domenica 22 Dicembre 2024
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Lucianina e il “Pensiero Debole” su Starbucks e le palme in piazza Duomo

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MILANO – Al dibattito sulle palme in piazza Duomo a Milano e sull’arrivo di Starbucks in Italia si aggiunge questo contributo semi-serio, ma non banale, di Luciana Littizzetto, pubblicato nella rubrica “Il Pensiero Debole”, che la vulcanica cabarettista tiene nello spazio Torinosette de La Stampa.

Grande grana in Val Padana. Motivo del contendere? Le palme in piazza del Duomo a Milano. Io sto dalla parte delle palme. Scusa eh. Già non vogliamo più l’olio di palma e adesso ci fan schifo anche le palme? Guarda che non deve essere facile in questo periodo fare la palma.

E poi con tutti sti peli sul tronco e nessuno che ti faccia la ceretta, i frutti che sembrano degli amici di Maria e il punteruolo rosso che ti aspetta dietro l’angolo.

Che poi tutti a dire: ma già nell’Ottocento c’erano le palme in piazza del Duomo…e va beh…che vuol dire? Prima ancora c’erano pure i tirannosauri in piazza del Duomo ma non è che li rimettiamo… Nel pleistocene c’erano gli pterodattili che si mangiavano i milanesi… eppure…Oppure dicono: Si doveva mettere qualcosa di più legato al territorio.

In effetti la palma non è proprio una tipica pianta lombarda, è un po’ come vedere un panettone in una pasticceria di Teheran.

Dall’altra parte uno dice: ma certo che non ci va mai bene niente. Sempre no, sempre no, sempre no. Ma se a Milano l’aria fa schifo, fra un po’ mettono la mascherina anti smog anche alla Madunina, lascia che ci siano ste quattro palme che facciamo un po’ di fotosintesi clorofilliana!

Se no cosa mettevano di più milanese, una risaia per via del risotto giallo? Un ossobuco alto sedici piani? Una foresta di Castagni con Maroni piazzato in mezzo a fare il nano da giardino?

Comunque l’amministrazione dice che questa scelta era anche un po’ per fare entrare soldi nelle casse del Comune visto che queste palme le ha pagate Starbucks per farsi pubblicità.

Starbucks la catena mondiale di caffè, quelli che te lo fanno nei bicchieri di cartone da un litro che per berlo tutto ti ci vogliono sette ore minimo. Entri il mattino, chiedi un caffè, se ti va bene verso sera l’hai finito perché te lo servono rovente.

Escono i vapori come dalle solfatare di Pozzuoli.

Appoggi il labbro e ti fa l’effetto spada quando la forgia il fabbro. Comunque. Sai quanto paga? Circa 200 mila euro per tre anni. 200 mila euro?

Ma è pochissimo! Fa 70 mila euro l’anno! Ma ti pare? Ma questi di Starbucks son pieni di soldi. Figurati che Starbucks solo nel Regno Unito consuma circa 23 milioni di metri cubi d’acqua al giorno: l’equivalente del fabbisogno della Namibia.

Dovevamo pelarli. Spalmarli. Cioè. Vuoi mettere le palme e i banani in piazza Duomo?- (Sì perché pare che adesso che aggiungano anche dei banani. Che forse lì non c’è riferimento all’Ottocento ma, lo dico a Sala, dite che è un omaggio a Berlu, che è un milanese illustre, dal grande banano) – .

Dicevo. Metti il banano?

E sai io dove te la metto la banana? Mi devi coprire d’oro.

Scusa.

Gli dai piazza del Duomo mica i giardini davanti al capolinea dell’59. E con quei soldi lì vai a coprire le emergenze sociali della città.

Ma guarda che gli architetti di giardini fighetti di Milano per metterti due euforbie e quattro potus ti chiedono molto di più. Io ragiono da casalinga disperata che fa i conti della serva.

Se la globalizzazione non puoi combatterla almeno sfruttala!

Certo bisogna poi solo fare attenzione. Perché poi capace che non ti fermi più.

Il prossimo anno Calzedonia alla befana appende poi le calze sul Palazzo Sforzesco, e MacDonald per sponsorizzare la Fiera di Milano, ti chiede poi di mettere un Big Mac tra le mani di Giuda nel Cenacolo di Leonardo.

Comunque a me piacciono. Son carine. Spettinate e vitali. Io mi sarei più preoccupata se avessero messo dei cartelloni quelli alti 70 metri. Quelli sì che stonano.

Solo che a quelli ormai ci siamo abituati.

Luciana Littizzetto

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