MILANO – Nuovo giro di vite nello scandalo contabile che ha coinvolto il management di Luckin Coffee: in una comunicazione alle autorità di borsa americane, la catena cinese quotata al Nasdaq ha comunicato martedì il licenziamento della ceo Jenny Qian Zhiya, al timone di Luckin dal 2017, e del coo Jian Lu, quest’ultimo già sospeso dalle sue funzioni lo scorso mese, assieme ad altri 6 dipendenti. I due si sono dovuti dimettere anche dal Board.
A capo della società è stato nominato ad interim il vice presidente e membro del Board Jinyi Guo.
La decisione è stata adottata a seguito delle nuove risultanze emerse dall’indagine interna disposta oltre un mese fa da Luckin. La società è parallelamente indagata sia dalle autorità statunitensi che da quelle cinesi e dichiara di collaborare fattivamente con entrambe.
La decisione – peraltro attesa – getta un ulteriore cono d’ombra sul futuro della startup dei miracoli, nata per sottrarre a Starbucks lo scettro di leader del mercato cinese delle caffetterie.
Fondata nel 2017, dal miliardario Charles Lu Zhengyao, Luckin dichiarava, a inizio 2020, 4.500 punti vendita in Cina, contro i 4.300 di Starbucks. E il titolo – che ha debuttato al Nasdaq a maggio del 2019 – volava, a inizio anno, a una quotazione massima di 51 dollari.
Di lì a poco, l’incantesimo di spezzava. A causa dell’inizio della pandemia in Cina. Ma soprattutto delle rivelazioni di un hedge fund americano, Muddy Water, che già a gennaio denunciava, citando un rapporto anonimo, condotte fraudolente e cifre fittizie.
Nonostante le secche smentite della società arrivavano le prime turbolenze in borsa. Nulla però in confronto alla tempesta che si è scatenata a inizio aprile, quando è scoppiato lo scandalo.
Luckin ammetteva irregolarità contabili e ricavi gonfiati per 2,2 miliardi di renminbi: oltre 280 milioni di euro. Il titolo si svalutava del 75%, prima di essere sospeso dalla contrattazione, il 7 aprile.
Quale il futuro di Luckin?
Il modello di gestione di Luckin, fondato soprattutto sul forte indebitamento, aveva suscitato più di qualche perplessità sin dall’inizio. Ma non aveva impedito alla società di ottenere capitali e credito anche dai giganti della finanza internazionale.
Attualmente, il titolo è sospeso a tempo indeterminato dalla quotazione al Nasdaq. E c’è chi teme il delisting, come pure la bancarotta
Senza contare i riflessi negativi della vicenda sull’immagine e sulla credibilità di molte realtà rampanti del mercato cinese.
Gli analisti osservano tuttavia come Luckin continui a godere di ampi consensi in patria testimoniati anche dai messaggi postati su Weibo, uno dei più importanti social cinesi. I locali continuano a funzionare regolarmente, ferme restando le limitazioni imposte dalla pandemia.
E la app per le ordinazioni ha raggiunto il record di scaricamenti proprio nei giorni in cui la società autodenunciava lo scandalo contabile.
La strategia di Luckin consiste nel puntare sulle zone più periferiche e sui grandi centri direzionali. E offrire il caffè a prezzi nettamente inferiori rispetto a quelli di Starbucks, facendo leva su tecnologia, pagamenti cashless e delivery.
Un modello che rimane efficace. E decisamente resiliente, anche in tempi di nuova normalità imposta dal Coronavirus.