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sabato 02 Novembre 2024
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Londra in ripresa spinge le vendite vietnamite

Il contratto principale del Liffe ha guadagnato oltre il 13% dall’inizio del mese

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Londra in ripresa spinge al rialzo i prezzi del fisico in Vietnam. La settimana trascorsa, la scadenza principale del Liffe (settembre) ha toccato a livelli mai raggiunti da fine aprile chiudendo, il 24 e il 26 giugno, a 1.818 dollari.

Ancora più marcata l’evoluzione al rialzo del contratto per scadenza ravvicinata (luglio), che è risalito dai 1.699 dollari del 1° giugno ai 1.924 di venerdì scorso (+13,2%) consolidando il comportamento di mercato inverso (backwardation) scattato a metà mese.

I segnali positivi provenienti dal mercato londinese hanno contribuito a far risalire i prezzi interni in Vietnam. Il chilogrammo di robusta veniva pagato giovedì tra i 38.100 e i 39.200 dong. Si tratta del livello più alto da due mesi a questa parte. Il parziale risollevarsi dei prezzi sta accrescendo l’interesse dei produttori a vendere le consistenti scorte giacenti nei magazzini.

Secondo dati raccolti dagli addetti ai lavori, i differenziali si sono ridotti, per certe varietà, anche di 25-30 dollari per tonnellata stimolando l’attivismo degli esportatori.
Nei primi sette mesi dell’annata caffearia corrente, le esportazioni dal Vietnam hanno subito un calo dell’11%. Ad aprile (l’ultimo mese disponibile), la flessione è stata addirittura del 42,8%.

Ciò ha portato a una rilevante accumulazione di scorte. Gli stock attuali si attesterebbero attorno ai 12 milioni di sacchi, un livello pressoché doppio rispetto a quello dell’anno scorso, stando alle statistiche governative e alle stime del commercio.

Il crescere dei differenziali e i minori volumi disponibili hanno indotto molti torrefattori Usa a sostituire i robusta vietnamiti con il conillon brasiliano, le cui esportazioni sono lievitate nell’ultimo anno, grazie anche all’abbondante raccolto 2014/15.

In queste ultime settimane si era parlato addirittura della possibilità che l’industria americana potesse tornare a importare caffè robusta dall’Europa, cosa questa che non accadeva da circa due anni. Nel 2013, gli imbarchi di robusta dall’Europa agli Usa ebbero un’impennata a seguito delle minori vendite del Vietnam e dei ritardi nel raccolto indonesiano dovuti alla piogge.

Per la cronaca, le scorte certificate Liffe sono attualmente pari a 186.640 tonn (circa 3,11 milioni di sacchi), quasi il triplo rispetto all’anno scorso in questo stesso periodo.

Comprando in Europa, gli importatori americani potrebbero abbattere le spese di shipping di almeno un terzo, anche se dovrebbero mettere in conto spese e oneri di uscita dai magazzini, sostengono dei crudisti americani citati da Reuters.

La stessa fonte sottolinea comunque come nessuno dei trader intervistati manifesti, al momento, l’intenzione di importare caffè verde dal vecchio continente, anche perché, come già detto in apertura, i prezzi del Liffe, in queste ultime settimane, sono cresciuti e i differenziali dei caffè vietnamiti si sono ridotti.

In Vietnam intanto si intensificano gli sforzi pubblici e privati per incentivare il rinnovo delle colture e l’adozione di pratiche maggiormente sostenibili.

Nel Gia Lai, ad esempio, il governo locale concederà sino a 6 mila euro di finanziamenti a tasso agevolato per ogni ettaro di piantagione rinnovato. In questa provincia – sostengono gli specialisti – quasi un quarto delle superfici coltivate a caffè ha raggiunto un’età tale da dover essere reimpiantato con nuovi arbusti.

Si punta contemporaneamente ad accrescere sostenibilità ed efficienza di filiera. Va in questo senso il progetto “Più caffè con meno acqua”, finanziato da Nestlé e dall’Agenzia svizzera per lo sviluppo e la cooperazione (Sdc), con l’appoggio della tedesca EDE Consulting (braccio operativo della Fondazione Hanns R. Neumann Stiftung, di Neumann Kaffee Gruppe) e il coinvolgimento di varie realtà locali.

Scopo del progetto: fornire formazione e supporto tecnico a una cinquantina di migliaia di piccoli produttori di condizioni modeste insegnando loro pratiche agricole più efficaci e un migliore impiego delle risorse idriche.

Oltre ad accrescere le rese per ettaro, l’introduzione di metodologie produttive più avanzate consentirebbe di ridurre il consumo medio d’acqua per arbusto da 700 a 400 litri, conseguendo importanti risparmi e riducendo l’impatto ambientale.

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