domenica 22 Dicembre 2024
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Lo stop all’Italia oltre il 3 aprile: ultimi a riprendere saranno bar e ristoranti

Chiarissimo che la riapertura sarà un processo lungo, a tappe. Con possibili nuovi blocchi qualora si dovessero ripresentare focolai. E che gli ultimi ad aprire saranno - pare inevitabile - i luoghi a maggiore affollamento come bar, ristoranti, discoteche, ma anche stadi, musei. Tutti dovranno pensare a misure eccezionali per assicurare il distanziamento sociale.

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MILANO – Il termine fissato al 3 aprile dal Governo come data indicativa per riformulare le misure per limitare l’emergenza sanitaria, si sposta in avanti: la chiusura delle attività che comportano l’affollamento come locali e pubblici esercizi, deve continuare ancora per altre settimane. Ormai è ufficiale: lo stop sarà valido per tempi ben più lunghi di quanto non si fosse prospettato inizialmente. A parlarne è proprio il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia. Sostenuto dalla voce di numerosi esperti e professionisti. Leggiamo i dettagli da ilsole24ore.com.

Stop all’Italia: tutto chiuso ancora per settimane

«Le misure in scadenza il 3 aprile inevitabilmente saranno allungate. I tempi li deciderà, come è sempre accaduto, il Consiglio dei ministri sulla base di un’istruttoria che fa la comunità scientifica. Penso che in questo momento parlare di riapertura sia inopportuno e irresponsabile. Tutti noi vogliamo tornare alla normalità, ma prima dobbiamo riaccendere un interruttore per volta”.

Lo ha detto a “L’Intervista di Maria Latella” su Sky TG24 il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia

E’ ormai chiarissimo che si andrà a un allungamento del lockdown probabilmente intanto di 15 giorni dopo la scadenza del 3 aprile. Ma è anche chiarissimo che la riapertura sarà un processo lungo, a tappe. Con possibili nuovi blocchi qualora si dovessero ripresentare focolai. E che gli ultimi ad aprire saranno – pare inevitabile – i luoghi a maggiore affollamento come bar, ristoranti, discoteche, ma anche stadi, musei. Tutti dovranno pensare a misure eccezionali per assicurare il distanziamento sociale.

Perché prolungare lo stop è necessario

Lo ha ribadito anche il virologo Fabrizio Pregliasco per il quale le attuali misure di rigore ed isolamento “saranno necessarie ancora per settimane. Ma quando si avrà la riapertura del Paese sarebbe opportuno effettuarla gradualmente per quanto riguarda le aziende, sulla base dell’utilità sociale delle produzioni”.

Non solo: “Opportuno sarebbe anche prevedere una tempistica differenziata per il ritorno alla vita sociale e l’uscita da casa, con le fasce anziane e fragili che andrebbero protette in modo particolare». Insomma, la politica e il mondo della scienza stanno questa volta preparando gli italiani all’idea che la ripresa non potrà che essere parziale e progressiva.

Più netto il virologo Roberto Burioni dell’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano. La la situazione è «ancora talmente grave da rendere irrealistico qualunque progetto di riapertura a breve». Sulla stessa linea Fabrizio Pregliasco, virologo dell’università Statale. «Per la fine delle misure di isolamento sociale e per una riapertura di aziende e scuole è ancora presto, realisticamente bisognerà aspettare almeno fine aprile».

«II Paese – ha spiegato l’epidemiologo Pierluigi Lopalco – sarà effettivamente al sicuro solo quando l’indice di contagio, il cosiddetto R con zero, sarà inferiore a uno, cioè quando una persona positiva avrà la potenzialità di infettare meno di una persona. Ma è difficile dire ora quando ciò accadrà. Ci sono ancora troppe incognite – sottolinea – e sarà necessaria ancora qualche settimana di sorveglianza stretta dei casi».

Di una ripresa che sarà parziale e graduale ha incominciato a parlare anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala

«Anche se è prematuro immaginarlo, la ripresa delle attività sarà probabilmente a step, a tempi diversi» e ha annunciato che sta analizzando come potremo rimodulare le infrastrutture, dalle metropolitane alla banda larga e come usufruire degli spazi pubblici. «Mi devo occupare del piccolo tessuto economico e culturale di Milano».

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