soluzioni digitali innovative, come l’IoT e la connettività per lo sviluppo di macchine sia tradizionali sia superautomatiche, gestibili da remoto e con interfaccia touchless. Inoltre, sempre attraverso l’utilizzo dell’IoT, abbiamo dato vita a un software di connettività che permette un’interazione da remoto con la macchina, sempre per ottimizzare il servizio post-vendita e la customer experience”, aggiunge Filoni.
La trasformazione digitale
La trasformazione digitale contribuisce a rispondere non solo alle aspettative dei consumatori, ma anche alle criticità intrinseche del fuoricasa, come spiega Jessica Zoehner, head of global marketing di Franke Coffee Systems dal punto di vista globale di una multinazionale svizzera: “Oggi il consumatore si aspetta sempre un caffè come preparato da un barista, ovunque e in ogni momento. D’altra parte, in tutto il mondo manca il personale qualificato. Per questo Franke ha introdotto nuove macchine professionali che coniugano i concetti e tecnologie esistenti con queste nuove esigenze, combinando inoltre design italiano e tecnologia svizzera, per andare oltre gli standard del settore”.
E, parlando di modalità di estrazione tecnologiche, il vending è cresciuto moltissimo in qualità, lasciandosi da tempo alle spalle il “caffè della macchinetta” per proporre una coffee experience che coniuga il piacere con la rapidità e la praticità.
“Il vending è sempre più strategico, non solo nei luoghi di lavoro o negli altri posizionamenti tipici”, conferma Andrea Pozzolini, ceo di Rhea Vendors. “Oggi le nostre macchine hanno raggiunto un livello di qualità, design e personalizzazione in grado di soddisfare le preferenze di tutti i consumatori, con un’attenzione all’estetica che le rende adatte a diversi ambienti, e sempre di pari passo con i valori ESG. Siamo stati i primi a sviluppare una tecnologia brevettata di riscaldamento dell’acqua a induzione che permette un notevole risparmio energetico rispetto ai bollitori tradizionali, oltre ad adattare la temperatura dell’acqua alle singole ricette, aumentando così la qualità del prodotto erogato”.