MILANO – Non è la prima volta che la scienza prova un legame tra i gusti personali e la genetica (ad esempio, il fatto di preferire il tè al caffè): su questa stessa linea si è posto uno studio australiano, che ha fatto emergere come la scelta di un espresso normale invece di uno macchiato, o addirittura di uno decaffeinato, potrebbe esser ricondotto al dna. Anche i nostri geni bevono caffè. Leggiamo i dettagli dall’articolo di Francesco Santin su tech.everyeye.it.
Macchiato o normale? Chiedi al dna
A volte può capitare di sentirci indecisi sul caffè da bere: in qualche occasione prendiamo il classico espresso, altre volte il macchiato o, chi preferisce, vira verso il decaffeinato o altri tipi. Quella che appare come una decisione presa sul momento, però, in realtà sembrerebbe dovuta a una risposta del nostro corpo alla scelta da fare.
A dimostrarlo sono stati i ricercatori dell’Università del South Australia, guidati dalla professoressa Elina Hyppönen, che hanno condotto il primo studio al mondo che ha indagato le prove genetiche dietro le preferenze sul consumo di caffè, considerando dunque fattori come la pressione sanguigna, la frequenza cardiaca o altri problemi relativi alla salute cardiovascolare.
In tutto, l’analisi in questione ha coinvolto 390.435 persone
E ha confrontato il loro consumo abituale di caffè con i livelli base di pressione sanguigna sistolica e diastolica e con la frequenza cardiaca basale. I risultati finali hanno permesso di scoprire che le persone con ipertensione e aritmia avevano maggiori probabilità di bere meno caffè, talvolta evitandolo anche in toto. Tutto ciò a causa della genetica che, secondo la stessa Hyppönen, regolerebbe attivamente la quantità di caffè da bere e ci proteggerebbe dal suo consumo eccessivo.
Nello specifico, la ricercatrice capo ha dichiarato: “Le persone bevono caffè per tutti i tipi di motivi: per risollevarsi quando si sentono stanchi, perché ha un buon sapore o semplicemente perché fa parte della loro routine quotidiana. Ma quello che non riconosciamo è che le persone inconsciamente autoregolano i livelli sicuri di caffeina in base a quanto è alta la loro pressione sanguigna, e questo è probabilmente il risultato di un meccanismo genetico protettivo.
Ciò significa che qualcuno che beve molto caffè forse è più geneticamente tollerante nei confronti della caffeina, rispetto a qualcuno che ne beve molto poco. Al contrario, un non bevitore di caffè, o qualcuno che beve decaffeinato, è più incline agli effetti negativi della caffeina e più suscettibile all’ipertensione”.
L’esperta ha concluso le sue osservazioni consigliando di seguire i consigli del proprio corpo e osservare quanto e quando si consuma caffè nella propria vita, dato che potrebbe anche essere un segnale di benessere o malessere.
L’articolo in inglese su Medical Express, a questo link.