MILANO – Nell’eterna sfida tra Roma e Milano, dietro al bancone del bar sono i baristi romani a vincere. Questo perlomeno il verdetto pronunciato da una testata a diffusione nazionale, che per la cronaca ha la sede centrale nella capitale e da un opinionista romano. Verdetto che vuole sfatare polemiche e luoghi comuni parlando anche del lato umano del mestiere del barista. Riportiamo di seguito l’opinione del direttore Davide Desario per Leggo.
I baristi migliori del mondo? Sono quelli che lavorano a Roma. Non ce n’è per nessuno. Sono veloci, ironici, intuitivi, ma soprattutto sono amici.
Già, ogni barista è un buon amico di quel cliente che tutte le mattine gli si presenta al bancone: gli basta poco per capire se ha dormito male o per niente, se ha problemi di lavoro, se al telefono sta discutendo con la moglie, con il marito o con l’amante.
Se ha difficoltà economiche, se si è fatto male a calcetto o se gli rode solo perché ha perso la Roma o la Lazio. A volte sono anche scorbutici come un amico deve anche saper essere.
Milano, per esempio, sarà pure più efficiente, più dinamica ma non avrà mai i baristi romani. Perché se all’ombra della Madonnina vai per sei mesi nello stesso locale, il barista continuerà a chiederti ogni mattina: «Cosa prende?».
A Roma no. A Roma, lo scrissi già qualche anno fa, dopo tre giorni sanno come ti chiami, se il caffè lo prendi lungo e corto, macchiato o liscio, con il dolcificante o lo zucchero di canna, col cornetto o senza.
Chi trova un barista a Roma trova un tesoro
Solo che il romano se ne accorge soltanto quando non c’è più: quando il bar chiude, vende a imprenditori con gli occhi a mandorla o a soldi che puzzano. E allora fategli un sorriso ogni tanto a quell’amico barista che conosce tutte le nostre manie, i nostri vizi e ogni tanto ci regala pure una parola buona.
Davide Desario