L’Italia è in testa al settore dei macinacaffè e dei macinadosatori professionali con una quindicina di aziende che coprono metà del business globale ed esportano il 90 per cento in tutto il mondo: cresce in tal modo l’interesse di consumatori privati e degli investitori sul settore. In proposito leggiamo di seguito un interessante articolo formato da Manuela Soressi e pubblicato per il quotidiano economico Il Sole 24 Ore.
I macinacaffè professionali made in Italy
MILANO – Baristi e ristoratori (ma anche consumatori esigenti) di tutto il mondo vogliono i macinacaffè professionali made in Italy. E così è sui mercati esteri che viene realizzato oltre il 90% delle vendite di questo settore, che ha un valore alla produzione di 250 milioni di euro. L’Italia ne detiene saldamente la leadership globale, con una quindicina di aziende che coprono la metà dell’intero business mondiale – circa un miliardo di euro, considerando anche il segmento domestico – e che hanno ancora grandi spazi da conquistare in un mercato in forte crescita.
Il mercato prosumer
Le vendite di macinacaffè stanno beneficiando da un lato della ripartenza dell’horeca dopo la pandemia e dall’altro dell’interesse dei consumatori per i caffè di alta qualità e le attrezzature professionali per la cucina di casa.
Questo mercato prosumer è stato la novità del 2021, favorito dallo spostamento obbligato dei consumi in ambito domestico, e ha segnato crescite importanti, stabilizzandosi poi nel post pandemia.
Il 2022, invece, ha visto la ripartenza del fuoricasa e il boom degli specialty coffee, che sta aprendo nuovi spazi di mercato perché la macinatura è considerata una fase importante del processo di estrazione di un caffè di qualità.
Ci sono già aziende che pensano a macinacaffè in grado di connettersi direttamente con le torrefazioni per regolarsi in tempo reale sulle caratteristiche del caffè stesso da macinare.
L’espansione del mercato mondiale sta ridefinendo gli assetti competitivi in Italia, dov’ è in corso un processo di concentrazione dei principali player, impegnati ad accrescere la loro massa critica per poter affrontare una domanda in continua crescita.
Shipping internazionale
In questo scenario l’Italia diventa anche terra di shopping internazionale. Lo scorso luglio l’australiana Breville Group ha rilevato il 100% della Lelit, la società di cui fa parte Gemme Italian Producers, azienda bresciana da 39 milioni di euro di fatturato fondata dai fratelli Epis specializzata in progettazione e produzione di macchine espresso, macinacaffè e sistemi stiranti per uso domestico e professionale.
Un passaggio di proprietà che apre nuovi mercati a livello internazionale (già oggi l’export vale l’80% delle vendite) e prevede investimenti in R&D per ampliare la produzione, e realizzare gli ambiziosi piani di sviluppo del colosso australiano, in particolare nel mondo del caffè.
L’ultima operazione di M&A è di pochi giorni fa e l’ha messa a segno la Conti Valerio, che ha rilevato la Alfa Meccanica, azienda fiorentina con 40 addetti e cinque milioni di ricavi, specializzata in lavorazioni ad alto contenuto tecnologico.
“Quest’acquisizione completa quella di Italmill del 2021, e ci permette di integrare l’intera filiera da monte a valle, guadagnando in flessibilità, livello tecnologico, velocità e personalizzazione dell’offerta, e di gestire lo sviluppo del nostro gruppo con un approccio manageriale”, spiega Maurizio Fiorani, managing director di Eureka, brand di punta dell’azienda fiorentina, che chiuderà l’anno con una crescita del fatturato (61,5 milioni nel 2021) e dell’export (98% dei ricavi) in particolare in Asia e nel Middle East.
Novità sono previste nel 2023, con l’apertura di un nuovo stabilimento che raddoppierà la capacità produttiva e la conclusione di altre acquisizioni sui mercati internazionali.