RIMINI – Nespresso è conosciuta soprattutto per il consumo domestico. Ma esiste anche la linea Professional, di cui si occupa Luca Dussi, che abbiamo incontrato al Sigep 2019.
I consumatori sono abituati all’uso in casa propria, ma Nespresso come si esprime nel B2B?
“In Italia le capsule nascono proprio nel fuori casa. Ai tempi del loro lancio, era difficile che le macchine venissero acquistate per un uso domestico a causa del costo elevato. Quindi i produttori hanno iniziato a offrirle in comodato ai piccoli uffici a fronte dell’acquisto delle capsule e dando così origine all’Ocs.
Oggi le capsule continuano a essere usate negli uffici ma anche nell’horeca. In particolare dove i volumi sono ridotti.”
Per quanto riguarda il fuori casa oltre il lavoro
“Anche da questo punto di vista esistono diversi trend ormai consolidati. Ad esempio, le
camere d’albergo: oggi la presenza di una macchina espresso al suo interno è diventato
un elemento di pregio che compare anche nelle guide. Uno standard di qualità che viene comunicato nelle riviste di alberghi, che lo elencano tra i servizi offerti. Così come la
televisione, il wi-fi o il parcheggio gratuito”.
Infine il canale dei ristoranti
“Spesso nella ristorazione si servono poche tazzine, per cui l’utilizzo del caffè in grani rappresenta una sfida in termini della corretta gestione della materia prima. In questi casi il porzionato rappresenta la giusta soluzione per chi vuole costanza qualitativa e varietà di offerta.”
Il terzo segmento dell’Horeca: i pubblici esercizi
“Ci sono una moltitudine di formule e il porzionato trova sempre più applicazione nei
segmenti in cui il caffè non è il core business, ma rappresenta un completamento
dell’offerta. Il porzionato dà la possibilità all’esercente di concentrarsi sul core business focalizzandosi sulle attività per lui/lei a più alto valore aggiunto, contando su una qualità facile e costante.
Basti pensare alle realtà come le gelaterie, le pasticcerie e le bakery, in cui il caffè gioca un ruolo sempre più importante.”
La preparazione rapida del caffè consentita dalle capsule, fa pensare al movimento dei cocktail a base caffè. Facilitato da questo sistema
“Assolutamente sì. Il caffè diventa un ingrediente che si presta alla variabilità dei cocktail.
Caffè Guatemala, India e Brasile, per esempio, hanno caratteristiche diverse. E soprattutto una resa diversa. Per cui mi aspetto che un bartender scelga il caffè per tipo così come sceglie ogni altro ingrediente.”
Le capsule Nespresso sono due
“Gli standard sono due, anche se forse è poco noto. Nel mondo professionale utilizziamo
uno standard dedicato, che chiamiamo B2B. Le capsule hanno una forma peculiare basata su un principio di estrazione diversa rispetto a quello delle capsule Classic.
Ha delle caratteristiche più adatte ad un utilizzo professionale e sono progettate e
realizzate per erogare un numero di tazze molto superiore rispetto alle macchine
domestiche.”
Poco noto quindi? Non è importante
“Se io vado al ristorante, quello che ordino non è la forma di una capsula. I clienti che
utilizzano Nespresso scelgono l’alta qualità e le caratteristiche proprie del nostro caffè”
Le capsule nel Vending
“Nespresso non propone macchine vending nel senso tradizionale, ma, proprio per andare
incontro ai bisogni in questo particolare segmento, abbiamo sviluppato una confezione,
chiamata Gourmet Pack, che viene distribuita nelle macchine snack per essere utilizzata
con le nostre macchine OCS. In questo modo diversi grandi uffici hanno accesso alla
nostra offerta B2B.”
Il futuro sta nella qualità
“Il mondo del caffè si sta evolvendo: fino a 20 anni fa era monocolore. Oggi il consumatore è curioso e si dimostra aperto verso formule di retail e metodi di estrazione nuovi per l’Italia.
In questo contesto, il nostro compito è stimolare il consumatore alla qualità. Siamo a
diretto contatto con i nostri clienti in tutti i nostri canali distributivi e non ci limitiamo a
vendere, ma cerchiamo un dialogo al fine di stimolare consapevolezza.
Oltre ai produttori e ai consumatori nella filiera giocano un ruolo importante anche gli
operatori professionali, siano essi pasticceri, gelatieri o ristoratori. Trovo deludente, a fine pasto, ricevere la richiesta banale: “un caffè”. È come se a inizio pasto mi proponessero: “Un vino?”. Oltre a non avere senso, a mio avviso, è un’occasione persa.”
Proporre una carta del caffè cosa comporta?
“Nella nostra esperienza, chi propone un’offerta di caffè stimola la curiosità del cliente e vende di più, spesso a prescindere dal prezzo. Alla chiusura del pasto bisognerebbe chiedere quali invece di quanti caffè. Magari consigliando a seconda dei cibi degustati.
Noi siamo convinti che la diffusione della qualità e della conoscenza si traduce in un
beneficio per tutti: produttore, esercente e consumatore.”