MILANO – La parabola borsistica di Luckin Coffee potrebbe arrivare presto al capolinea: il Nasdaq ha infatti notificato martedì alla società cinese un avviso di delisting: la richiesta di cancellazione dalle negoziazioni è motivata con ragioni di pubblico interesse e incapacità pregressa di fornire informazioni rilevanti.
Luckin ha richiesto a sua volta di essere sentita da una commissione interna del Nasdaq: l’audizione, se concessa, dovrebbe avvenire nel giro di 30-45 giorni. Nel frattempo, il titolo è stato riammesso da ieri agli scambi, con esiti non proprio incoraggianti. Nel premarket, le perdite sono arrivate al 40%.
Alle 14.00 ora di New York, le azioni continuavano a perdere più del 35%. Ed è normale che gli investitori – alla luce della prospettiva concreta di un delisting – si precipitino a vendere.
La sospensione dalle contrattazioni era avvenuta lo scorso 7 aprile, dopo l’ammissione, da parte di Luckin, di irregolarità contabili e ricavi gonfiati per 2,2 miliardi di renminbi: oltre 280 milioni di euro.
Prima di essere sospeso, il titolo si svalutava del 75%. La scorsa settimana, la società ha comunicato il licenziamento della ceo Jenny Qian Zhiya e del coo Jian Lu.
Luckin è sotto indagine sia negli Usa che in Cina
Secondo gli osservatori, la collaborazione tra le autorità cinesi e la Sec americana potrebbe essere un importante banco di prova dei rapporti tra i due paesi, in un momento particolarmente delicato.
Ci si chiede anche se la vicenda di Luckin potrà avere ricadute sugli altri gruppi cinesi quotati a Wall Street.
Nei giorni scorsi il presidente Trump ha dichiarato di volere “passare in rassegna” le società cinesi per capire se rispettino o meno le regole americane. Anche il Nasdaq sta studiando nuove norme più restrittive.
Il tutto, mentre i locali della catena in terra cinese continuano a funzionare regolarmente, ancorché nei limiti imposti dal Coronavirus. E l’azienda gode di ampi consensi in patria, come dimostrato dal successo della app per gli ordini online.