Michele Caccamo, scrittore, poeta, paroliere e drammaturgo, commenta l’ultima inchiesta di Report in cui è stato analizzato lo stato del caffè a Napoli. Secondo Caccamo, il caffè a Napoli è una tradizione religiosa che non è possibile analizzare scientificamente. Leggiamo di seguito la prima parte dell’articolo pubblicato sul portale d’informazione Napoli Today.
NAPOLI – Michele Caccamo a Napoli Today: “Con il loro pensiero ordinario hanno provato a raccontare cos’è il caffè a Napoli, senza riuscirci. Hanno provato a giudicare una religione con il righello del laboratorio. A quelli di Report sia detto senza dubbio: Napoli non ha bisogno di lezioni sulla sua nera poesia liquida, perché è stata capace di trasformarla in arte.
Ridurre questa tradizione – è il commento di Michele Caccamo che si legge in una nota riportata da Napoli Today – a un banale, quanto inutile, discorso sulla miscela, sulla tostatura, o sulla preparazione, è come dire che la pizza altro non è che acqua e farina, dunque facile, dunque alla portata di chiunque. A Napoli il caffè è una scienza sociale. La “cuccuma”, la moka, il bar: ognuno ha un ruolo fondamentale nel preservare un rito.
Criticare senza capire il valore storico e simbolico dimostra solo la volontà di killerare ancora una volta la Città. Nel servizio si affermava che molte miscele utilizzate nei bar siano di bassa qualità, senza comprendere che il caffè napoletano è fatto per piacere ai napoletani non per rispettare i criteri di qualche indicazione da manuale.
La tostatura scura è una scelta precisa, una dichiarazione di intenti: qui si ama il sapore forte, deciso, perché deve svegliare l’anima prima ancora che la mente” continua Caccamo su Napoli Today.
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